Capitolo 47

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Capitolo 47


Durante la pausa riunione, Kaito prese da parte Jessica. Il suo sguardo cupo non presagiva nulla di buono, ma l'astrale non si fece intimidire e resse il contatto visivo.

«C'è qualcosa che non quadra, non hai detto niente a Rio riguardo le nostre riunioni private, giusto?»

«Dovrei?»

«Certo che no. Ma è fin troppo sveglia per qualcuno che ne sa poco. E quel discorso, così dettagliato, sembrava un'altra persona.»

«Le piace ascoltare ed annotare, ha un ottimo spirito di osservazione e i suoi sensi sono più sviluppati grazie ai suoi poteri. Ma questo dovresti già saperlo dopo l'interrogatorio che mi avete fatto in seguito al rapimento.»

Il giovane, insieme a Chris, Faker e Byron, si erano premurati di controllare personalmente sue condizioni e quelle di Rei in seguito all'accaduto. E la visita medica si trasformò in una specie di colloquio forzato riguardo Rio Kamishiro. Ormai era ovvio come il cielo azzurro che la stavano spiando, tanto che Jessica divenne paranoica e ispezionava il suo appartamento ogni volta che vi rientrava. Non poteva permettere a quei quattro di origliare le sue conversazioni con Merag, soprattutto quando parlavano del suo passato bariano o del mutamento genetico che stava avvenendo nel suo corpo.

«Si, è proprio questo che non quadra. Dal suo risveglio sono successe troppe cose inspiegabili, e mi era parso chiaro che le rimangono solo quattro mesi di vita. Mi puoi spiegare perché sembra star meglio di prima?»

«Perché ha un atteggiamento più ottimista e allegro? Perché concentrarsi sui bariani la distrae dalla sua condanna a morte? Perché ha un animale domestico che non dubita di ogni suo respiro come fate tutti in questa stanza tranne me, Ryoga e quel fantasma alieno che io non posso vedere? Pensi che non l'abbia notato il vostro atteggiamento sempre più appiccicoso ed apprensivo?» rispose Jessica ad alta voce, in modo da farsi sentire da tutti.

Merag non si trovava più nella stanza, come ogni volta all'inizio della pausa, per questo l'astrale si permise di alzare la voce. Non voleva che l'amica prendesse le sue difese.

Ogni volta che iniziava la pausa, si rintanava in una saletta accanto. Faker gliel'aveva fornita per pietà, dovendo assistere ogni volta al suo sguardo esausto durante l'intervallo, dato che tutti le stavano addosso. In parte lo scienziato si sentiva in colpa, lui stesso si comportava in quel modo, e infatti non si sorprese della richiesta avvenuta qualche giorno prima.

La bariana riposava la mente in una piccolo salottino allestito appositamente per lei, composto da un semplice divanetto con un tavolino, un bagno e una TV che non accendeva mai; con Brumi che sonnecchiava sul parquet.

«Che sensazione di deja-vu, io che scappo da chi dice di volermi bene perché si comporta in modo ossessivo. Si, sto pensando proprio a te, Nash. Non mi manchi per niente, tu e gli altri imperatori» disse sottovoce, lasciando scorrere le lacrime sulle guance.

Si trovava stesa, gli occhi chiusi e le braccia strette sul quaderno azzurro dove aveva iniziato ad appuntare tutto. Scrivere l'aiutava a tenere i piedi per terra e organizzare i suoi pensieri, eliminando quelli superflui. Ma vedere ogni giorno Vector e non essere riconosciuta, questo la feriva. Si domandava se anche gli altri si sarebbero comportati allo stesso modo con lei, se l'avrebbero trattata come un'estranea quando o se si sarebbero rivisti. Sapere di trovarsi a così poca distanza da loro e non poterli raggiungere le faceva pesare di più gli sguardi dei suoi amici terrestri, perché era come se stesse tradendo le sue origini bariane.

A volte si domandava se confessare tutto o continuare a mantenere il segreto. Non riusciva a trovare ancora una risposta, quella situazione di stallo non poteva durare per sempre. Di certo non poteva confessare la sua vera identità a Vector, ora che sapeva con certezza che dietro a quelle malefatte c'era proprio lui, una persona completamente diversa da quel che ricordava.

Il Misterioso Caso di Merag KamishiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora