12.

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Mio fratello, Enas Jiménez, mi aveva di nuovo, costrinto a guardare una partita allo stadio, con due squadre entrambe, straniere, invitando pure Pablo Gavira, il famigerato giocatore del Barça, che tanto ammirava.
Mi ero completamente immobilizzata sullo schermo del telefono, quando sentii un individuo accomodarsi accanto a me, sussurrando qualche parola inaudibile a me.
"Eneas basta cambiare posto!" alzai lo sguardo infuriata, incrociando degli occhi marroni sicuramente non di mio fratello, che aveva degli occhi verdi e profondi quanto i miei, forse più scuri.
Il ragazzo ridacchiò, prendendosi il gioco di me: "sei già arrabiata? Record!" esclamò, probabilmente parlando tra sè e sè, seppur il suo sguardo era ancora rivolto alla mia presenza.
"Ciao" bisbigliai imbarazzata, senza alcuna emozione, con un tono apatico nei suoi confronti.
La partita iniziò e tratti sentivo la sua gamba, toccare la mia, creandomi un certo disagio, ma non in un senso negativo..non ero semplicemente abituata alla sua persona.
"Che hai?" mi chiese di punto in bianco, voltandosi verso di me, notando il mio viso cupo e inclinato verso il basso, completamente disconcentrato dal match in corso.
"Niente" risposi sbuffando, guardando altrove, precisamente osservando la curva sud, evitando in tutti i modi il suo sguardo.
"Mi racconti o no?" chiese, accarezzandomi la schiena, attraverso il mio cappotto, che in quel momento mi teneva al caldo, dai brividi di freddo che ogni tanto si facevano vivi.
"Mira è in ospedale" abbassai nuovamente la testa, fissando la punta dei miei stivali, che arrivavano fino al ginocchio. "Che ha?" chiese, avvicinandosi, per sentirmi meglio a causa di tutte le persone che gridavano, facendo il tifo.
Gli raccontai tutta la storia, che anche i signori Alonso mi avevano detto, fin quando non scoppiai in lacrime, estremamente terrorizzata dalla situazione.
Mi portai subito entrambi i palmi delle mani sulle palpebre per coprire le lacrime, mentre sentii lui, alzarsi e tirarmi d'un braccio.
Mi trascinò, persino sulle scale, proseguendo verso i bagni, dove senza scrupoli entrò, portandomi davanti ai lavandini. "Sú sciacquati il viso" aprii il rubinetto, facendo scorrere l'acqua.
Dopo poco tolsi le mani dal volto, per poi alzare gli occhi verso lo specchio, accorgendomi del mascara colato per tutte le guance. A quel punto non avevo altra scelta che lavarmi la faccia e così feci.
Dopo che tornai dritta, ancora con il viso umido, mi abbracciò forte: "ce la farà, vedrai".
Istintivamente forse, mi sentii subito meglio appena mi accorsi delle sue braccia attorno alla mia vita, che erano prese ad abbracciarmi, per farmi sentire al sicuro.
Mi staccai, accorgendomi di una strana sensazione, come se avessi dimenticato qualcosa, finché non mi venne in mente: "Merda! Abbiamo lasciato Eneas da solo" scostai il castano e corsi verso la scalinata, seguita da Pablo.
Tornando agli spalti, fino ai nostri posti, lo trovai lí, seduto sul sedile a festeggiare: "Hanno segnato!" gridò, come se non fosse successo nulla.

Millions -'ღ'- GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora