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Passarono veramente pochi giorni, da quando strinsi la mano a quel fatidico calciatore, la quale Mira non smise più di tormentarmi.
Alla fine erano persone come le altre, solo che correvano dietro ad un pallone a livelli mondiali, con un sacco di fan e qualche soldo in più della gente normale. Questo ragionamento provai a farlo svariate volte con Mireia, ma nulla, sembrava così testarda avvolte..!
"Jiménez!" la mia attenzione fu richiamata da un professore, che sbatté la sua penna sul mio banco, facendomi tornare nel mondo reale, sussultando.
"Basta sognare ad occhi aperti!" mi biasimò, ancora.
Sicuramente mi aveva preso di mira..come ogni altro insegnante di questa scuola, per qualche strano motivo.
Mi voltai, trovandomi la mia compagna di banco, già pronta con lo sguardo rivolto su di me, come se fosse schifata. "Che guardi?" chiesi, con arroganza, non ricevendo peró, una risposta.
Appena finii la lezione, fui la prima a lasciare l'aula, raggiungendo subito il bagno, dove mi chiusi dentro, appoggiandomi alla parete, esausta dalle ore di scuola. "Cath? Sei te?" una voce familiare alle mie orecchie, bussó alla porta, facendomi nuovamente cascare dalle nuvole, girando la chiave.
"Miraa!" esclamai, trovandomi il suo volto d'avanti, così subito, mi precipitai tra le sue braccia, stringendola forte a me.
"Che ci fai qui? Non ti vedo mai in bagno" disse sorpresa la biondina, sbottonandosi la giacca dal caldo.
Andare in una scuola prestigiosa, significava anche utilizzare le divise scolastiche e soffrifre di caldo, persino a Novembre, dove qui, le temperature rimangono alte.
"Vorrei andare a casa" sbuffai, appoggiandomi al lavandino, dove solitamente io ed altre ragazze tendevamo a truccarci, già di prima mattina.
"Vorresti uscire così? Senza dire nulla?" Mireia mi lesse nel pensiero, facendomi sorridere perfidamente. In effetti lei, aveva già diciotto anni, perciò io, anticipataria, avrei potuto tranquillamente andarmene dalla scuola, con il suo consenso.
Lei ricambiò la smorfia maliziosa sul suo volto, annuendomi con sicurezza: "E così sia!".
Festeggiamo momentaneamente, agitando le braccia per aria e poi, diedimo inizio alla missione, la quale andó liscia. Nessuno si accorse della nostra mancanza o della nostra fuga, così ci fiondammo in un bar, nei paragi, che veniva solitamente frequentato da gente di un certo livello, come attori o personaggi famosi.
"Due cappuccini e due croissant" ordinammo, per poi metterci comode sulle sedioline.
Dopo poco, arrivó la nostra colazione, che aveva un odorino veramente invitante, insieme alle tazze fumanti delle nostre bevande, che ancora scottavano. Dopo poco, cominciammo sia a mangiare che a discutere un pó, del più e del meno, arrivando pian piano all' argomento noto, ormai da giorni: la stretta di mano con quell'individuo.
"Te l'ho detto, basta!" ridacchiai, addentando un morso del mio cornetto.
Rimasimo a litigare su quel calciatore, finché Mireia non si zittì improvvisamente, rimanendo con gli occhi spalancati e le gote rosse.
"Che hai? Ti hanno tagliato la lingua?" domandai io, prendendola in giro. "Menomale che hai smesso di parlare di quel giocatore!" continuai io, parlando da sola, finchè due sagome non ci passarono davanti, con dei borsoni robusti, di calcio tra le mani e delle felpe ritraenti lo stemma del Barça.
Rimasi immobile e sconvolta, quando realizzai che loro, ascoltarono tutto il mio monologo, imbarazzante ed anche troppo.
"Sono loro" bisbiglió la bionda, ancora ferma ed arrossata, facendomi rimanere scossa anche a me.
Sicuramente Siviglia non era la cittá più grande al mondo, ma non era nemmeno un paesino..com'era possibile che ovunque andavo, riuscivo a trovarmi soltanto calciatori davanti? E sopratutto perchè proprio il tipo con cui Mireia mi tartassa?
Non riuscivo a smettere di fissare quei due giovani ragazzi, che come noi, stavano facendo beatamente colazione, a pochi metri da noi.
E quasi come un'ossessione, continuavo ad arricciarmi una mia ciocca castana tra le dita, cercando di dimenticare la figura successa prima.
"Gli andiamo a parlare?" Mira propose, tornando composta rispetto a prima e sorseggiando un pó del suo caffè.
"No" risposi categorica e fredda, guardando la mia stessa tazzina.

Millions -'ღ'- GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora