Terza sessione con il Barça e ovviamente, pure con Eneas, che mi convinse ancora, a farmi viva.
Svogliata, come la mattina quando bisogna andare a scuola, lo accompagnai, attraversando poca parte di Barcellona e arrivando il prima possibile, fortunatamente trovando le porte aperte.
Mireia purtroppo, questa volta non ci è potuta essere, avrebbe passato il pomeriggio a studiare per un test, che ci sará tra settimane. La sua mancanza si sentiva proprio.
Appena mi accomodai, poco sopra il campo stesso, vidi che comunque, proprio in quell'allenamento, c'erano veramente poche persone presenti.
Ovviamente, quel Gavi, c'era.
Sbuffai e mi gettai a sognare ad occhi aperti, immaginando un futuro di poco lontano e fantasticando sui vari progetti che avrei voluto realizzare una volta compiuti i diciotto anni.
Persa tra queste riflessioni, due tocchi sulla spalla sinistra mi risvegliarono, facendomi tornare sulla terra, sentendomi come se fossi appena cascata da un pero. "Mh?" alzai lo sguardo, notando Eneas, con una mano tra i suoi capelli.
"Siccome siamo pochi, ti va di scendere in campo con noi?" chiese lui, facendomi spalancare gli occhi.
"Non se ne parla" scossi la testa impulsivamente.
Il ragazzino incroció le braccia, portandosele al petto, forse offeso: "Ti prego!" mi supplicó, sapendo di non potergli resistere, per la mia scarsa pazienza.
Priva di forze mentali, mi alzai, accomoagnandolo nuovamente fino all'erbetta, profumata e curata.
"Ci rivediamo di nuovo" Il 30, si avvicinó, probabilmente curioso.
"Purtroppo" guardai altrove, seguendo mio fratello, che mi stava facendo strada fino ad un pallone, posizionato a centro campo.
Lo guardai, confusa: "Non so giocare".
A quest'affermazione, vidi tornare il calciatore di prima, affiancandosi a me, con una palla tra i piedi.
"Si colpisce di piatto, così" mi mostró in pratica, correggendo l'azione naturale di ogni essere umano, ovvero: tirare di punta.
Feci cenno con la testa e cominciammo a fare palleggi tra noi due; la cosa diventò particolarmente piacevole, sopratutto quando capii il meccanismo, così indirizzando la palla sempre con più precisione.
Poi passò ai tiri in porta, spiegandomi come calciare di collo per dare più potenza al tiro, senza appunto, mandare la palla a vuoto.
Le prime volte, infatti, il pallone andó lento e debole, ma pian piano perfezionai anche questo, cercando di seguire le sue istruzioni.
Quando mi girai, per puro caso, mi ritrovai la squadra, voltata completamente verso di noi, ancora ammirata da noi due. "Beh che avete da guardare?" mi allontanai, aspra.
Gavi ridacchió, posando i palloni utilizzati e battendo le mani scherzosamente nei miei confronti, facendomi sentire una sorta di imbarazzo.
"Eri brava peró eh!" Eneas mi venne incontro, complimentandosi con me. "Ma smettila" gli risposi, andando recuperare le mie cose.
Forse, oltre il mio odio immotivato verso quel ragazzo, mi erano piaciute le sue spiegazioni, che seppur sarebbero state difficile da mettere in pratica, ci provai lo stesso.
"Ciao Cath!" salutó il calciatore, con aggiunta di mano, sperando io ricambiassi, ma non avvenne.
Quel nomignolo, diminuitivo del mio nome, lo odiavo da morire, mi ricordava alcuni ricordi delle elementari, in particolare una mia ex amica, ma ormai tutti mi chiamavano così, pure Mira.
STAI LEGGENDO
Millions -'ღ'- Gavi
Fanfiction.・。.・゜✭・.・✫・゜・。. Immagina essere ricchi, vivere in una bella casa, grande e spaziosa e poter soddisfare ogni tua necessità e bisogno. Bene, questa era la mia famiglia, ero frutto di due medici e il mio nome è Catherine Jiménez. Abbiamo origini itali...