Cuore

198 29 188
                                    

Tony li aveva visti tutti, andar via di corsa dietro Sam, a bordo di un'auto.

Vide tornare solo Berry e Samael in sella alla moto.

Capì subito che la sua intuizione era stata corretta e che aveva fatto bene a farli seguire dall'agente Walker.

La Ninja sbuffò terriccio sulle sue scarpe lucide e si fermò sul retro del parcheggio del Joyce, dopo aver evitato la zona transennata.

– Ecco le mie pecorelle smarrite di ritorno all'ovile.

Samael e Berry si scambiarono un'occhiata, nessuno dei due disse nulla.

– Non qui, – fece Tony indicando la moto, – spostala dietro i cassonetti e mettici sopra questo, – con un cenno della mano invitò uno dei suoi scagnozzi ad avanzare.

Il tipo, alto e grosso, aveva una profonda cicatrice che gli partiva da sotto l'occhio sinistro e gli arrivava fino al mento. Stringeva tra le mani uno di quei teli plastificati, impermeabili e lo teneva sollevato da terra, come fosse una tovaglia da non sporcare. A vederlo sarebbe potuto sembrare anche buffo, se solo i suoi pugni non fossero stati in grado di fracassare un cranio umano.

Samael spostò la moto, Berry i cassonetti. La Ninja venne nascosta quanto possibile. Varcata l'entrata posteriore del locale, trovarono ad attenderli un altro brutto ceffo. Questo a differenza del primo non era molto alto, ma le spalle occupavano la larghezza della porta per intero, tanto che Berry si chiese come avesse fatto a passarci attraverso.

– Dunque? – chiese Sam.

– A meno di un chilometro da qui troverete una macchina ad attendervi. Le chiavi sono già inserite nel vano d'accensione. Andrete tutti e quattro, i miei uomini sanno già cosa fare.

Samael annuì.

– Come? Non provi nemmeno a ribattere, ragazzo? – domandò Tony con fare teatrale e, senza attendere risposta, aggiunse, – Devi essere ridotto proprio male se perfino il tuo spirito di contraddizione tace.

Lo scrutò qualche istante negli occhi. Berry nel frattempo continuava a osservare di sottecchi i due scimmioni.

– L'hai ucciso?

La domanda di Tony li spiazzò. Sam ci mise un attimo per capire a chi alludesse, Berry invece fece uno sguardo stralunato e iniziò a grattarsi il collo insistentemente.

– No, – rispose secco Samael. Difficile dire se il tono fosse infastidito per la frase in sé o per il fatto di non essere riuscito a finire Dennis una volta per tutte.

Il proprietario del Joyce ridusse gli occhi a due fessure.

– Capisco... – rifletté. Sembrò sul punto di aggiungere altro ma desistette. Doveva essere giunto da solo alla conclusione.

– I casini da cui vieni, ragazzo, sono affar tuo. Ma adesso mi servi lucido. Perciò riprenditi e fallo in fretta.

Berry esitò, poi chiese: – I tuoi uomini, come dovremmo chiamarli? Avranno un nome, suppongo...

Il proprietario del Joyce si profuse in uno dei suoi famelici sorrisi.

– Loro per voi sono Incudine e Martello. Decidete da soli come chiamare l'uno o l'altro.

Fece per avviarsi verso l'uscita poi, come ricordandosi di colpo di un dettaglio, si voltò indietro: – Lo scambio di questa sera è un affare delicato. Sam non penso avrà problemi. Tu vedi di non fartela nei pantaloni che i sedili dell'auto sono in pelle.

E disegnando con la mano una linea a mezz'aria, surrogato di un gesto di commiato, lasciò il locale.

– Ma, – obiettò Berry rivolgendosi a nessuno in particolare, – se ne va così?

Ab Imo PectoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora