Capitolo 52

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Capitolo 52


Zia Mariko rimase chiusa nel bagno per un bel po', prima di rendersi conto che si stava ridicolizzando davanti ai suoi nipoti per uno stupido topo. Raggiunse Rio nel salotto, tutta impettita e carica, sgonfiandosi subito non appena vide l'animale sul tavolo. Si bloccò per un paio di secondi, poi si avvicinò lentamente e si sedette di fronte la ragazza cercando di far finta che il topolino non esistesse. Merag sorrise maliziosa, spostando la scatola che lo conteneva a pochi centimetri dal suo corpo, che cadde sul parquet per lo spavento.

«Tu non stai bene!»

«Lo hai già detto prima.»

«Ti odio.»

«Va bene.»

Senza parole a causa della non curanza di Rio, riprese posto e lanciò delle occhiate furtive al topo che squittiva contento. La ragazza gli dava delle piccole carezze sul dorso, in un motivo ammaliante. Si ritrovò ad osservare quei piccoli gesti, dimenticandosi completamente della sua paura. In effetti, iniziò a pensare che il topolino non fosse così male come pensava.

E quel pomeriggio, preparandosi per fare un bel bagno nella vasca termale nel sotterraneo, non fece storie quando Merag lasciò la cuccia improvvisata nella camera da letto dove la donna si stava attualmente cambiando.

«Devo trovarti un nome. Ehm, Mickey? Come Mickey Mouse, hai il pelo nero.»

«Ti credevo più fantasiosa» disse Rio, entrando nella stanza.

Mariko, presa alla sprovvista, si coprì le parti intime con le mani. Era completamente nuda e rossa in viso. La rimproverò per essere entrata senza bussare, ma la ragazza gli rispose con un alzata di spalle come se non fosse un dramma. Prese il costume e l'accappatoio dall'armadio e si cambiò senza fare storie, ricordandole che erano entrambe donne e, soprattutto, imparentate.

In seguito si incrociarono nel corridoio con Ryoga e insieme si diressero nel sotterraneo. L'ansia del fratello non passò inosservata alla sorella, che non riusciva a comprenderla. Erano soli con la zia, nessuno sguardo inquisitorio o protesta indesiderata, per questo doveva sentirsi rilassato e non il contrario. In realtà proprio per questo il ragazzo si sentiva ansioso, non sapeva come comportarsi o cosa dire. Ci teneva a quella piccola vacanza, ci teneva a Rio e si preoccupava seriamente per la sua salute mentale e fisica. Infatti, prima della partenza, aveva preso in prestito dalla biblioteca pubblica tutti i libri che potessero aiutarlo nel caso sarebbe successo qualcosa. Ma vederla fin troppo tranquilla gli faceva credere che stesse fingendo per non rattristarli.

Arrivati alla vasca termale, Merag si tolse l'accappatoio, rimanendo con un costume argento a pezzo intero.

«Non pensavo fosse così spazioso qui sotto» disse sedendosi sul bordo.

Shark si tuffò a bomba, schizzando l'acqua calda come una fontana, venendo rimproverato da Mariko. I suoi pantaloncini viola si gonfiarono, dando l'impressione di avere due prosciutti al posto delle gambe. Si appoggiò al bordo con le braccia, cercando di rilassarsi. Nonostante fosse estate, la temperatura dell'acqua termale non dava alcuna sensazione di calore estremo, anzi la trovava davvero piacevole. Chiuse gli occhi, godendosi quel momento di pace.

Rio lo guardava sorridendo. Spesso gli capitava di vederlo innervosito ed ansioso, a causa della sua mezza popolarità e per lei. In effetti, da quel che gli aveva raccontato riguardo le carte numero, comprendeva appieno le pressioni che stava subendo. A dirla tutta, la vita da vip non gli si addiceva proprio. Entrambi avevano bisogno di quella vacanza.

Merag si ritrovò a pensare alla prospettiva di un futuro insieme a Thomas. Nonostante avesse ormai capito che le piacesse molto più di quanto volesse, la sicurezza di poter fare il passo successivo non la possedeva. Come poteva starci insieme se doveva mentirgli costantemente sulla sua identità. La verità, rifletteva sempre se riverarla o meno, ma giungeva sempre alla stessa conclusione, non poteva. Non poteva ora che Vector minacciava Yuma ed Astral. Non poteva visto che lei era una bariana come Vector. Tutti le avrebbero voltato le spalle, l'avrebbero abbandonata, o peggio. Pensare ad un'evenienza del genere la faceva già soffrire. Si era affezionata a quella sua strana famiglia allargata, non voleva perderla, non voleva perdere un'altra famiglia.

Il Misterioso Caso di Merag KamishiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora