Capitolo 37

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Leonora

Quel giorno di fine maggio di cinque anni fa, su quell’altare, immaginai per tutta la durata della celebrazione che accanto a me ci fosse Sebastian. Non feci che pensare a lui durante tutto il rito del matrimonio e quando giunse il momento del furono solo le mie labbra a pronunciarlo, perché il mio cuore e la mia anima non erano lì. Lo cercai con lo sguardo all'uscita dalla chiesa, ma lui non c'era e solo in quel momento realizzai di essermi condannata all'infelicità.
Ho sempre pensato che dinanzi all’Altissimo quelle promesse non avessero alcun valore. Queste appena pronunciate, invece, sento che mi hanno legata per sempre all’unico uomo che voglio al mio fianco.

Di ritorno verso casa incrociamo Pablito e con gran sorpresa noto che non è solo. A braccetto ha una ragazza di poco più bassa di lui, molto esile ma dall’aspetto gentile. Si blocca non appena s’imbatte nel mio sguardo.

«Oh, ma buonasera Pablito!» saluta Sebastian.

«Bu-buo-nasera!» farfuglia il mio amico, preso da un’improvvisa agitazione.

«Vedo che sei ancora vivo» lo punzecchio.

«Ecco, io…»

«Non ci presenti questa bella ragazza?» gli chiedo, sorridendo a lei.

«S-sì! Lei è Candela» dice con un tono di voce basso da farmi pensare che sia in imbarazzo.

La ragazza mi porge la mano in segno di saluto e mi presento a mia volta.

«Così siete voi la famosa Leonora? Pablito mi ha tanto parlato di voi che sembra di conoscervi già.»

«E così vi ha parlato di me? Deduco che vi abbia raccontato della nostra amicizia che dura sin dall'infanzia.»

«Oh, certo, so molte cose di voi. All’inizio ero persino gelosa, ma poi ho capito che per lui siete soltanto una buona amica» mi spiega Candela.

«Eh, già! Talmente buona che non ha avuto nemmeno il coraggio di dirmi che vi aveva conosciuta» dico severa lanciando uno sguardo di rimprovero a Pablito.

«Non c’è stato tempo» si giustifica quest’ultimo, parlando sempre con un filo di voce.

«E… cara Candela, per non essere invadente, come devo definirvi accanto a questo disgraz… ragazzo? Un’amica? Una conoscente? O qualcosa di più?» domando interessata.

«Beh… credo qualcosa di più» risponde la giovane chinando la testa imbarazzata.

«Non dovete vergognarvi» le dico dolcemente. «È bello sapere che Pablito abbia trovato una ragazza come voi: graziosa, garbata e sicuramente intelligente.»

«Vi ringrazio, siete molto gentile!»

«Bene, adesso noi andremo» interviene Pablito.

«Fuggi?» gli domando accigliata.

«No.»

«Spero che non ti nasconderai più, mio caro e sincero amico» esclamo, marcando bene il secondo aggettivo e facendolo arrossire. «Cara Candela, mi auguro di rivedervi presto.»

«Con molto piacere.»

Li lasciamo proseguire la loro passeggiata.

«Non sei stata un po’ troppo severa con quel ragazzo?» domanda Sebastian.

«Se lo merita» sbotto.

Lo vedo ridere di sbieco.

«Almeno sai che ha trovato una dolce compagnia.»

«Ma perché non dirmelo? È questo che non capisco» rispondo sbuffando.

«Forse si vergognava.»

«Chi? Pablito? E poi di me! Se così dovesse essere un rimprovero non glielo toglie nessuno» dico arrabbiata, o forse il mio è più dispiacere per non avermi resa partecipe della sua felicità.

La zingara dell'AndalusiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora