L'oscurità è qui

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Molte cose non erano andate come aveva previsto. Erano anni che nella sua testa proiettava quel film, anni che si ripeteva che l'occasione giusta sarebbe arrivata anche per lui e lo avrebbe ripagato di tutto. Tutto il tempo trascorso a pazientare, tutta la forza di volontà che gli era servita per tenere a bada i suoi istinti; gli appostamenti studiati per starle accanto, per non perderla di vista un solo momento. Mabel. La sua Mabel. Eppure adesso sembrava che nulla di tutto questo fosse servito ad avvicinarli.

"Perché lo hai fatto? Perché mi hai tradito? Non sono abbastanza per te?"

Si afferrò la testa con entrambe le mani e iniziò a stringere e stringere, finché non sentì il pulsare delle vene che gli attraversavano le tempie premere contro i suoi palmi e le ossa del cranio indolenzirsi. Non gli bastò.

"Lo so, ho commesso molti errori in passato. Avevo promesso a me stesso di proteggerti dal peccato invece ho fallito. Questo mondo è nocivo, ti ha insudiciata come la più squallida delle sgualdrine."

Aprì e chiuse le dita delle mani immaginando di averla davanti a sé. Non la Mabel intossicata dalla lascivia della società, bensì l'immagine che nel tempo aveva costruito di lei, quella di una Santa. Perché così si era sentito ogni volta che l'aveva avuta a pochi metri di distanza; un pellegrino in visita a un'icona sacra irraggiungibile e lui, devoto fino alla fine dei tempi, che provava ad avvicinarla nella ricerca spasmodica di una piccola porzione di beatitudine. Vano, era stato vano, tutto quanto.

"Anni fa ho provato a bruciare le sue radici dall'interno ma il male ha gambe forti su cui reggersi e non mi è stato possibile estirparlo del tutto. Ciò che ho ottenuto, è stata solo una proroga temporanea. Ora che è tornato a camminare tra noi, anche tu sei corrotta. Hai ignorato i segnali. Hai ignorato la sacralità del sangue versato per imprimere su quel muro un monito che ti permettesse di tornare sulla buona strada. Hai preferito darti in pasto alle bestie e costringere me a vederle allungare i loro artigli bramosi sulla tua carne."

Si scoprì il braccio destro e lo afferrò con la mano sinistra portandoselo alla bocca. Impresse i denti nella parte interna, vicino alla piega del gomito, mordendo come un mastino timoroso di vedersi strappare all'improvviso la bistecca dalle fauci. Morse pensando a Mabel.

"Dopo tutto questo tempo la realtà si abbatte su di me come una gelida tormenta e cerca di congelare ogni sentimento nei tuoi confronti. Ha strappato il velo che ti ricopriva e io ora vedo che ostenti la tua oltraggiosa nudità. Sei diventata una puttana. Come tutte le altre. Una puttana corrotta."

Sbavava e affondava i denti e il sangue pesto andava raggrumandosi sulla pelle mentre solchi scomposti tracciavano un tatuaggio dal chiaro significato. Punizione.

"Ma non sei l'unica peccatrice, qui. Anche io ho fallito. Non li ho fermati. Quell'infame, quel Dennis. Non è servito a nulla mozzargli la lingua e ridurlo in fin di vita, se tu continui a strusciarti su di lui come una gatta in calore. Una bestiaccia maledetta è normale che abbia nove vite, ma se sarà necessario io gliele ucciderò dalla prima all'ultima."

Strizzò gli occhi e le lacrime gli offuscarono la vista. Con un gemito si staccò dal braccio solo quando sentì il sapore metallico proveniente dai capillari scoppiati.

"E quel Samael è un diavolo che ti ha stregata. Per questo l'altra notte ti sei concessa a lui in quel capanno, non è vero? Avrei dovuto immaginare come sarebbe finita, quando ti ho vista uscire di casa conciata in quel modo, mezza nuda, il tuo corpo che urlava di essere violato!"

Sputò in terra. Bile e sangue e frustrazione. Si asciugò l'avambraccio e si tirò giù la manica.

"Almeno lui dovrebbe essere sistemato anche se non mi stupirei di vedermelo apparire ora, proprio qui, come manifestazione del male assoluto."

Alzò gli occhi al cielo e per un attimo sembrò invocare qualcosa o qualcuno.

"Mi farò carico di questa missione e sarò forte per entrambi. La mia volontà sarà di ferro e non vacillerà più, nemmeno davanti i tuoi occhi imploranti. Io ti purificherò Mabel. Attraverso il dolore e l'espiazione la tua anima tornerà pura e la tua mente vergine. Strapperò via da te il peccato perché tu sei la mia gemma preziosa."

Mise la mano in tasca e ne estrasse un fiore, nero, com'è nero l'animo di chi compie il male pur essendo fermamente convinto di trovarsi nel giusto. Il fiore che aveva raccolto nel parcheggio del Joyce, quella fatidica notte.

"Avrei dovuto calpestarlo, Mabel. Ma ti ho visto indossarlo tra i capelli e adesso dai suoi petali posso sentire il tuo profumo. È inebriante, è avvolgente e io non permetterò più a nessun altro di ubriacarsene. Da qui in poi tutto cambierà."

Si portò la Black Velvet vicino al volto e vi affondò il naso, inspirando profondamente. La premette ancora di più, strofinandosi contro la faccia quei petali di velluto, poi prese a mangiarli, avido del sapore che immaginava appartenerle.

"Non temere, Mabel. Io non ti lascerò mai."

"

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Ab Imo PectoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora