Capitolo 12

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Capitolo 12


«Vedo che hai finalmente sistemato quel disastro di scrivania» disse Ryoga entrando senza bussare.

Merag si voltò verso di lui, indecisa se renderlo partecipe o meno dei suoi dubbi. Solo allora si rese conto di quanto avesse ignorato il loro rapporto fraterno, ormai abituata dell'incomunicabilità con Nash. Il ragazzo, dalla capigliatura vagamente somigliante ad un polpo, era senza dubbio la fonte di informazioni per eccellenza. Allargò un sorriso lucente e lo invitò ad accomodarsi per passare del tempo insieme. Shark si sedette sulla sponda del letto, e stese la schiena sulle lenzuola facendo attenzione al vestito e alla cartellina. Indicò il soffitto ed rimase in silenzio per qualche secondo.

«A sette anni hai disegnato questa mappa stellare, non ci hai mai detto come ci sei riuscita. Lo chiamavi Sistema Arcano1, di cui facevano parte tre galassie disposte a triangolo: a sinistra il Chaos, la galassia dominata dalla forza instabile; a destra la Myra, la galassia della conoscenza in rovina di cui fa parte la Via Lattea; e in cima l'Alch, la galassia della magia pura. Ogni sera ti lamentavi perché sui libri non veniva neanche citato.»

Merag si sdraiò accanto al fratello e osservò un disegno imperfetto, colorato con dei pennarelli. Riconobbe subito il mondo bariano, segnato con uno scarabocchio rosso nella Galassia Chaos. Il Sistema Arcano fu una dei primi argomenti che studiò all'Accademia di Magia del pianeta Hünya; l'eccentrico insegnante Jalisse le offrì volentieri delle lezioni extra, notando con piacere il forte interesse per l'astronomia. Mai si sarebbe aspettata che quell'uomo fosse un bariano, dato il suo modo di fare diametralmente opposto a quello di un comune abitante del pianeta.

«Questo posto è troppo perfetto» disse dubbiosa.

«Che intendi?»

«Ho una famiglia amorevole, una stanza tutta per me, sono nate delle belle amicizie. Mi chiedo solo dove sta la fregatura, ci deve essere per forza.»

«Ti stai concentrando troppo su cosa può andare storto, pensa invece a quello che hai adesso e goditelo.»

«Quello che ho adesso, neanche lo ricordo. Ogni giorno continuo a sfogliare l'album di fotografie, ma il vuoto non si riempe.»

«Ci vuole tempo, non essere frettolosa.»

Ryoga si mise in piedi per rispondere ad una telefonata. Merag prese la cartellina con i disegni ed iniziò a sfogliarli, cercando di ascoltare la conversazione senza farsi notare. Il fratello stava parlando con una voce femminile riguardo ad un esibizione di un gruppo rock in un locale e di provare dei nuovi pezzi. La chiamata durò poco, Shark la troncò di botto dicendo che li avrebbe raggiunti subito.

«Rio devo andare dal mio gruppo, sono riusciti ad ottenere un ingaggio e dobbiamo provare. Vuoi venire a sentirci?»

«No, grazie.»

«Ok, tornerò stasera. Mandami dei messaggi ogni tanto, così sto tranquillo» disse dandole un bacio sulla fronte.

Merag lo sentì correre per le stanze ed uscire di fretta dall'appartamento sbattendo la porta.

«Come faccio a mandargli dei messaggi se non so il pin... Almeno sono finalmente sola.»

Aspettava da giorni di poter testare appieno il funzionamento del suo corpo umano, senza avere intorno qualcuno che la disturbasse. Ignorò la porta della sua camera che Ryoga lasciava sempre aperta, e si tolse i vestiti che portava ancora dal giorno prima. Osservò la sua figura nuda allo specchio, in qualche punto aveva delle macchie rosa, segno che la pelle non si era ancora ripresa del tutto dalle ustioni. Si tastò il corpo quasi pallido, cercando di familiarizzare con le sue forme e prendere consapevolezza dello spazio che occupavano.

Il Misterioso Caso di Merag KamishiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora