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Mi appoggiai alla colonna della scuola, tremolante come noi mai, insime a Mira, che teneva alcuni fogli sparpagliati e appoggiati al suo petto, mentre cercava di tranquillizzarmi, sfiorando il mio completo nero. "Cath, realizzi che questo é il tuo ultimo esame in questa scuola...una volta fatto questo, é finita!" mi incoraggiò lei, spingendomi dentro le porte, facendomi ritrovare in una stanza buia, seguita a ruota dai miei parenti, Pablo e Mireia.
Mi ritrovai davanti tutta la fila di professori che seguirono il mio percorso di studi fino a questo anno, tutti a fissarmi o anzi peggio: squadrarmi.
Mi misi comoda, nella poltroncina di fronte a loro, sentendomi in un'enorme soggezione, con tutti i riflettori puntati su di me. Afferrai la cartellina dove tenevo il programma di esame e cominciai a illustrare alla corte tutti i punti che preparai, accompagnata da domande e commenti dagli insegnanti, che fortunatamente non mi fecero perdere il segno.
Le gambe, sotto al tavolino di fronte a me, tremavano e le mie dita erano ormai diventate senza pelle. Il cuore batteva forte, palpitava veloce e sentivo che presto avrebbe rotto la gabbia toracica, apparendomi davanti tra le mani.
Mi strinsi nel mio tailleur nero, che seppur fosse giugno, il freddo si sentiva, sicurante proveniente dai brividi, che ogni tanto correvano lungo la schiena, provocandomi pure sudorazione.
Forse non sembrava, ma ero una persona veramente ansiosa, quasi sempre preoccupata per il futuro a tal punto da diventare paranoica.
E proprio quando arrivai agli sgoccioli dell'esposizione mi apparii la vita davanti, visualizzai proprio tutto, le prime uscite con la mia migliore amica, i giorni di scuola, il calcio, i cavalli, Pablo.
Ma seppur la mia mente era proiettata in un altro universo, continuai a parlare, finendo la prova, per poi venir accolta da numerosi applausi, diretti da tutti quelli che assisterono a questo scempio, o almeno, io lo definii tale.
Una volta fuori, tutti i miei amici mi abbracciarono, orgogliosi della mia presentazione; aprii lo spumante e lo versai nei calici, che mamma si degnó di portare, per poi brindare tutti insieme, sorridenti e gioiosi, sotto al caldissimo sole dei primi giorni dell'estate.
"Congratulazioni, Cath" mi sussurrò il calciatore, vedendomi completamente distratta dal mondo reale, con lo sguardo fisso per terra.
Richiamò subito la mia attenzione, facendomi alzare il capo e scambiandoci un duraturo contatto visivo, che dopo realizzammo che divenne imbarazzante.
"Ti ringrazio" ridacchiai, tornando con gli occhi bassi e rientrando nella folla tra i miei amici e famiglia, lasciando il giocatore alle mie spalle.
"Brindiamo un'altra volta?" chiesi ridendo, sollevando il bicchiere insieme alla bottiglia, ancora fredda.
Tutti quanti confermarono, esclamando in gruppo e alzammo tutti insieme il braccio, augurandoci una buona sorte. "A noi!"
Mandai in giù, il dolce ed aspro, sapore dello spumante, che in poco tempo finii, lasciandone solo il vetro. "Ora, sono pronta per festeggiare"

Millions -'ღ'- GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora