Questa storia è scritta da : Koascrive
Quando un refolo d’aria gelida che sferza da nord, porta con sé una folata di neve che turbina sopra le loro teste e subito se ne va, Magnus alza lo sguardo sino al cielo di Brooklyn. È scuro e per di più appesantito da una spessa coltre di nubi grigiastre che non promettono niente di buono, c’è aria di neve e un gelo polare che entra fin dentro le ossa. Nonostante provi a non pensarci, non riesce a trattenere un brivido. È vestito fin tanto leggero per il diciannove dicembre, ma quando ha scelto l’outfit per quella serata romantica con Alec, la prima da soli dopo più di un anno dall’arrivo di Max, non ha troppo badato alla temperatura esterna. Avrebbe dovuto, si dice, perché la camicia viola sbottonata fino all’ombelico, la sua giacca preferita, quella con gli alamari d’argento, pantaloni di pelle e il misero cappottino nero che ha scelto, non scaldano proprio niente. Magnus è consapevole di essere uno schianto, lo ha capito anche dalla maniera in cui Alec è arrossito e ha distolto lo sguardo quando l’ha visto apparire in soggiorno, lo è però anche del fatto che devono sbrigarsi a raggiungere il ristorante altrimenti congelerà vivo. E gli si stanno ghiacciando anche le parti basse, cosa che potrebbe seriamente minare il dopo-dopo-cena.
Cammina a passo svelto per scaldarsi, ma serve a poco. Ha trattenuto più di un brivido perché Alec, da brava mamma-chioccia qual è, lo ha rimproverato sostenendo che avrebbe avuto freddo e si sarebbe preso un malanno.
«Non ho due anni!» ha esclamato invece Magnus, con stizza, intestarditosi sin troppo a riguardo. Non li ha e basta. E quindi evita ancora adesso di dargli ragione, affondando le mani nelle tasche del cappotto con ancora più forza. Si è materializzato addosso un paio di guanti di lana che poi farà sparire a tempo debito, ma non ammetterebbe mai di aver avuto torto marcio.
«Tu hai freddo» se ne esce Alec, a un certo punto. Hanno deciso di non usare la magia per arrivare al ristorante e di approfittare dell’atmosfera natalizia per godersi lo spettacolo delle strade illuminate e delle vetrine addobbate a festa. Hanno raggiunto il Rockefeller Center con la metro, ceneranno in un locale lì vicino e poi andranno a pattinare, prima di concludere la serata a letto. Il “Gran finale” come lo ha definito Magnus, con ottimismo. Max starà dalla zia Isabelle e dallo zio Simon almeno fino al mattino successivo, quindi sarà romantico e speciale, si baceranno, parleranno di un qualcosa che non siano pannolini e pappe, ma soprattutto passeranno del tempo insieme. Per Magnus è bello anche così, riesce ad apprezzare la compagnia quieta di Alexander. Quando c’è lui, neanche sente l’esigenza di riempire i silenzi. Ama il loro non parlare, i suoi respiri regolari, il profumo della sua pelle e il calore che emana il suo corpo. Adora, poi, notare i piccoli dettagli con cui ancora lo corteggia. La maniera con cui rallenta il passo per stare alla pari con il suo, come gli apre ogni porta e poi lo fa passare per primo. Le occhiate sfuggenti che lancia in sua direzione per accertarsi che sia bene, così come la premura di una mano sulla schiena e il corpo volto sempre a proteggerlo. Lo fa per istinto, lo fa perché lo vuole e perché in fondo è la sua indole. E Magnus lo ama ogni volta un po’ di più.«Non è vero, sto bene e poi tra poco saremo arrivati. Guarda, ecco il nostro ristorante» indica con un cenno del mento l’insegna del locale di cucina giapponese che hanno scelto. Poco natalizio, è vero. Avrebbero potuto scegliere un ristorantino in un qualche paesino sperduto della Svizzera o dell’Italia, o ancora della Francia se fossero stati dello spirito per vini e formaggio, ma volevano sushi a New York. E il Rockefeller Center, sì, volevano anche quello. Volevano ammirare l’enorme albero illuminato e ascoltare le canzoni di Mariah Carey e Michael Bublé sulla pista di pattinaggio. E quindi ora incedono sul marciapiede a passo sempre più svelto, Magnus fa per attraversare la strada, ma Alec gli si para davanti con una rapidità fulminea. Scrolla la testa e mormora un: «Bugiardo» abbozzando un accenno di sorriso prima di togliersi il giaccone, mettendolo sulle sue spalle. Magnus mentirebbe, soprattutto a se stesso, se dicesse di non provare nell’immediato un senso di benessere. La giacca di Alec è molto calda e ha il suo odore, un miscuglio di dopobarba e legno di sandalo che lo fa impazzire. Se le sue guance riprendono colore, a stento ci fa caso. Ciò che lo preoccupa ora è proprio il suo fiorellino, che veste con un misero maglione che ha visto giorni migliori.
«Ma così tu ora avrai freddo» fa notare, stringendosi al meglio che può la giacca addosso.
«Non ti preoccupare, ho la costituzione da Nephilim e noi non ci ammaliamo mai» dice, arrossendo sugli zigomi.
«Un Shadowhunter gentiluomo» mormora Magnus, abbozzando un mezzo sorriso e attirandolo a sé per baciarlo. Lo fa una e poi due volte, un bacio profondo, lungo e languido, fatto dei piccoli mugolii di Alec che si spengono nella sua bocca. Ama ancora il modo in cui lo bacia, dopo così tanto tempo non è cambiata la passione e il suo metterci tutto quanto se stesso.
«Di Shadowhunters ne ho incontrati molti nella mia vita, pare tu sia il primo a essere un vero gentiluomo con un povero stregone infreddolito.»
«Non è nulla» abbozza lui, facendo spallucce e conficcandosi le mani nelle tasche dei jeans. Ma per Magnus… Oh, per Magnus è tutto. Riesce ancora a sorprenderlo e lo farà sempre. Non ha bisogno di prevedere il futuro per saperlo con certezza. Il suo fiorellino dagli occhi dolci sarà sempre gentile e buono con lui, lo guarderà con quegli occhioni dolci fino alla fine dei suoi giorni.
«È molto più di quanto pensi, Alexander.»
«Tu, e-ecco» balbetta e Magnus pensa sia adorabile. Non lo fa più così spesso come all’inizio, ma ogni volta che si parla di sentimenti viene fuori il suo lato più timido e goffo, quindi comincia a balbettare e ad arrossire.
«Tu?» lo incalza intanto che lo stringe per la vita, accarezzando poi i suoi fianchi stretti.
«Tu sei bello anche con addosso una delle mie felpe enormi o quei maglioni bucati che mi ripeti sempre siano da buttare» butta fuori in un fiato, a voce ben alta e tanto che quei pochi passanti che li superano lo guardano male. Alec pare non notarli neppure. «Mags, tu sei bello anche con quel ridicolo pigiama di pile rosa con l’unicorno e le pantofole verdi da alieno. Sei attraente e sexy in ogni momento e non hai bisogno di prendere freddo per far colpo su di me.» Eccolo lì, il momento in cui capisce e anche quel piccolo pezzo di cuore che ha lasciato indietro, e che ora palpita e galoppa come un cavallo imbizzarrito, va a posto. Poche sono le persone che ha incontrato che sono state in grado di ammutolirlo. Magnus Bane non si è mai fatto zittire da nessuno in tutta la sua lunga vita da stregone. E poi un giorno ha incontrato un ragazzino dagli occhi blu, con la sua pelle bianchissima, quella runa sul collo che lo fa impazzire, le guanciotte rosse da pizzicare e l’animo gentile. Magnus non risponde con le parole, non ne ha davvero. Quattrocento anni di esperienza e niente da dire, sentirsi come un ragazzino innamorato di fronte al proprio idolo. Vorrebbe dirgli che lo ama da morire, che è l’uomo più meraviglioso e dolce che esiste sulla faccia della terra, ma non lo fa. Lo abbraccia e spera che basti. Quindi lo bacia ancora e poi ancora, sino a che non raggiungono l’entrata del ristorante, ridacchiando come due scemi. Si baceranno ancora, dopo, la serata è lunga. Condivideranno sushi e baci al sapore salato della salsa di soia e poi altri a quello più dolce della cioccolata intanto che pattineranno al Rockfeller Center. Sarà Magnus a finire col sedere a terra per primo, Alec impara alla svelta, maledetta costituzione da Nephilim. E Magnus lo guarderà dal basso, ridere di lui, innamorandosi a ogni respiro, a ogni risata, a ogni occhiata gentile. Il suo Shadowhunter gentiluomo che gli cede il passo e arrossisce per un nonnulla, che gli dona la propria giacca perché non abbia più freddo.
STAI LEGGENDO
Shadowhunter in Christmas
Fiksi PenggemarUn calendario dell'avvento particolare. Ogni giorno una nuova parola e delle Fanfiction.