Occhi al cielo e pugni chiusi

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Le ruote divoravano l'asfalto, il motore saliva di giri. Samael spingeva la sua Ninja al massimo approfittando della strada deserta; il suo bolide obbediva, come un cavallo nero lanciato al galoppo da un cavaliere esperto. L'unione tra un uomo e la sua moto, così come quella tra il fantino e il suo destriero, non è mai una questione di forza, bensì di sincronia. Sincronia tra pensiero e azione, sincronia dei movimenti, sincronia nelle vibrazioni che si ricevono dalla strada.

È come nel sesso. Nel buon sesso. Non puoi riuscire a dominare l'altro se non sai governare te stesso e non puoi abbandonarti a virtuosismi di alcun genere se prima non comprendi i tempi di reazione. Nell'interazione tra due corpi tutto si basa sul terzo principio della Dinamica per cui "a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria"; questo vale sia quando i soggetti in questione sono fatti di carne e sangue sia quando uno dei due si compone di alluminio, valvole e pistoni.

Samael lo sapeva bene. Trattava la sua moto come avrebbe trattato una bella donna; le dava la dovuta considerazione, senza dimenticare il resto; prestava un'attenzione maniacale ai dettagli ma si sforzava di leggerli nel loro insieme; la cavalcava con impeto ma lasciandola sempre libera di esprimersi. E la moto sotto di lui, urlava sempre dal piacere.

Sam dava di gas e forzava il necessario per piegare in curva. Nonostante avesse fretta, non sprecava mai una buona occasione per divertirsi un po'. Le vibrazioni del sottosella, alle quali era ormai abituato, lo cullavano ininterrottamente, imponendogli di stare a metà tra l'abbandonarsi completamente ai tremolii, che ondeggiando gli arrivavano fin nello stomaco e il viversi i picchi di adrenalina che, dai palmi stretti attorno al manubrio, gli si insinuavano sotto pelle. Era sempre stata tale la sua fame di libertà ed endorfine che fin da piccolo aveva preso a succhiarle avido da qualsiasi opportunità folle e spericolata gli si presentasse davanti. E adesso gli sembrava proprio di averne trovata un'altra, degna del suo impegno. Mabel. Sì, pensò a lei.

"Non importa se dovrò sporcarmi le mani bellezza, otterrò ciò che mi spetta di diritto. Il tempo dei giochi è finito e i bambini sono andati a nanna da tempo; non si sveglieranno più".

Il motore infuocato della Kawasaki ringhiava senza sosta, Samael lo avvertiva fin dentro il casco, così come sentiva il sangue scaldarsi al pensiero di Mabel, seduta dietro di lui, che gli stringeva le mani attorno alla vita per tenersi in sella. Immaginava di portarla via con sé, lontano da quella sudicia e misera città, lanciati a 200 km/h oltre il confine di una realtà dirimente, rea di averli ancorati per sempre a un passato indesiderato. Si forzò di riportare la mente alla ragazza.

"Come sei riuscita a nasconderti per tutto questo tempo tra la gente insulsa di qui? Anche un cieco avrebbe visto le fiamme che emani dallo sguardo e il fuoco...", la testa gli si inceppò di colpo.

Un odore acre lo ghermì all'improvviso. Gli risalì per le narici fino a piantarsi nel cervello. Lo riconobbe all'istante, ancora prima di scorgere il fumo nero levarsi dal centro del capannone affacciato sulla strada. Riuscì a mantenersi saldo il tempo necessario a diminuire gradualmente la velocità della moto.

I giri del motore diventarono inversamente proporzionali alla rapidità dei suoi pensieri. Provò a trarre dei respiri profondi ma a causa della nube scura che andava addensandosi nello spazio circostante, ciò che inalò lo fece stare peggio. Iniziò a girargli la testa e buttando fuori una serie di maledizioni in colpi di tosse, fu costretto a fermarsi. Accostò a bordo strada nel verso contrario a quello da cui proveniva e mise il cavalletto; non scese dalla Ninja.

Le fiamme stavano iniziando ad attecchire. Poteva scorgere il tappeto di fuoco avanzare, danzando al ritmo imposto dal vento. Le volute di fumo abbrancavano l'aria vorticando impietose e contorcendosi come serpenti trafitti tra le spire. Quando sul casco di Sam si specchiò il rosso vivo dell'incendio, i suoi occhi già non erano più lì. L'odore di bruciato. Il ricordo peggiore di tutta la sua vita era legato a quell'odore pungente, a quell'aria soffocante.

Ab Imo PectoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora