(Capitolo 12)🌺

412 78 54
                                    

Non so cosa mi stia succedendo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Non so cosa mi stia succedendo. Ho quasi paura di questa strana sensazione che ho dentro. Non saprei dire cosa provo, ma il mio cuore sembra scollegarsi dal cervello quando… quando lo vedo! Ho persino timore a scriverlo su questo taccuino ma lo faccio per esorcizzare questa sensazione che mi scombussola i pensieri. E forse così non ci penserò più. Sì, accadrà sicuramente così.

E’ qui da soltanto due giorni e mi sembra di conoscerlo da una vita, nonostante, però, io non lo conosca affatto. L’unica cosa che so è che non si lascia scappare l’occasione per stare in “buona” compagnia e, se fino a questa mattina ho quasi creduto che la sua fosse solo spavalderia, ora sono sicura di essermi sbagliata. Mai nessuno mi ha corteggiata per ciò che sono. Se di corteggiamento si tratta! Non ne sono nemmeno sicura. Tutti guardano a me come alla Flamencita, affamati di chissà quale bramosia e aspettando un flamenco apasionado solo per sfiorarmi qualche minuto, nonostante io sappia bene che nella loro mente vanno oltre, lì dove mai nessuno troverà, però, appagamento.
Lui, invece, mi era sembrato attratto da me… Leonora… anche se forse “attratto” è una parola esagerata. Eppure, nonostante la sua arroganza, era parso sinceramente interessato a me… o forse era soltanto un modo per avvicinare la Flamencita. E se si è creduto furbo, ormai l’ho messo al suo posto. Ed è stato un bene, perché oggi l’ho visto in compagnia di Juanita. Chiacchieravano e ridevano mentre lei era stretta al suo braccio. Lì, ho capito che lui non è quello che ha voluto farmi credere. Era parso quasi sincero, ieri, quando allontanandolo da me mi ha parlato in maniera accorata e quasi mi sono sentita in colpa per averlo trattato male. Al punto che questa mattina ho sperato di ritrovarlo all’uscita da chiesa per chiedergli scusa e parlargli con garbo per fargli capire che non posso farmi vedere in sua compagnia; ne andrebbe della mia dignità. Ma non vedendolo, ho capito che era serio quando mi ha detto che non l’avrei più rivisto. E quando qualche ora dopo è apparso oltre il cancello del mio giardino, ho potuto leggere nel suo sguardo tanta amarezza, ma non ho avuto il coraggio di parlargli, né lui ha proferito parola finché non è andato via senza nemmeno l’accenno ad un saluto. In quel momento ho avvertito come un vuoto dentro di me, come una piccola fiammella spegnersi all’improvviso.
Eppure, ho pensato che fosse meglio così; in fondo, è uno straniero e andrà via, così come andrà via dalla mia mente. Già ora mentre scrivo, quel timore di una sensazione ignota sembra svanire e se penso a lui con Juanita posso affermare convinta di aver fatto la cosa giusta allontanandolo, seppure in malo modo. E' ciò che merita per la sua insolenza.
Ma devo scrivere ancora una cosa: averlo visto con lei mi ha spiazzata e mi ha procurato una fitta allo stomaco. Mi sono sentita una stupida per aver creduto che davvero lui potesse avere avuto un qualche interesse per me, al punto che il mio corpo ha tremato da farmi scivolare i taccuini sui quali vi sono i compiti dei miei bambini. Quando si è chinato per aiutarmi a raccoglierli, ammetto di essere stata gelida, ma non potevo fargli notare
il mio turbamento. Per un attimo mi è sembrato addirittura di sbandare quando l’odore della sua pelle è arrivato alle mie narici. Sono poi corsa via prima di fargli capire il mio scombussolamento.

Ecco, credo di aver ritrovato la tranquillità. Scrivere mi ha fatto bene.

***

Pablito è appena andato via, è corso a chiedermi se avevo della tisana calmante da dare a sua madre. A quest’ora tarda, però, mi ha fatto prendere uno spavento e per tranquillizzarmi si è trattenuto qualche minuto parlandomi di un giovane che questa mattina lo ha aiutato a portare la pesante cesta di mele. Non ci sarebbe stato niente di strano se nel nome e nella descrizione del suo “aiutante” non avessi ripensato a lui, allo straniero… a Sebastian!

Ecco perché sono di nuovo qui a scrivere, illuminata dalla luce fioca della candela, con davanti una tazza di tisana calda piena fino all’orlo.

Pablito mi ha detto di quanto sia stato gentile e affabile quello sconosciuto, di come spera di rincontrarlo per scambiare ancora qualche chiacchiera con lui.
Mi ha destabilizzata di nuovo. Possibile che lo “straniero” abbia più personalità? O mostra le sue varie facce a seconda di chi si trova davanti?
Il punto è che faccio di tutto per credere che sia un avventuriero in cerca di svago, furbo e arrogante. Ma la mia mente continua a lanciarmi l’immagine di lui amareggiato e dispiaciuto mentre mi dice di non potermi fare promesse. E non faccio che chiedermi cosa sarebbe successo se non fosse stato un viandante di passaggio ma un giovane di cui potersi fidare. Mi avrebbe corteggiata? Sarebbe stato così insolente da seguirmi ogni giorno all’uscita da chiesa o la sua sfacciataggine avrebbe lasciato il posto ad un corteggiamento romantico e rispettoso?
Ma a queste domande non avrò mai risposta e nemmeno devo pormele.
E’ uno straniero e non c’è posto per lui nei miei pensieri.

 E’ uno straniero e non c’è posto per lui nei miei pensieri

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
La zingara dell'AndalusiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora