Fede

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Dover assecondare gli altri non era nella natura di Samael.

Quando la porta della cappella dell'ospedale si era spalancata, si era limitato a guardare gli incursori come un cane osserverebbe il proprio vomito, con un misto di indifferenza e fastidio, dando un'annusatina prima di rivolgere l'attenzione altrove. L'altrove, nel caso di Sam, era suo padre che, al contrario, già stava intervenendo con doti diplomatiche largamente brevettate, affinché nessuno sporgesse denuncia.

– Cerchiamo di essere ragionevoli, – aveva detto, – non abbiamo danneggiato nulla e l'inconveniente è durato giusto il tempo necessario, per permettere a questa povera ragazza, di pregare per i suoi genitori, – e aveva indicato Libertad che, dal canto suo, era apparsa sul momento più divertita che disperata.

Il gruppetto di avventori, prima furente, aveva iniziato a sbollire a quelle parole, ma aveva continuato a insistere, sulla grave mancanza di rispetto dimostrata nei confronti degli altri pazienti.

– Nessuno qui dice che non ci si possa raccogliere in preghiera, semmai che non si debba impedirlo ai parenti degli altri degenti, – il leader, di quella folla mal assortita, era un uomo sulla cinquantina, con una pancia che da sola sarebbe bastata ad occupare un'intera navata. Dietro di lui, due operatori sanitari giovanissimi, trascinati loro malgrado in quel conflitto, solo perché avevano avuto la sfortuna di incrociarlo per i corridoi.

– La situazione sembra essersi risolta da sé. Ora la porta è di nuovo agibile e tutti noi possiamo tornare alle nostre faccende, – aveva timidamente proferito uno degli infermieri.

– Risolta un corno! Io qui faccio un macello, – era sbottato l'uomo, – adesso venite tutti con me, a spiegare la situazione alla Direttrice.

I due ragazzetti si erano scambiati uno sguardo allarmato, i restanti avevano annuito sommessamente e il padre di Sam, mantenendo il sangue freddo, aveva sfoderato uno dei suoi magnetici sorrisi.

– Lei ha perfettamente ragione. Senza volerlo, vi abbiamo creato un forte disagio e, poiché sono fermamente convinto che il tempo valga come denaro, mi offro di rimborsarvi quello andato perso, per colpa nostra.

La faccia di Sam aveva virato verso il puro disgusto, quella di Berry si era aperta in uno sguardo di ammirazione per la trovata, mentre l'uomo, sprezzante, aveva ghignato.

– Questo è un tentativo di corruzione. Lei mi sta offrendo del denaro, per comprare il mio silenzio. Questo sì, che richiede una denuncia alle autorità.

– Via, via, non esageriamo. Temo che i nostri agenti abbiano di meglio da fare al momento...

– Questo possiamo confermarlo. Sembra che un individuo si aggiri per l'ospedale armato di bisturi e che abbia preso con sé una ragazza in ostaggio, – si era intromesso il secondo infermiere.

– Me ne sbatto! Non è stato lui a barricarsi dentro un luogo sacro, impedendone l'accesso a chiunque ne avesse bisogno.

Sam aveva cominciato ad avanzare nella direzione del gruppo, con Libertad aggrappata al braccio. Prima che potesse pronunciarsi, il padre aveva posato una mano sulla spalla del suo irato interlocutore e, in una frazione di secondo, aveva abbandonato la sua aria accomodante. Uno sguardo gelido e imperante aveva trapassato l'altro come fosse di vetro, per poi pronunciare una semplice frase; dal tono serafico, era suonata molto più come una promessa, che come vana minaccia:

– Tra uomini intelligenti è meglio risolvere le cose a parole. Il dialogo è sempre la mia prima scelta ma, se vengo costretto, – aveva fatto una leggera pressione con le dita in corrispondenza dei nervi della spalla, – evito di tirarla per le lunghe. Preferisco le risoluzioni definitive.

Ab Imo PectoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora