Capitolo 49

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Capitolo 49


Mentre Ryoga preparava i bagagli per l'imminente viaggio in Hokkaido, la sua testa si riempì di raccomandazioni, consigli e attenzioni non volute e quasi esasperanti. Solo ora capiva la pressione che subiva costantemente sua sorella da settimane, la sola presenza di zia Mariko lo metteva a disagio.

«Mi raccomando i preservativi» gli disse porgendogli un pacco.

«Non mi servono perché non farò niente di quel che pensi!» esclamò schifato.

«Prendili per precauzione, non si sa mai.»

«E va bene, tanto opporsi non ti farà demordere.»

«Meglio che l'occasione non arrivi da preparato, che arrivi da impreparato.»

«Si, si. Chiuditi stupido affare!»

Shark si sedette sulla valigia blu per far scorrere la cerniera, che non ne voleva sapere di chiudersi. Ci saltò sopra un paio di volte, mentre la zia lo osservava sconcertata e divertita allo stesso tempo. Vederlo agitarsi per così poco faceva chiaramente intendere quanto il viaggetto fosse importante per lui, anche se cercava di non farlo notare. In quel momento si intromise Rio, offrendo il suo aiuto. Aprì la valigia e la svuotò, consigliando al fratello di sistemare meglio gli oggetti invece di insistere nel pressarli. Con un ordine un po' confuso, non fece fatica per chiuderla.

«Grazie» mugugnò.

«Vedi di dormire questa sera, invece di giocare a Biohazard 61» riprese Mariko con le raccomandazioni.

«Scusami tanto se ho la possibilità di giocarci prima della sua uscita ad ottobre, i vantaggi di essere mezzo famoso» rispose con un ghigno.

«Come vuoi, poi non ti lamentare domani mattina.»

Nel frattempo, dopo aver aiutato il fratello, Merag tornò in camera sua e si sedette sul suo letto a riflettere. Lo chiamavano chalet, ma da come ne parlava la zia, sembrava più una reggia. Due piani più seminterrato, munito di doppi accessori più terme private, isolato su una collina. Per andare in città, bisognava scendere a piedi percorrendo una strada sterrata.

«Cosa pensi Brumi, credi che mi aiuterà a capire cosa provo per Thomas?» chiese perplessa.

Il cucciolo abbaiò una volta. La ragazza gli aveva insegnato che quando gli porgeva una domanda, doveva abbaiare una volta per dire sì e due volte per dire no. Lo addestrava personalmente, con ottimi risultati. Imparava in fretta, ma proprio per questo andava piano per non stressarlo. Prendersene cura era forse la cosa che le piaceva fare di più, soprattutto grazie all'amore incondizionato che un animale prova per il suo padrone.

«Dici che dovrei cogliere il momento e fare quel che mi sento dentro?»

Un singolo abbaio. Merag sorrise e accolse tra le braccia il cane. Spazzolò con movimenti lenti e delicati il suo manto peloso, cercando di svuotare la mente da inutili preoccupazioni e pensieri negativi. Il viaggio sarebbe andato per il meglio, sarebbe stato un bel ricordo e avrebbe chiarito una volta per tutte i suoi sentimenti. Questa volta non sarebbe scappata, avrebbe affrontato la situazione a testa alta, come farebbe la vera Merag.

«La vera Merag... Jeiha ha ragione, mi sono persa in tutti questi secoli ed ora mi hanno assegnato una nuova identità. Chi sono veramente?» si domandò.

"Sei me e sei te" rispose una voce nella sua mente.

«Eh?»

"Sei confusa, come lo sono io. Sono Rio Kamishiro, la vera te possiamo dire così. Sono la parte di te che ha vissuto prima dell'incidente. Sono stata qui tutto il tempo ad osservarti, e ho avuto modo di viaggiare nei tuoi ricordi, i nostri. Siamo la stessa persona, due facce della stessa medaglia."

Il Misterioso Caso di Merag KamishiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora