14. Zac

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Avevo in programma di fermarmi e sedermi due minuti ma Natalie ha deciso che siamo in grave ritardo sulla tabella di marcia, perciò abbiamo preso due caffè per asporto e li stiamo bevendo mentre lei guarda le vetrine in modo veloce e nevrotico. Non so quando la pianterà di farsi condizionare così tanto dalla sua famiglia. "È solo un regalo!" le ho detto quattro negozi fa, "Vedrai che Amber apprezzerà qualsiasi cosa tu Le prenda" e lei mi ha guardato come se gli avessi detto che la terra è piatta. Io continuo a credere che siano problemi che si crea lei. È vero, ho conosciuto la sua famiglia e capisco che siano delle persone severe, quindi posso ben immaginare che effettivamente, forse, un regalo non vale l'altro, ma quanto ci vorrà?

«Senti, che ne dici se andiamo a fare un giro da qualche altra parte? Secondo me sei un po' confusa, tutti questi negozi ti stanno offuscando la mente. Andiamo via da qui, magari ti viene l'ispirazione», propongo stremato dallo shopping natalizio.

All'inizio sembra scettica e restia, ma poi cede e finalmente ci allontaniamo da Covent Garden ripercorrendo la strada a ritroso.

Mentre cammino mi ritrovo a pensare al ristorante. Chissà come se la starà cavando Mike. Non mi ha ancora mandato un messaggio e questo mi scatena una grossa dose di allarmismo. Spero non si sia chiuso a chiave dentro al mio ufficio per evitare di far fronte ai problemi del mondo esterno. Domani è il Ringraziamento e abbiamo un bel po' di prenotazioni, il che significa più lavoro e più probabilità che sorgano complicazioni. Prima di partire mi sono occupato degli ordini, ma ancora non so se sono arrivati e se tutto procede bene. Potrei provare a chiamarlo...

«Ehi, Natalie, che ore sono a New York adesso?», chiedo con lo sguardo abbassato sul cellulare mentre scorro la lista delle ultime chiamate. Non sentendo risposta alzo gli occhi e scopro che lei non sta più camminando di fianco a me. Ero perso nei miei pensieri e non l'ho notato. Ma cazzo, un minuto fa era qui! Mi guardo intorno lievemente agitato e cerco di scannerizzare ogni viso alla velocità della luce. Non la vedo. Convinco la mia testa che non possono averla rapita in mezzo a tutta questa gente e torno indietro guardando attraverso le vetrine di tutti i negozi che abbiamo passato. Sto quasi per perdere le speranze e prendere atto che mi ha abbandonato, quando la scorgo a parlare con una commessa dentro a un negozio di vestiti.

Poco dopo esce sorridente con una borsa in mano. «Tadaaan!».

La guardo con rimprovero e lei aggrotta le sopracciglia come a non capire. «Non farlo più, mi sono preoccupato. Quando non ti ho vista pensavo ti fosse successo qualcosa».

«Mi dispiace, ma ho visto delle sciarpe in vetrina che forse al primo giro non avevo notato e sono corsa dentro senza pensarci. Facciamo così: per farmi perdonare, puoi decidere tu la prossima tappa».

«Questa sì che è un ottima idea, Henderson».

«Non ti agitare, e non farti venire in mente cose strane. Scegli qualcosa di semplice».

«Ok», annuisco pensandoci su un momento. «Ti piacciono le giostre?».

🎄

«Non fare la bambina! Vieni qui!», la tiro per il braccio e lei si ritrae con tutta la forza di cui è provvista. «Natalie, stai facendo una scenata per niente», le faccio notare lievemente imbarazzato sotto lo sguardo della gente in fila dietro di noi.

«Ti sbagli, non è per niente! Io sulla ruota panoramica non ci monto neanche morta!».

«Dura poco e al prossimo giro tocca a noi», cerco di convincerla mentre il signore all'entrata ci fissa con aria stufa.

«Zac, cosa c'è che non va in te? Ti ho detto chiaramente che soffro di vertigini. Non posso montare lì sopra!»

«Oh andiamo, mica è il London Eye!», sbuffo.

Natale sotto coperturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora