Leonora
Mi sono girata e rigirata nel letto, riuscendo a prendere sonno solo alle prime luci dell’alba. Ma come ogni mattina il "gallo" canta presto. Il pensiero che Sebastian, il mio Sebastian, sia tornato non mi ha lasciata un solo attimo, la mia mente continuava ad andare a lui, a quell’uomo che non ho mai dimenticato, mentre il mio cuore ha galoppato tutta la notte in attesa che arrivasse il nuovo giorno. Ancora non riesco a crederci! Mi sento frastornata, intontita. È tutto vero? Ho paura che la mia sia stata soltanto un’illusione, che io mi sia immaginata tutto: la sua presenza fuori casa e poi, dopo, giù al fiume. Il fiume… devo apprestarmi a correre lì, in quel posto dove tante volte ho versato fiumi di lacrime ripensando al nostro amore impossibile, dove tante volte, chiudendo gli occhi, riuscivo ad avvertire la sua vicinanza, il suo profumo, la sua voce che mi sussurrava parole dolci. È lì che mi sono rifugiata nei momenti più difficili, quando la realtà diventava opprimente, quando la notte le carezze di Joachim mi facevano male, nonostante usasse con me sempre una certa delicatezza. Il giorno seguente correvo al fiume e lì ripensavo alle mani di Sebastian, al suo corpo e alle sue carezze. Riuscivo ad annientare ciò che la notte succedeva fino a ritrovarmi tra le braccia dell’unico uomo con cui ho fatto davvero l’amore. Sarei stata sua per sempre!
Raggiungo l’insenatura con il cuore che mi martella nel petto e aspetto tutto ciò che ho atteso da sempre.
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Sebastian
Accompagno Gonzalo fino al cantiere, essendo sulla strada che devo percorrere per andare a prendere la corriera. Da lontano saluto Pablito che mi sorride a trentadue denti e ammicca. Quel tipo è sempre stato così buffo che mi scappa inevitabilmente un sorriso.
La corriera ci ha messo poco più di un’ora a raggiungere Almendra. Durante il viaggio non ho fatto altro che pensare alla mia Leonora, a cosa le sarà successo in questi anni, al motivo per il quale suo marito l’ha lasciata sola… il che, però, non mi dispiace, lo ammetto. Sapere che per noi potrebbe esserci la possibilità di vivere ciò che ci è stato negato un tempo mi riempie il cuore di speranza. Lo stesso cuore che sta battendo all’impazzata mentre, a passo veloce, raggiungo il fiume.
La vedo in piedi, quasi a riva, che si stringe in uno scialle per proteggersi dall’aria mattutina ancora discretamente fresca. I suoi lunghi capelli ondulati sono mossi leggermente dal vento. Il suo profilo mi appare come quello di una vergine dipinta su tela da mano esperta, che ne ha saputo tracciare perfettamente i contorni e dando a quel soggetto, a me tanto caro, un effetto di movimento. Mi soffermo ad osservarla, scorgendo sul suo viso non più la nostalgia che la contraddistingueva all’epoca ma una serenità da renderla ancora più bella… o forse la sua bellezza mi appare accentuata perché finalmente è di nuovo davanti a me.Faccio qualche passo; la vedo voltarsi e sorridere impercettibilmente.
Restiamo a fissarci, ancora increduli di questa realtà. Un passo io e un passo lei, avanziamo lentamente l’uno verso l’altra fino a trovarci ad una distanza da poter avvertire i nostri respiri intensi.
Quanto vorrei stringerla! Ma aspetto, voglio ancora guardarla negli occhi e leggervi ciò che prova.
La sua mano, lievemente, come una piuma si adagia su un piano, si accosta alla mia guancia lasciandomi una soave carezza e restando lì. Questo contatto mi fa fremere e senza esitare faccio lo stesso; porto una mano sul suo viso donandole la stessa carezza. I suoi occhi luccicano, mi sorridono.
L’altra mano si posa quasi timorosa, sembrerebbe, sul mio petto, all’altezza di questo cuore che batte fortissimo. Lascio che mi sfiori, fino a sentirla premere e stringere la mia camicia. Senza più indugiare, mi accingo a fare ciò che già ieri avrei voluto; l’attiro a me avvolgendola fortemente tra le mie braccia. Restiamo così minuti interminabili; lei col capo poggiato sul mio petto, io col viso fra i suoi capelli a respirare l’odore della sua pelle. Lei con la mano ancora sul mio cuore ed io che con una mi perdo nella sua folta chioma, carezzandole la testa.
Ci stacchiamo solo quando lo riteniamo opportuno. Inesorabilmente guardo le sue labbra… E quanto vorrei baciarla! So che sarei ricambiato ma mi trattengo. Noto che lei fa lo stesso. Ci ritroviamo a sorridere, mentre di nuovo le accarezzo il viso.