Dopo una lunga dormita tra le coperte di casa mia, attorcigliata al cuscino e con gli occhi che speravano in ancora cinque minuti di sonno, venni svegliata da un suono tanto noioso da farmi subito, stringere le palpebre ed raggricciare le sopracciglia, irritata dal rumore, che proveniva proprio da accanto a me.
Mi arresi nel tentativo di dormire ancora un altro po' ed aprii gli occhi, che su trovarono davanti il mio telefono, illuminato e preso a squillare all'impazzata.
Sbuffai, notando la chiamata proveniente da Mireia, di primo mattino e afferrai il dispositivo, portandolo alla testa, incredibilmente scocciata.
Appena il display si appoggiò al mio orecchio sentii immediatamente una voce femminile, strillante, provenire dall'altra parte, intenta a parlare.
"Catherine..Mireia si trova in ospedale!"
gridò la signora, che riconobbi essere la madre della mia amica.
Rimasi un attimo di stucco, mettendomi subito a sedere, ancora imbavagliata tra le lenzuola che mi avevano tenuto al caldo per tutto questo tempo.
Spalancai gli occhi, mettendo una mano tra i capelli, indubbiamente scompigliati.
"È all'Hospital del Mar" continuó, interrompendo il mio silenzio, con un tono notevolmente preoccupato e allarmato.
"Arrivo" con un nodo in gola, attaccai, per poi alzarmi e correre verso l'armadio, in cerca di degli abiti che avrebbero potuto aver un aspetto decente.
Afferrai un maglione ed un pantalone nero a sigaretta, aggiungendoci anche le converse, per stare comoda, e prendendo di sfuggita il cellulare, a passo svelto uscii dalla mia dimora, dirigendomi verso il luogo indicato dalla donna, poco prima.Arrivata nei corridoi della sala operatoria, dopo vari casini, alla reception, corsi tra le braccia della mamma, che mi aspettava, con un viso a dir poco stanco, insieme al padre, che indossava un camice bianco, insieme ad una cuffietta, seppur non avesse capelli.
Strinsi forte a me, la donna: "Che ha? Si sa?" chiesi, timorosa e quasi impaurita.
"Appendicite..in forma grave" parlò l'uomo, che facendo il medico, sapeva molto bene di quello che parlava. Anche io, figlia di medici, ero a conoscenza di questa infiammazione grave dell'appendice, che in uno stato più avanzato veniva chiamata peritonite.
Sentendo quel termine mi misi una mano sulla fronte, sussurrando qualsiasi preghiera che mi venisse in mente, sperando soltanto che il tutto andasse bene.
"L'operazione è in corso" bisbigliò la madre, accomodandosi tra le sedie d'attesa, confortando il marito, che probabilmente stava piangendo.
Mi appoggiai al muro, rassegnandomi a fare ulteriori domande e mi incantai a guardare la porta della stanza operatoria nella quale c'era Mireia.
"Catherine, è meglio che vai...non c'è un granché da fare qui" si alzò di nuovo la signora Adéla, accarezzandomi la spalla per tranquillizzarmi.
Le diedi un altro abbraccio, sentendo un vuoto nello stomaco, come se fossi su uns giostra altissima in preda a scendere, a tutta velocità.
Salutai la coppia con la mano, togliendomi l'abito bianco che prima, gli infermieri mi diedero e lasciandolo su una sedia, per poi uscire dal reparto, per recarmi nuovamente a casa.
"Che giornata" abbassai il capo, cercando di evitare la brezza invernale, che in tutti i modi cercava di ostacolarmi.
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Millions -'ღ'- Gavi
Fanfiction.・。.・゜✭・.・✫・゜・。. Immagina essere ricchi, vivere in una bella casa, grande e spaziosa e poter soddisfare ogni tua necessità e bisogno. Bene, questa era la mia famiglia, ero frutto di due medici e il mio nome è Catherine Jiménez. Abbiamo origini itali...