Capitolo 50

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Capitolo 50


Merag aspettava impaziente l'aereo, seduta su una panchina. Le cinque del mattino, per niente assonnata e il russare di suo fratello non migliorava la situazione. Jessica li aveva accompagnati all'aeroporto con la sua auto, ma anche lei non aveva fatto altro che dormire appena arrivati. In certi versi entrambi le ricordavano quel dormiglione di Mizael, che fin da bambino passava mezza giornata a dormire e l'altra ad entusiasmarsi per i draghi.

«Certo che russano forte. La tua amica si occupa del cane vero?» disse Mariko sbuffando.

«Si, Brumi è già nell'appartamento di Jessica.»

«Cosa?» domandò Shark sbadigliando.

«Niente, l'aereo è sempre in ritardo per il temporale» rispose stizzita.

Quella mattina, in Hokkaido, una tempesta improvvisa aveva bloccato tutti i voli diretti lì. Per l'attesa, Mariko firmava autografi e studiava il copione del suo film, che anch'esso aveva ricevuto dei ritardi a causa di un incidente sul set.

Nel mentre, Merag veniva importunata dai fan di Four che volevano a tutti i costi sapere di più sul loro legame. Ad un certo punto, iniziò a mandarli a quel paese dato che non accettavano la frase 'siamo solo amici'.

«Ah, la dura vita da vip. Non ci sei portata, ma dovrai abituarti» osservò la zia.

«È troppo chiedere un po' di privacy?»

«Privacy non esiste sul dizionario dei fan. Ti conviene trovare qualcosa da fare per non dare di matto.»

Merag sbuffò, sistemando il suo album da disegno sulle gambe.

Completamente concentrata su fogli di carta, matite e pastelli, saltò dallo spavento quando Ryoga la chiamò. Dovevano effettuare il check-in prima dell'arrivo dell'aereo. Ed ovviamente, nonostante avesse rimosso tutti i gioielli, la cintura e le scarpe, il metal detector continuava a suonare ogni volta che Merag ci passasse sotto.

«Sei sicura di non avere altro?» le domandò Mariko.

«Non ho niente, se volete lo attraverso completamente nuda» disse sarcasticamente.

«Non hai un piercing nascosto di cui non so niente, vero?»

Rio lanciò un'occhiataccia alla zia, per avvertirla che avrebbe fatto qualcosa di cui non sarebbe andata fiera. Strinse le mani a pugno, concentrandosi sui circuiti del metal detector. Poi, incrociando le dita passò per l'ennesima volta dall'altro lato. Questa volta non suonò a causa del meccanismo congelato. E mentre recuperava i suoi oggetti, fece evaporare il ghiaccio eliminandone ogni traccia.

«Non guardatemi in quel modo, saremmo rimasti bloccati qui tutto il giorno» disse raggiungendo la sua famiglia.

Insieme si avviarono all'aereo e in un'ora di volo arrivarono in Hokkaido. Si fermarono a pranzare in un bar dell'aeroporto e in seguito presero un taxi che lì lasciò a capo della collinetta. Furono costretti a percorrere il sentiero a piedi, con le valigie pesanti perché l'auto non era attrezzata per viali scoscesi.

Quello che trovarono in cima non fu una comune casetta di legno sulle montagne, ma una specie di villetta di mattoni a due piani più seminterrato.

«Non pensavo fosse così spaziosa» disse Rio aprendo la porta con le chiavi.

Il fratello la raggiunse, e la sua mascella quasi colpì il pavimento. L'interno era molto simile alla villa Arclight, in stile occidentale. Al piano terra si trovava un salotto con camino, la cucina e un piccolo bagno; al piano superiore una camera da letto matrimoniale, uno studio di pittura e un secondo bagno munito di idromassaggio; e nel seminterrato una vasca di acqua termale con una cascata.

Il Misterioso Caso di Merag KamishiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora