Capitolo 25

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Capitolo 25

Dopo il pomeriggio in spiaggia, Vector spariva dalla circolazione come al solito, lasciando Patrishka sola nell'appartamento. La bariana non ci faceva più caso ormai, troppo presa dalla stanchezza delle giornate lavorative e quelle libere che potevano considerarsi peggiori, l'imperatore le dava un sacco di faccende da svolgere.

Per puro caso, qualche giorno prima vide uscire Shark da una porta al ventesimo piano, intestato a una donna chiamata Mariko Matsuda. I gemelli Kamishiro persero i genitori da bambini, quindi la signora doveva essere di sicuro una loro parente. Per sua sfortuna, non era riuscita ancora a penetrare nell'appartamento, sia perché c'era sempre qualcuno all'interno sia perché le tre pettegole con cui lavorava non la perdevano mai di vista. Le ripetevano sempre "a noi è concesso di entrare negli appartamenti solamente se richiesto un nostro servizio alla reception, ovviamente a pagamento. Solo chi abita negli appartamenti o la reception può farci entrare".

L'unica soluzione era progettare un modo per far allontanare tutti per lavorare indisturbata, fortunatamente per un motivo a lei sconosciuto non c'erano telecamere di sicurezza in tutto il complesso. Per questo tutte le sere, nonostante la stanchezza, lavorava a una bomba innocua che avrebbe simulato un incendio e i suoi effetti: calore, fumo e sensazione di difficoltà respiratorie. Le istruzioni le aveva trovate in un vecchio libro del padre, intitolato "Diversivi e meccanismi di difesa Volume I". Si era fatta rimediare l'occorrente da Vector, ma la costruzione si rivelò più difficile del previsto. Non era per niente portata con l'ingegneria e di magia conosceva solo le basi apprese alla scuola bariana. Certe volte invidiava Durbe, che aveva ricevuto una borsa di studio per imparare le arti magiche nella famosa Accademia del pianeta Hünya, la migliore dell'universo a detta di molti. La sua preparazione batteva di gran lunga quella delle menti più brillanti di Barian, che avevano studiato come lei sul pianeta rosso. Come giustificazione, si ripeteva sempre che aveva seguito solo il corso obbligatorio di sette anni introdotto da Nash nella riforma sul sistema scolastico.

«Cosa darei ora per avere quel cervellone dalla mia parte. Papà, sei il solito. Una volta che i tuoi regali servono a qualcosa, sono io il problema» sbuffò lanciando il libro contro il muro.

Spinse la sedia all'indietro, facendo una mezza giravolta. Era quasi mezzanotte e si mosse nel buio alla ricerca del volume. L'unica fonte di luce era la lampada appoggiata sulla scrivania da cui stava lavorando, ultimamente si trovava più a suo agio nell'oscurità. Ripose il tomo sul piano e lo riaprì alla pagina che stava consultando, notando delle scritte comparse dal nulla. Si potevano vedere solo in controluce. Erano delle note che consigliavano come costruire la bomba più efficacemente, eliminando i rischi di fabbricazione.

«Ti odio quando fai così, non potevi scriverlo in bella vista così non mi esplodeva il congegno in mano per ben cinque volte! Maledetto te e la tua passione per gli enigmi!»

Patrishka mandò un messaggio a Vector, per chiedergli le due sostanze specificate nella nota. Non sopportava chiedere aiuto, lo vedeva come un atto di debolezza. Voleva e pretendeva di cavarsela sempre da sola, non faceva mai squadra con nessuno. Ma questa volta era diverso, si sentiva in dovere di aiutare l'imperatore nel suo piano.

Lasciò tutto sulla scrivania e si buttò sul letto, esausta e innervosita. Più passava il tempo, più non riusciva a comprendere e sopportare di essere messa da parte. Quando era bambina, Durbe trovava sempre del tempo da dedicarle, mai aveva permesso al suo ruolo da imperatore di dividerli. Gliel'aveva promesso, il Grigio manteneva sempre le promesse. Almeno credeva fino ad allora, il giorno in cui scomparve Nash. Da quel momento in poi il pianeta faceva affidamento soprattutto al suo intelletto per le questioni burocratiche e amministrative, nonostante non godesse di particolare popolarità tra i piani alti. Gli aristocratici non sopportavano la sua umiltà e modestia, la gentilezza e il voler essere considerato come pari a chiunque. Mentre tra i comuni cittadini era il preferito, per qualsiasi cosa bastava chiedergli udienza, avrebbe ascoltato pazientemente e trovato una soluzione a tutto. Perché lui era la voce del popolo, più di quanto Nash lo sia mai stato.

Si rimise a lavoro, scacciando quei pensieri dalla mente. La distraevano solo dal suo obiettivo, ottenere le carte numero.

Passò la notte in bianco, ma ne valse la pena. La bomba venne ultimata e fu pronta ad essere usata, doveva capire solo come agire. La lasciò sulla scrivania e si preparò per andare a lavoro. Quel giorno iniziò ad ideare un piano per introdursi nell'appartamento, calcolando il tempo che impiegava a fare le pulizie. Al ventesimo piano arrivò circa a mezzogiorno, orario scomodo perché tutti erano nelle proprie abitazioni per preparare il pranzo. Riprovò nel pomeriggio, visto che avrebbe rifatto lo stesso percorso. Le sei in punto, un orario perfetto. La ragazza identica a Merag passava tutti i pomeriggi nell'appartamento al piano inferiore, Shark usciva spesso e la padrona di casa non era un problema ora che aveva iniziato le riprese di un film, di cui le sue colleghe provavano ad indovinare la trama.

Calcolò la distanza in piedi dalle scale all'appartamento e ipotizzò la grandezza dell'abitazione a seconda della distanza con le porte adiacenti.

I suoi strani comportamenti non passarono inosservati tra le sue colleghe di lavoro, ma non gli diede peso. Si era beccata il titolo di "stramba cotta di Shark" e appena si allontanava le pettegole iniziavano a discutere del suo interesse per il ragazzo. All'inizio le dava sui nervi, ma col passare dei giorni si rese conto che non era nulla di importante e che erano solo dei pensieri insignificanti.

Continuò con i suoi calcoli, mentre nella sua mente prendeva forma un piano bizzarro che avrebbe potuto funzionare. Doveva solo trovare il momento giusto.


Nel frattempo nel mondo bariano, gli imperatori continuavano la loro vita ignorando Vector e il suo operato. L'unico a preoccuparsi era Durbe, preso costantemente dalla ricerca di Merag e il suo ruolo improvvisato di leader degli imperatori.

Arito e Girag stavano combattendo come al solito nella terrazza, quando un rumore sordo lì interruppe. Corsero all'interno e trovarono il Grigio accasciato sul pavimento di cristallo. Lo soccorsero senza esitare e l'imperatore riprese conoscenza.

«Come ti senti?» domandò Girag reggendogli le spalle con le sue mani enormi.

«Sto bene» rispose incerto.

«No no, c'è qualcosa che non va. È da un po' che stai male, Grigio» disse Arito preoccupato.

«Non è niente, davvero. Lavoro troppo, tutto qui.»

Si rimise in piedi a fatica, cercando di riprendere la sua strada, ma i due imperatori lo bloccarono.

«Non vai da nessuna parte in queste condizioni» disse Girag prendendolo in braccio a mo' di sposa.

«Lascia che ti aiutiamo, tu lo hai sempre fatto con noi. Ti portiamo nella tua camera» aggiunse Arito.

«Va bene, però non ditelo a nessuno.»

I due bariani scortarono il collega nelle sue stanze, era notte inoltrata, il castello dormiva profondamente. Una volta arrivati, Durbe prese la sua forma umana. Gli altri due lo guardarono perplessi e, sentendosi a disagio, presero anche loro sembianze umane.

«Guarda che bell'uomo che sono!» esclamò Arito specchiandosi in un cristallo.

«Puoi dirlo forte, il verde mi dona!»

Quella non era la prima volta che i due cambiavano forma, ma era passato così tanto tempo che avevano dimenticato il loro aspetto. Per un attimo tutto ciò che li circondava perse importanza. Un colpo di tosse del Grigio li riportò in sé, facendoli correre subito al suo fianco.

«Che ti sta succedendo? Grigio siamo dalla tua parte, sempre. Puoi fidarti di noi.»

«Lo so, ma non voglio creare problemi. Nessuno deve saperlo, dimenticate che sia successo» sussurrò stendendosi.

«D'accordo, ma per qualsiasi cosa chiamaci, va bene?»

«Sarete i primi.»

Arito e Girag stavano decidendo se lasciare solo il bariano, ma neanche il tempo di riflettere che vennero travolti da Mizael. Sorpresi della sua apparizione improvvisa, andarono via per non disturbare.

«Li hai quasi lanciati in aria.»

«Non è il momento di scherzare. Lo so quando stai male.»






Capitolo 25 - Patrishka contagiata da Vector e Durbe malaticcio

Il Misterioso Caso di Merag KamishiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora