68 ore alla Nomina
Quella mattina il cielo a San Francisco era coperto e opaco. In casa Highborn l'atmosfera non era migliore. Erano le nove del mattino, le due cugine, vestite rigorosamente di nero, erano sedute sulla sponda del letto di Nicole in attesa che Hellen fosse pronta. Martine teneva la mano di sua cugina che fissava il vuoto.
«Ce la faremo... insieme!» sussurrò avvicinandosi.
«Non basterà. Non riesco a... se andiamo, lui non tornerà più» sospirò, asciugandosi le lacrime. Martine l'abbracciò ancora mentre i suoi occhi diventavano lucidi. Quel pesante silenzio venne interrotto da Hellen, che irruppe nella stanza: «Forza, ragazze, è giunto il momento».
«Sono arrivati?» domandò Martine rivolgendole lo sguardo.
Lei annuì senza dire nulla.
«Tu sei pronta, mamma?» chiese Nicole, cercando il suo sguardo.
«Nnon potrei mai essere pronta per questo, ma dobbiamo andare.»
«Sei sicura che mia madre sappia come arrivare fin lì?» chiese Martine.
«Certo che lo sa. Me l'ha appena confermato. Il problema è che non le va di farlo.» Fece una smorfia.
«Non avevo dubbi» rispose seguendole giù per le scale.
Si ritrovarono tutti e cinque al pian terreno nella sala comune, Tom era appoggiato al battente dell'arco che separava l'anticamera dalla sala principale, mentre Lana era seduta su una poltrona.
«Siete pronte?» esordì Lana alzandosi e cercando lo sguardo di sua figlia.
«Come facciamo a non sbagliare destinazione?»
«È difficile sbagliare, Martine. Il portale conduce in più luoghi, basta pensare a dove vuoi andare e dire la parola d'ordine. Speravo di non doverla mai usare.»
«Conosci anche la destinazione?» chiese Nicole.
«Una volta Alfred mi raccontò che vostro nonno fece costruire una cappella dedicata alla famiglia... Deduco che ci stiano aspettando lì» ipotizzò Hellen inserendosi nel discorso.
«Sì, il largo dei caduti. Conosco bene quel posto, purtroppo.»
«Avrebbero potuto darti indicazioni più precise» protestò Martine.
«Solo perché non mi va di farlo non vuol dire che non so quel che sto facendo, cara» rispose Lana incrociando le braccia.
«L'importante è non perdere l'occasione di dirgli addio. Sbrighiamoci, mamma.» E s'incamminò verso lo studio dello zio.
Una volta entrate nella stanza, Lana si posizionò di fronte alla grande libreria e tutti dietro di lei.
«State vicino» ordinò poi, alzando un braccio e poggiandolo sul dorso rigido di un grande libro dalla copertina blu cobalto.
«Peráste mésa apó to théma.»
La parola d'ordine.
La figlia la guardò in silenzio. Avrebbe voluto dire un sacco di cose ma sapeva di dover tacere o sua madre, per quel che ne sapeva, li avrebbe potuti portare all'inferno.
Lana sfilò rapida il volume e la libreria sembrò diventare viola. Nel giro di pochi secondi, tutto ciò che la circondava diventò confuso e in movimento; la libreria era l'unico elemento che restava fermo e nitido davanti ai loro occhi. Un istante dopo tutto si fermò. Erano sempre davanti agli scaffali, ma all'aperto, in un altro luogo. Un vasto prato verde, pieno di alberi dalle a spirale di colore violaceo, strette e lunghe.
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Empowerment, Blank Slate Saga
FantasyIl mondo così come lo conosciamo, è frutto dello sviluppo della razza umana. L'universo della Saga, racconta di un mondo apparentemente identico, ma allo stesso tempo, dodici dimensioni alternative, frutto di una grande opera realizzata a protezione...