Capitolo 14

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La piazza era gremita. C’era molta più gente dell’ultima volta. Non mi chiesi il motivo; lo immaginavo. Avevo promesso a Pablito di essere presente al suo spettacolo, per cui cercai di arrivare in tempo; avevo rischiato di tardare. Juanita si era presentata alla locanda; quel giorno, effettivamente, non mi ero fatto vedere, non lo avevo fatto di proposito, semplicemente mi ero completamente dimenticato di lei. Non avevamo alcun appuntamento, ma probabilmente lei mi aveva atteso come il giorno prima, sperando forse di potermi insegnare qualche altro passo di flamenco, cercando in ogni modo di sfiorarmi; o forse si aspettava che l’accompagnassi di nuovo tra le vie del paese, passeggiando a braccetto e chiacchierando di cose senza senso.

Era arrivata alla locanda che stavo cenando in compagnia di Gonzalo. Si era seduta al tavolo con noi senza attendere nemmeno di essere invitata. Aveva cominciato a parlare in maniera civettuola, cercando di farmi sentire in colpa per non averla cercata tutto il giorno. Inventai che avevo avuto da fare, mentre il mio amico se la rideva sotto i baffi. Ma Juanita non sembrò notarlo; aveva occhi solo per me. Mi propose di trascorrere la serata insieme ma le dissi che volevo vedere lo spettacolo in piazza. Sembrò infastidita ma non le diedi peso. Mi propose, allora, di rivederci dopo. Non le dissi sì, né no… «Vedremo!» ammiccai, lasciandola poi lì, seduta al tavolo, mentre io mi alzai e accennai un saluto. Fui sicuramente scortese nei suoi confronti, ma la mia priorità, in quel momento, era un’altra.

Feci in modo da mettermi nei pressi del centro della piazza dove sarebbe avvenuto lo spettacolo. Pablito era già lì che sistemava alcuni strumenti. Mi guardai intorno. Di Leonora non vi era traccia.
Attesi, come tutti.
Pablito cominciò una sorta di comico monologo, mentre ancora sistemava, e mi resi conto che la sua esibizione era appena cominciata. Catturava con la sua simpatia grandi e piccini, coinvolgeva i bambini in scenette improvvisate. Ci sapeva fare! E poi, sempre come per caso, iniziò a strimpellare una chitarra. Le prime note vocali furono stonate, al punto da far ridere l’intera platea. Improvvisamente, però, levò la sua voce in un canto che lasciò tutti a bocca aperta.

Un applauso accompagnò la fine della sua esibizione. Si voltò su se stesso per ringraziare gli spettatori e quando mi vide sul suo volto si aprì un sorriso di gioia. E mentre avanzò verso il pubblico con un piccolo cestino per raccogliere le offerte, dal nulla – perché davvero non me ne accorsi – comparve lei… la Flamencita.

Era bellissima nonostante il trucco accentuato, nonostante quel vestito rosso che, rispetto alla volta precedente, le dava un'aria ancora più sensuale. Sembrava essere a suo agio, o forse era l’abitudine. I miei occhi furono rapiti dalla sua bellezza e non mi resi conto di Juanita al mio fianco. E fu proprio lo sguardo di Leonora ad indicarmi la sua presenza. Uno sguardo tra l’indispettito e la delusione.

Mi voltai e Juanita mi sorrise, avvicinandosi molto di più, al punto da potermi sfiorare. Cercai di farle capire che non era il caso di avere atteggiamenti così “intimi” lì, davanti a tutto il paese. Ancora una volta sembrò delusa da me, ma ormai il mio sguardo era già rivolto a quella donna che si apprestava a ballare sulle note di un flamenco.

Si esibì dapprima da sola, scaldando così gli animi di chi dopo avrebbe atteso speranzoso di essere scelto come “compagno” nel flamenco apasionado.

Applausi si levarono, mentre il fervore aumentava.

«Ed ora, il momento che tutti aspettate ogni volta con ansia» disse Plabito, improvvisandosi presentatore. «Tra qualche istante la nostra bravissima Flamencita sceglierà il suo compagno di flamenco. Chi vuole può avanzare più avanti. Forza! So che è il desiderio di tutti voi uomini. Avanti!»

Una decina, tra giovani e adulti, ebbero l’ardire di farsi avanti, mentre Leonora scrutava uno ad uno i vari pretendenti. Io rimasi fermo dov’ero, non le avrei dato la soddisfazione di presentarmi per poi, sicuramente, essere scartato. Continuai, però, a guardarla e notai come, più di una volta, i suoi occhi si erano posati su di me. Sembravano sfidarmi e sul suo viso comparve un sorriso malizioso. Disse qualcosa nell’orecchio a Pablito, che intanto osservava gli uomini che si erano fatti avanti.

La zingara dell'AndalusiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora