Volevo andare a incassarlo, è che poi ho pensato che fosse meglio passare per casa a farmi una doccia e magari fare un salto al ristorante, così, per vedere come vanno le cose. Voglio dire, le banche sono sempre lì, no?
Quando entro trovo Mike al telefono.
«Signora, non facciamo il servizio per asporto», sta spiegando paziente. «...Be', io credo che la sua amica le abbia dato un'informazione sbagliata... No, non sto mettendo in dubbio la sincerità della sua amica Joceline, ma non lo abbiamo mai fatto glielo giuro, non avrei motivo di mentirle!... Non ho un fattorino da mandarle a casa!», adesso è in preda al panico e mi rivolge un gesto che dovrebbe voler dire "proprio-non-so-di-cosa-stia-parlando". «Non so che cosa dirle, dovrebbe rivolgersi a un take away... No, non "Da Terry", ma a un t-a-k-e-a-w-a-y... pronto? Pronto?». Allontana il telefono dall'orecchio e lo fissa. «Ha riattaccato», appura mesto.
«Non preoccuparti», faccio io «era una pazza». Prendo una manciata di patatine dal sacchetto aperto sopra al bancone e me le infilo in bocca.
«Hai risolto?». Mike mi rivolge un'occhiata speranzosa che io faccio finta di non cogliere.
«Per cosa?»
«Con il debito! Avevi detto che era un viaggio di lavoro, che avrebbe salvato il ristorante. Come è andata?»
«Bene», farfuglio con la bocca piena.
«Sul serio? Speravo che lo dicessi! Quindi è tutto apposto? Hai salvato il locale, è fantastico! Questa è la notizia più bella della settimana! Tra un po' arrivano i ragazzi così festeggiamo. Certo, rimangono dei problemi da affrontare con la clientela, ma siamo salvi dalla banca perlomeno...»
«Amico, ti prego, datti una calmata, sembri una ragazza che ha appena visto una borsa Gucci in saldo all'ottanta per cento».
«Hai ragione, è che non ho dormito per giorni per la preoccupazione che potessero portarci via questo posto».
«Be', adesso puoi dormire come un bambino. Nessuno toccherà il ristorante», lo rassicuro. Ok, non ho ancora incassato l'assegno, ma sono dettagli. Quando lo incasserò, pagherò la banca e allora il ristorante sarà salvo, ma in pratica è come se già lo fosse, quindi non sto proprio mentendo. Mi servo di un'altra manciata di patatine e sento uno strano sapore di bruciato. Dopo due secondi mi accorgo che il problema non sono le patatine ma l'aria. Qualcosa sta bruciando. «Mike, che cos'è questo odore?», lo fisso allarmato. Lui assottiglia gli occhi per pensare da dove può venire l'esalazione e poi li sbarra di colpo colto dal terrore, fiondandosi in cucina alla velocità della luce.
Dal forno esce una quantità di fumo esorbitante e subito apro le finestre e la porta che da sul retro per far entrare aria. «Che cazzo hai fatto, Mike?»
«Ho bruciato la torta...». Apre il forno e ci sventola davanti una presina, poi tira fuori l'impasto carbonizzato e lo posa sul piano, fissandolo con sguardo vuoto.
«Non hai mai bruciato niente in vita tua», gli faccio.
«Lo so».
«Allora... cosa è successo? Tra un po' mandavi a fuoco tutto».
«Proprio non lo so. L'ho infornata e non ho messo il timer».
«Tu non lo metti mai il timer perché ti ricordi esattamente quando metti in forno una cosa!», esclamo incazzato
Cala un breve silenzio.
«La sai la storia della Tarte Tatin?», cerca di distrarmi con un mezzo sorriso colpevole. «Una storia davvero buffa, nata tra l'altro per un errore. Una delle due sorelle Tatin ha imburrato la tortiera e ci ha disposto sopra le mele dimenticandosi dello strato di pasta brisé. Durante la cottura le mele si sono caramellate e la pasta è stata messa solo in seguito. Alla fine ne è uscita una torta rovesciata, rivelazione nel campo della pasticceria».

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Natale sotto copertura
ChickLitDicembre è alle porte e Natalie sa molto bene cosa significa questo: lasciare la sua amata New York e tornare a Londra per presenziare al famoso gala di beneficenza annuale che si terrà nella villa di famiglia. Non fosse per un piccolo insignificant...