Bruciare

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Il Joyce bruciava. Il legno vecchio e scricchiolante del pavimento, le pareti esterne, i finestroni aperti come squarci sui suoi fianchi, tutto bruciava. Le fiamme si mostravano anche oltre l'entrata e si lanciavano fuori come un vecchio lascivo allungherebbe le mani sotto la gonna di una ragazzina.

- Cazzo! – esclamò Berry, appena quel triste spettacolo entrò nella visuale del suo furgone.

- Fermati, fermati qui, – gridò Sam, che già avvertiva in gola quel pizzicore familiare, - fammi scendere subito!

- Sei impazzito? Non vedi in che stato è?

- Devo essere sicuro che quell'infame sia morto, a costo di portarlo all'inferno con me.

Saltò giù che il veicolo non era ancora fermo del tutto; Libertad non esitò un momento per andargli dietro.

- Mabel, non voglio credere che tu sia lì dentro, – disse Jenny stringendo la maniglia della portiera con entrambe le mani.

- Non fare l'idiota, non servirà a nulla lanciarsi tra le fiamme, – la redarguì Berry, sterzando bruscamente per farle mollare la presa.

- Non ho intenzione di abbandonarla come l'ultima volta! – sentenziò, lanciandosi con tutto il peso del corpo contro il volante, lottando per riportare il furgone nella direzione del Joyce.

Nel frattempo Samael e Libertad erano giunti a ridosso dell'entrata e, schermandosi gli occhi con entrambe le mani, tentavano di guardare dentro. Il puzzo di bruciato era orribile. Ogni tanto si sentivano dei crepitii e degli schiocchi secchi, le bottiglie scoppiavano una dopo l'altra, spargendo vetri tutt'attorno.

Il fuoco aveva fame. Il fuoco voleva mangiare. Sam sapeva che non si sarebbe fermato, fin quando non ci sarebbe stato più nulla da divorare; il fumo, nero e tossico, avrebbe poi ricoperto lo scheletro spolpato del Joyce con fiocchi di cenere.

Jenny era riuscita nel suo intento e ora correva come una pazza nella loro stessa direzione. Berry non spense nemmeno il motore, tirò il freno a mano e si scagliò contro di lei, atterrandola.

- Lasciami, animale, lasciami andare!

- Sei preda di una crisi isterica, non potresti aiutarla comunque! Cazzo, nemmeno si riesce a respirare!

La ragazza batteva i piedi incessantemente, le mani graffiavano la terra, per trovare un appoggio su cui fare leva. Il suo continuo urlare "No, no, no!" gli stava dando alla testa, gli impediva di ragionare; Berry non vide altra soluzione. Le chiese scusa più volte, poi le diede un pugno che la lasciò completamente stordita. Jenny lo maledisse, roteò gli occhi all'indietro e svenne.

Samael stava immobile davanti all'incendio. Vedeva il suo passato e vedeva il suo futuro. E per la prima volta in vita sua, pensò che se un destino esistesse realmente, il suo era stato scritto col fuoco. Gli occhi presero a lacrimargli, ma non fu l'unico a piangere. Libertad lo fissava muta, mentre il suo collo si bagnava di disperazione. Le sorrise, un sorriso che gli sgorgò dal cuore, essenziale e sincero; la baciò senza dirle una parola e stette tra le sue braccia, poggiandole il palmo della mano sulla nuca, come a volerla proteggere anche nel suo punto più sensibile. Poi la scaraventò a terra e le urlò di andarsene. Era certo che lo avrebbe capito, sebbene parlassero due lingue diverse, ma non era sicuro che lo avrebbe ascoltato.

- Berry! – urlò d'un tratto.

L'altro si alzò goffamente da terra e puntò gli occhi nella sua direzione.

- Se mai ho avuto un fratello, in questa vita, ha portato il tuo nome.

Berry non riuscì a sentire una sola parola. Troppa era la distanza che li divideva. Nonostante tra loro ci fossero pochi metri, l'animo del suo amico era già rivolto altrove, mentre quello di Berry non era mai stato tanto presente. Il fuoco era già dentro Samael. Era dentro i suoi occhi e dentro i suoi ricordi. Tentò di corrergli incontro, ma l'amico gli aveva già dato le spalle.

Ab Imo PectoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora