Padri e figli

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Berry sapeva cosa doveva fare. Il suo unico problema, questa volta, era come lo avrebbe fatto.

Non aveva mai avuto così tanta cognizione dello scorrere del tempo da quando, al compimento dei suoi sette anni, suo padre lo aveva salutato sull'uscio di casa con la promessa di tornare quella sera stessa, con un pony come regalo di compleanno.

Da allora non l'aveva più visto.

Il piccolo Berry aveva contato i minuti e le ore, poi i giorni, le settimane e i mesi. Ci aveva creduto e aveva aspettato. Forse dentro di sé, stava ancora aspettando. Non il pony, ovviamente. Una spiegazione magari, che giustificasse il perché il suo vecchio lo avesse abbandonato all'improvviso, senza voltarsi indietro, lasciando sua madre a tirarlo su da sola con l'unico supporto di zia Tequila.

Se fosse stato un tipo dedito ad analisi introspettive, probabilmente avrebbe ravvisato un chiaro collegamento tra questo suo trauma infantile, l'assenza di una figura paterna durante gli anni della crescita e il legame simbiotico con Sam; soprattutto il suo esserne completamente asservito.

Il vero problema per lui, non era stato crescere senza un padre, quello capita a tanti, bensì senza una figura di riferimento nella sua vita. A Berry era mancato qualcuno che segnasse il confine tra giusto e sbagliato, mostrandosi risoluto nel prendere decisioni importanti. L'opposto di sua madre in sostanza, affetta dalla totale mancanza di buon senso; la consapevolezza di somigliarle più di quanto avesse voluto, gli faceva tuttora ritorcere lo stomaco.

Fin da bambino Berry era stato uno senza troppe pretese. Mentre gli altri coetanei ricercavano la costante approvazione da parte dei genitori, lui si contentava di starsene in un angoletto a osservare, in silenzio, pronto a intervenire nel caso in cui qualcuno avesse richiesto il suo supporto. Peccato che puntualmente ciò non succedesse. Le poche volte che suo padre gli aveva chiesto di aiutarlo, in qualche faccenda di casa, era andato in defibrillazione e aveva finito col combinare un disastro.

Questa volta però, sentiva di poter ottenere una piccola rivincita sul destino. Aveva già guadagnato un buon punteggio, estorcendo a Tony delle informazioni preziose. Per aggiudicarsi l'intero round però, avrebbe dovuto compiere uno sforzo ulteriore, perché era certo che quel lurido opportunista ne sapesse di più, così come era indubbio che non lo avrebbe rivelato a lui.

Aveva un nome e da lì sarebbe partito, condividendolo con Sam. Doveva conoscere le condizioni di salute dell'amico, prima di fare qualsiasi cosa e, a differenza di quest'ultimo, non avrebbe avuto problemi ad ammettere di volerlo rivedere. A essere onesto, stava realizzando solo ora di non essere mai stato tanto tempo lontano da Sam.

"Mi manchi, bastardo."

Pensò, mentre controllava la solidità del gancio che teneva Tony ancorato alla parete. Gli diede da bere e lo forzò a mangiare, poiché non sapeva con esattezza quando avrebbe fatto ritorno.

In cima alle sue priorità, al momento, c'era capire come liberarsi del proprietario del Joyce, senza doverlo uccidere e soprattutto, senza rischiare che andasse dritto dalla polizia, a inventarsi chissà quale storia per additare lui e Samael come gli unici colpevoli.

– Avanti Berry, lasciami libere almeno le braccia o dovranno amputarmele.

– Mi hai preso per uno scemo? Ringrazia che non ti lasci delle scatolette di cibo aperte, tuttattorno.

Tony rabbrividì. Non ci teneva proprio a ripetere l'esperienza.

– Vuoi lasciarmi qui a morire, dì la verità.

Berry sbuffò. In realtà non era nei suoi piani ma, a coscienza, non avrebbe potuto escluderlo del tutto. Ciò che sapeva con assoluta certezza, era che il suo coinvolgimento in quella vicenda, sarebbe stato totale poiché, diversamente dal passato, non si sarebbe più limitato ad aspettare in un angolo che qualcosa succedesse.

Ab Imo PectoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora