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Presi una manciata di vestiti, buttandoli con violenza all'interno della valigia, frustrata com'era, in lacrime cominciai a scrivere un intero papiro, che scrissi direttamente nelle note, per poi inviarlo a tutti i miei cari amici conosciuti qui, nella mia amata città.
Ciao, scrivo questo messaggio, premetto: in lacrime e singhiozzi; voglio comunicarti che non ci vedremo più. Per motivi vari e sopratutto casini, devo tornare in Italia, che come sai, ho i nonni lì e non penso di fare ritorno qui, tranne per l'estate o per vacanze. Mi dispiace tantissimo, non volevo finisse così. -Cath
Con il palmo destro mi asciugai le lacrime, che risultarono nere, a causa del mascara sbavato sicuramente su tutte le guance.
Chiusi la valigia e strinsi i denti, andando a caricarla in macchina, dove il resto della mia famiglia mi attendeva, con gli occhi impressi su di me, tramite i finestrini. Un marzo così bello, con una fine così tragica, buffo, vero? Abbastanza, da farmi piangere.
E Gavi? Mireia? Come avrei fatto? Non penso che in Italia avrei trovato dei sostituiti di loro, delle persone fondamentali nella mia vita.
Sentii forte un nodo in gola e mi accomodaii nei sedili, accanto a mio fratello, che continuava a pestare i piedi per terra, infuriato e deluso, cercando di opporsi alla novità. Alla sua età avrei anchio reagito in quel modo, ma non avrebbe avuto senso, a diciotto anni, comportarsi in tal modo, seppur piangevo solo al pensiero di lasciare questa terra così gioibile, con un clima mite e degli abitanti magnifici.
L'Italia non era sicuramente un brutto Paese, ma capitemi, ormai mi ero affezionata alla mia Spagna!
Fino all'età di dieci anni, anchio abitavo sul Mediterraneo, a condurre una classica vita all'Italiana, tra ulivi e mare, ma per motivi al quanto seri, come il lavoro, ci dovettimo spostare qui.
"Eneas, ti dovrai calmare prima di salire sull'aereo"
mia madre, una donna seria ed autorevole, alzó il tono della voce, girandosi arrabbiata, mentre intanto la macchina cominciò a partire, guidata da suo marito. "Voglio giocare nel Barcellona!" strilló il piccolo, sbattendo i pugni contro i sedili, lottando per la sua stessa indipendenza.
La donna dai capelli mori e legati, strilló qualcosa, mettendo a tacere mio fratello e proseguimmo un viaggio tranquillo, fino ad arrivare all'aereoporto.
Strinsi con forza il manico del mio bagaglio, scendendo dall'auto e avviandomi verso le grandi vetrate della struttura.
"Cath! Cath!" venni subito accolta da varie grida, per poi sentirmi una pressione addosso, ricoprire completamente il mio campo visivo.
Dopo poco gli occhi mi si liberarono, trovandomi davanti proprio Pablo e Mireia, con gli occhi lucidi, appena si staccarono dall'abbraccio. Naturalmente cominciai a piangere, interrottamente, non riuscendo minimamente a calmarmi e lo stesso cominció a fare il calciatore.
"Mi mancherete tanto" singhiozzai, cadendo tra le loro braccia, accorgendomi nuovamente della sensazione del trucco colato. "Ti verremo a trovare!" cercó di essere positiva la ragazza, strappandomi un sorriso.
"Catherine!" urló mio padre facendomi voltare preoccupata: il nostro volo era arrivata, e ció poteva soltanto significare una corsa sfrenata verso il gate.
Mi persi nuovamente tra gli occhi di Gavi, continuando a piagnucolare, "Vai, Cath!" mi sveglió lui stesso, spingendomi verso la direzione della mia famiglia. Io annuii e continuando a salutarli con la mano, disperata.
Una volta accomodata nella prima classe del nostro volo, in compagnia di mia madre ed un'altra signora sulla sessantina, lei stessa cominciò a parlare, iniziando una delle sue ramanzine.
"Chi era quel ragazzo?" chiese perfidamente.
"Un amico" guardai nel finestrino, sentendo una lacrima rigarmi frettolosa il viso.
"Siete amici o lui ti vede come un'amica?" a quella domanda, aprii leggermente gli occhi, pensandola più volte, mi aveva distrutto.
Sbuffai, prendendo fiato, "Stai zitta! Mi hai rovinato la vita" alzai il tono, schietta.

Millions -'ღ'- GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora