Mr.Frosty e il fiorellino canterino

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Questa storia è scritta da : Koascrive


Alec è consapevole di non avere una bella voce, è a malapena intonato e ogni volta che canta gli pare di essere sin troppo sgraziato nel mettere insieme una melodia decente. Se si lascia andare a qualche nenia per far addormentare il piccolo Max, lo fa se è sicuro che nessuno lo possa sentire. Suo figlio d’altronde pare apprezzare, ma certo è così piccolo. Troppo per avere un senso critico a riguardo. Isabelle più di una volta si è coperta le orecchie per non ascoltarlo e Jace lo prende in giro quando si lascia appena un poco andare e canticchia qualcosina. Magnus sostiene il contrario, dice invece che è bravissimo e che dovrebbe farlo più spesso. Però c’è da dire che lui non lo vede come lo vedono gli altri. Dopo tutto questo tempo insieme non ha cambiato idea su nulla che lo riguardi, per esempio, pensa ancora che sia bellissimo, oltre che sensuale da morire. Questo, Alec di sé non l’ha mai neanche pensato e forse non è nemmeno così vero. L’opinione di Magnus Bane a riguardo queste cose non fa testo, tantomeno sul modo in cui Alec intona una ninna nanna.

«Canti bene» gli dice, rompendo il silenzio pur restando sulla porta della camera da letto di Max. È appoggiato allo stipite con le braccia conserte e le labbra arricciate, gli sta fissando il sedere, ne è sicuro. Alec arrossisce per il complimento, oltre che per le fin troppo evidenti intenzioni che ha in quell’atteggiamento volto principalmente a flirtare con lui, ma grazie all’angelo la penombra lo aiuta a mascherare l’imbarazzo. Le luci, nella cameretta di Max, sono spente. Ci sono le lampade del corridoio che emettono un alone caldo che illumina sino a metà della stanza e poi anche le stelle di luce blu proiettate sul soffitto. Max dorme nel suo lettino, placido come un vero angioletto. Oh, pare così innocente quando i suoi occhietti blu sono chiusi! E invece c’è voluta una favola e due ninne nanne perché crollasse. Ora, Alec gli rimbocca le coperte e accarezza il visino profondamente addormentato. L’amore che sente per quel bambino è così sconfinato che un sentimento dirompente gli sconquassa il petto.
«Mi senti, fiorellino?» 
«Shhh» lo rimprovera voltandosi in sua direzione con un dito premuto sulle labbra. Magnus annuisce, trattenendo una risatina. Ancora gli fissa il sedere e gli zigomi di Alec sono sempre più in fiamme.
«Resti comunque molto carino quando canti!» E non smette di parlare, ma almeno ha abbassato la voce. «Proprio per questo ti chiamerò: “Fiorellino canterino!”» Alec si volta di nuovo con uno scatto repentino, poi lo fulmina con lo sguardo. Vorrebbe sembrare minaccioso, e lo sarebbe per chiunque, ma davanti ha un uomo che non ha mai avuto paura delle sue espressioni taglienti. Alec ad ogni modo ancora tace, anche se avrebbe molte cose da dire non vuole svegliare Max. E poi è impegnato, deve trovare il peluche a forma di pupazzo di neve, il preferito di suo figlio, che hanno battezzato “Mr Frosty”. Max adora quel pezzo di stoffa a branelli che ha decisamente visto giorni migliori e che gli ha regalato la zia Clary. Senza non dorme, non mangia, non fa il bagnetto e nemmeno dorme tranquillo a dire il vero. Alec lo cerca dappertutto, sopra al letto e anche sotto, sulla credenza e dentro al comodino, ma di Frosty non c’è traccia. Forse l’ha dimenticato in soggiorno, medita.
«Dove vai, fiorellino canterino?» chiede Magnus, trillando con voce acuta intanto che gli corre dietro a passo veloce. Grazie al cielo hanno chiuso la porta. Alec sta facendo la strada a ritroso fino al salotto, si guarda attorno confuso, ma nel corridoio non lo vede. Sperava fosse caduto di mano a Max e invece nulla. Però prima di mettergli il pigiamino gli ha fatto il bagnetto, forse l’ha dimenticato lì!
«Cosa cerchi, tenero fragolino del mio cuore?» insiste Magnus e a giudicare dal modo di fare particolarmente allegro e loquace, Alec intuisce che vuole qualcosa da lui. Qualcosa che comprende dell’attività orizzontale dentro a un letto, per la precisione. E non che non voglia, ma gli orari della messa a letto del bambino sono momenti sacri fatti di silenzio assoluto e di: “Rimando a dopo ogni voglia mi venga”.
«Non trovo Frosty e se Max si sveglia e non l’ha con sé…» Alec non finisce la frase, non serve specificare quanto può piangere un bambino di un anno e mezzo senza il suo peluche preferito. Magnus d’altro canto pare aver afferrato al volo la radice di ogni problema. Resta quasi sorpreso nel vedere le espressioni di Magnus cambiare nel giro di un paio di secondi. Quasi, perché ormai sta facendo l’abitudine alla sua espressività dirompente e fortemente mutevole. Adesso, per esempio, è preoccupato. Max ha un suo zoo personale fatto di una decina di pupazzi, tutti regali di nonni e zii, con i quali fa ogni cosa durante la giornata. Basta perderne uno, perché la loro vita serena finisca all’improvviso. L’ultima volta che uno di loro, Mr Turtle, è finito per sbaglio in lavatrice è successa una catastrofe.
«D’accordo, fiorellino canterino, ecco come agiremo: tu guardi in bagno e in camera, io in soggiorno e cucina» gli ordina, improvvisamente serio.

«Va bene!» annuisce. Basta poco, aprire la porta e accendere la luce, per rendersi conto che là non c’è niente. Non a terra, non sopra a un mobile o abbandonato nella vasca. Non è nemmeno in camera, in cucina o in soggiorno. Un quarto d’ora dopo, di Mr Frosty non c’è nessuna traccia e Alec è nel panico. Magnus, al solito più ottimista, ancora sorride e lo incita a non perdersi d’animo.
«Io voglio assolutamente fare sesso stasera quindi, mio dolce fiorellino canterino, vedi di trovare quel dannato coso» sibila, rialzandosi da terra, prima di ripulirsi i pantaloni. No, Frosty non è nemmeno sotto al divano.
«Tu continua a chiamarmi in quel modo» insinua invece Alec «e non lo vedrai per almeno un mese.»
«Sei cattivo, Alexander» borbotta Magnus, braccia al petto e sguardo truce. Oh, può lamentarsi quanto vuole, tanto non cambierà idea. Di norma non sopporta quei nomignoli, sono ridicoli, ma fiorellino canterino è troppo.
«E tu sei lento, Bane, trova Mr Frosty e forse faremo sesso stasera, ma solo se nostro figlio avrà il suo amico pupazzo di neve.» Neanche fosse animato da una forza invisibile e potentissima, come una specie di magia, Magnus si anima. E gira come una trottola per tutta casa. Apre ogni armadietto e cassetto, sposta tutti i mobili, l’albero di Natale e i pacchetti che stanno impilati sotto. Sposta addirittura la cuccia di Presidente Miao che viene svegliato in malo modo, e che per questo lo fissa con odio per almeno dieci minuti. Dopo un’ora, però, di Forsty non c’è traccia.
«Dannazione!» impreca Alec cadendo a peso morto sul divano. Si massaggia la radice del naso, tentando inutilmente di scacciare un’ombra di mal di testa; è esausto! La giornata è stata lunga e impegnativa, con il Natale in arrivo i suoi impegni si stanno moltiplicando al punto che non ha neanche un minuto per un caffè, è sempre così, ma quest’anno è ancora più difficile riuscire a riposare o avere tempo per le coccole. Max risucchia tutte le sue energie e Magnus nonostante millanti tutta questa voglia di fare sesso, è più esausto di lui. Alec si lascia andare contro lo schienale, gemendo però quando impatta in qualcosa di duro. Si volta pensando di trovare un cuscino fuori posto e poi lo vede: Mr Frosty se ne sta incastrato tra i cuscini, conficcato dentro fino in fondo.
«Eccolo!» esclama, tirandolo fuori con una certa forza mentre Magnus si affretta a raggiungerlo. Alza le braccia al cielo in segno di vittoria.
«Evvai, allora si scop…»
«Non usare quei termini» lo interrompe Alec, rimproverandolo con lo sguardo. «Il bambino» sottolinea poi, facendo cenno di abbassare la voce.
«Sta dormendo in un’altra stanza e comunque non capirebbe.» Tecnicamente ha ragione, ma quando il piccolo Max è arrivato nelle loro vite si sono imposti di usare un linguaggio adeguato anche in sua assenza, per abituarsi gli ha detto Alec. Magnus se n’è subito detto d’accordo, ma d’altronde ai tempi la paternità lo aveva reso entusiasta per qualsiasi cosa. Nella pratica è stato più difficile e alla fine hanno circoscritto una sorta di area protetta per cui soltanto in camera da letto possono dire certe cose. Ma quello è il soggiorno e… Ah, al diavolo: «Forza, andiamo» lo incita, percorrendo di nuovo il corridoio e aprendo pian piano la porta della stanza del bambino. Lascia che sia la luce delle stelline sul muro a guidarlo, un passo avanti all’altro ed è subito da lui. Prima gli scosta la coperta e poi lo sistema accanto al suo viso. Max si agita appena nel sonno, ma per istinto riconosce Mr Frosty e lo stringe a sé. Alec, scosso da un moto di tenerezza, si trattiene dal baciargli la fronte, non vuole davvero rischiare di svegliarlo e indietreggia piano chiudendosi infine la porta alle spalle. 
«E ora, fiorellino canterino, in camera da letto.»
«Oh e va bene!» sbuffa, come se la cosa gli desse fastidio. In realtà gli piace giocare e sa che questo battibecco porterà a qualcosa di ben più interessante. Mentre si incammina infatti, Magnus lo afferra da dietro, lo stringe per i fianchi attirandolo a sé.
«Stasera sto sopra io, tesoro» mormora iniziando a baciargli il collo. Alec vorrebbe replicare con un sarcastico: “E quando mai non ci stai?”, ma non dice niente, chiude gli occhi e si lascia andare a un gemito lieve. L’ultimo pensiero coerente è un ringraziamento all’angelo che gli ha fatto trovare quel benedetto pupazzo di neve.

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