Jenny non era mai stata così produttiva come negli ultimi giorni. Correva da una parte all'altra, si impegnava anche nelle piccole attività quotidiane che detestava da sempre, si alzava presto e andava a correre. In pratica, sembrava condurre la vita di un'altra persona. Tutto pur di liberare la mente dal senso di colpa. Arrivava alla sera sfinita ma, non appena terminava l'ultima occupazione, il suo corpo la conduceva automaticamente nei pressi dell'ospedale. Solo quando si trovava davanti l'imponente edificio, fuori misura per una cittadina di provincia come la loro, ricordava. E piangeva. Di rabbia per lo più. A quel punto, dopo essersi asciugata le lacrime e aver sistemato il trucco, come un'attrice nervosa che si appresti a entrare in scena, si dirigeva senza indugio verso la stanza di Mabel.
Più si addentrava in quel groviglio di corridoi, più il sorriso sul suo volto si tendeva. Jenny non era mai stata brava a dissimulare. Fin da piccola ogni minima emozione le si leggeva sulla faccia e quelle negative apparivano ancora più evidenti, quando si sforzava di nasconderle. Per il bene di sua cugina però, stava imparando. A cosa sarebbe servito portare altro dolore lì dove le ferite suppuravano? Tutte le volte che i flash di quella sera le tornavano in mente, li sostituiva con immagini della loro infanzia. La coscienza operava nella sua testa come uno di quegli animaletti che si mettono negli acquari appositamente per tenere pulito. Appena intercettava lo sporco, ecco che il pulitore vi si accaniva con foga, inghiottendolo pezzo per pezzo. Che gran da fare aveva quel povero detritivoro! Senza contare che più lavorava, più mangiava e più mangiava, più cresceva; il risultato era che iniziava a diventare una presenza costante e piuttosto ingombrante, dentro la testa di Jenny.
– Io capisco che sarebbe scortese oscurare il resto dei convalescenti con la tua bellezza e per questo tu voglia mantenere un profilo basso, ma direi che è venuto il momento di cestinare quel pigiama triste, – con un gesto della mano indicò i vestiti della cugina.
– Domani esco.
Mabel lo disse guardandola dritta negli occhi. Jenny la scrutò per qualche secondo; dalla voce ferma e lo sguardo deciso, si sforzò di non avere una classica reazione "alla Jenny". C'era qualcosa che la frenava dal buttarle le braccia al collo e stringerla come aveva sempre fatto. All'apparenza erano ancora loro due, ancora più legate intimamente se possibile, poiché sentiva che il loro affetto non si era mai sopito. Eppure era come se una parte di Mabel le fosse estranea, non perché astiosa, semplicemente ignota.
– Sono fiera di te, credo sia giusto dirtelo. Ti ammiro e l'hai sempre saputo, ma adesso ho toccato con mano quanto tu riesca a essere forte.
Le parole le uscirono dalla bocca spontanee e sincere, come se le avesse sempre tenute lì a fior di labbra, in attesa del momento giusto per pronunciarle. Era davvero quello il giusto frangente? Vide Mabel irrigidirsi e distogliere lo sguardo, poi la sentì prendere un profondo respiro e sussurrare qualcosa di cui non comprese appieno il senso.
– Scusami, non sono certa di aver capito.
– Lui è qui.
Jenny rifletté un momento e credendo di aver compreso, cercò a suo modo di tranquillizzarla.
– Sì lo so, non devi stare in pena per lui. Se fosse stata la sua ora probabilmente sarebbe già morto.
Mabel voltò la testa di scatto e strinse gli occhi.
– Forse sono stata indelicata. Volevo dire che Dennis ha un attaccamento alla vita che potrebbe superare quello della mia bisnonna centenaria – che riposi in pace. Ed è talmente attaccato a te, che una prematura dipartita non è tra le sue opzioni.
Il sorriso con cui ogni volta Jenny cercava di spargere briciole di serenità sopra un terreno ormai arido e sterile, le faceva pena e le metteva addosso una tristezza indicibile. Voleva bene a sua cugina, ma questo non le impediva di provare una profonda irritazione. Si tratteneva dall'urlarle contro che avrebbe dovuto smetterla di guardare al passato e iniziare a vivere finalmente nel dopo. Perché era questo che avevano, un dopo. Un dirimente, confuso e torbido dopo.
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Ab Imo Pectore
Mistério / SuspenseMabel conosce Samael una sera di fine estate davanti al Joyce, unico locale che anima la vita di un paesino sperduto e grezzo. Lei è bella e combattiva, ma dentro nasconde la fragilità di un abbandono. Lui è spietato e vendicativo, ma sull'anima ha...