17:30 del pomeriggio, Mireia, Eneas e infine io, ci incamminammo a passo svelto, quasi correndo, verso il famoso campo da calcio, dove il mio fratellino si allenava.
Ovviamente io, come al solito ero svogliata, priva di alcuna motivazione per andare a seguirlo, ma fu la mia migliore amica, che mi spinse a portarlo, approfittando così della situazione, per vedere Pedri.
"Non ce la faccio più a camminare" mi lamentai col fiatone, stando leggermente dietro i due, che con grande carica, si dirigevano alle porte dello stadio.
Finalmente entrammo, "Su, Su!" mi motivó la bionda, o almeno ci provò. Appena trovai un posto libero (ce ne erano a bizzeffe), crollai sul sedile, accanto a Mira, che invece sembrò non affaticata.
"Eccoli! Eccoli!" esclamó a gran tono di voce, indicando i ragazzi più grandi, muniti ognuno di un pallone di corazza tra il braccio e il fianco.
Roteai gli occhi al cielo, probabilmente già scocciata, "Voglio andare a casa" continuai ad ostinarmi.
Con la coda dell'occhio, osservavo Mireia, sclerare, con due mani sulla bocca e gli occhi sempre più sorpresi e gioiosi, mentre io, non riuscivo nemmeno ad elaborare piccole informazioni, da probabilmente la pressione bassa, a causa della corsa.
La gente che si trovava in campo cominció a lavorare, sempre con la solita collaborazione tra piccoli e grandi, con gli stessi compagni della volta scorsa. Io e la mia amica, essendo nei posti più vicini al campo, ad un certo punto ci arrivó un pallone, che fortunatamente non colpii nessuno delle due, ma sfioró a malapena il mio sedile e Mira lo prese con le mani, quasi tremolanti.
Un individuo, dai capelli neri e un volto con dei lineamenti tipici spagnoli si avvicinó, con le braccia tese, pronto a ricevere di nuovo la palla, che ormai la bionda teneva salda tra le sue dita.
"Se vuoi puoi tenerla" sorrise il ragazzo, rivolgendosi a Mireia, che immediatamente estrasse una penna dalla sua giacca, porgendola al numero 8.
"Pedri..grazie!" gridó all'uomo, ormai rivolto di spalle, pronto a tornare in campo, soddisfatto.
"Era lui?" chiesi disinteressata, osservando la situazione, mentre la mia interlocutrice era impegnata a fissare la sua firma.
Annuii spericolatamente: "Sto per piangere".
Mi girai verso ella, accorgendomi immediatamente dei suoi occhi candidi e lucidi, che avrebbero potuto cominciare a lacrimare in meno di un secondo.
Istintivamente sorrisi, vedendola così felice e commossa, stringendole la mano in segno di incoraggiamento. "Si vede quanto ci tieni" le accarezzai i capelli.
Il resto del riscaldamento andó bene, compreso lo stretching, alla quale mio fratello era in ottima forma. Anche lui, era sorridente e guardava i più grandi con un viso illuminato e gli occhi incandescenti, pur'essi luminosi, con le pupille dilatate. Ad un certo punto, Eneas, nel momento della pausa, da dentro il campo fece cenno con la mano di andare da lui. Incerte ci alzammo, come se fossimo timide e pian piano proseguimmo fino ad arrivare al ragazzino, che esattamente in quel momento stava parlando con dei tipi.
"Dimmi" dissi fredda, incrociando le braccia e portandole al petto, cercando di non guardare minimanete le due persone di fronte a me.
Il piccolo castano tese la mano, proprio verso la direzione indesiderata: "Volevo presentarti Gavi e Torres" parló fiero, facendo ridacchiare i due.
Educatamente strinsi la mano, a quel nome familiare..."Gavi" ripetei nella mia testa e poi all'altro, pure lui, mi sembrava un nome conosciuto.
Poi toccó a Mireia che con la sua parlantina, cominció a scambiarsi quattro parole, parlando sopratutto del suo più grande amore.
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Millions -'ღ'- Gavi
Fanfiction.・。.・゜✭・.・✫・゜・。. Immagina essere ricchi, vivere in una bella casa, grande e spaziosa e poter soddisfare ogni tua necessità e bisogno. Bene, questa era la mia famiglia, ero frutto di due medici e il mio nome è Catherine Jiménez. Abbiamo origini itali...