Capitolo 56

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Capitolo 56


Il piovoso pomeriggio trascorse senza troppe pretese. Merag si sentiva finalmente pronta a ricambiare i sentimenti di Four, ma un conto era fantasticare, un altro vivere per davvero quei sogni.

Nella vasca termale, quando gli occhi del fratello incrociarono nuovamente il volto sorridente della sorella, non riuscirono a non contraccambiare. Si disse che doveva smetterla di apparire insensibile nei suoi confronti, tanto lo sapevano tutti quanto in realtà tenesse a lei. Rimasero soli a rilassarsi fino a sera e, dopo cena, si accomodarono sul divano con la zia per vedere un altro film.

«Questa volta se vi addormentate non vi porto sul letto» preannunciò Mariko.

Ma neanche a farlo di proposito, la scena della sera precedente si ripetette. L'allegra famigliola si ritrovò a dormire insieme nel letto al piano superiore. Però, la mattina successiva la prima a svegliarsi fu proprio la zia. Erano le cinque del mattino quando sentì il suo telefono squillare. Una voce apatica le disse solamente di raccogliere un pacco all'esterno dello chalet e di consegnarlo a Rio Kamishiro.

Incuriosita e stranita, fece come gli fu detto. Un comune pacco di forma cubica, senza francobollo o mittente, con degli strani caratteri su un adesivo e più pesante di quel che sembrasse, si ritrovò a sostare sul tavolo del salotto. Non si preoccupò di una possibile trappola, quelle scritte le aveva già viste in passato e sapeva di potersi fidare.

Mentre preparava la colazione, lanciava molte occhiate furtive al misterioso scatolo marrone, doveva combattere la sua curiosità. E proprio queste piccole distrazioni la fecero ustionare leggermente sul dito. Il suo urlo di dolore svegliò i gemelli, che subito accorsero per vedere cosa successe. Trovarono la donna con la mano sotto al rubinetto, che li rassicurò.

«Cos'è questo?» domandò Ryoga, avvicinandosi al pacco.

«Il corriere mi ha detto che è per Rio.»

«Ma come fa a sapere che siamo qui?»

«Da parte di un'amica, non sforzarti troppo a far funzionare i neuroni» disse la ragazza.

Prese lo scatolo e lo portò nello studio di pittura della madre per poterlo esaminare tranquillamente. Si sistemò sul pavimento, creando delle forbici di ghiaccio per scartarlo.

«Cosa mi hai spedito ora Nissa?» si domandò.

All'interno trovò il materiale che utilizzava quando studiava all'accademia di Magia di Hünya: libri, quaderni, artefatti magici e divise scolastiche. Sopra di essi una lettera scritta a mano, che le consigliava di riprendere lo studio, senza esagerare, e che con la pratica il suo corpo si sarebbe presto abituato a reggere i suoi poteri.

«Se lo dici tu, mi fido.»

Sorridendo, indossò la sua divisa preferita, una camicia bianca con gilet verde e una gonnellina rossa. Gli indumenti le andavano un po' larghi, ma subito si restrinsero magicamente.

«Non ricordavo questo» osservò divertita.

Si appuntò al petto una spilla dorata, il simbolo dell'accademia con una scritta in caratteri hünyani, la conoscenza rende liberi.

«Che carina questa divisa» disse la zia, sbucando dalla porta.

Merag saltò dallo spavento, inciampando sul pacco e cadendo con il sedere sul pavimento. Subito Mariko accorse per aiutarla a rialzarsi e recuperare tutto il contenuto che si rovesciò sul parquet.

«Quanta roba, ora capisco perché pesava così tanto. Sembra materiale scolastico... C'è qualcosa che dovrei sapere?» domandò sospettosa.

«Mi hanno ammesso ad una scuola di magia, tipo Hogwarts» rispose Merag, la prima scusa che le venne in mente.

Il Misterioso Caso di Merag KamishiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora