43 Reietta

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Un attimo prima era tutto sfocato. L'attimo dopo era tutto confuso. Gli occhi si accostavano e si riaprivano quasi sincronizzati ai battiti accelerati del cuore. Ogni istante che passava riusciva a mettere a fuoco meglio la stanza in cui era stata portata e un pezzo alla volta anche la memoria si faceva spazio oltrepassando quel fischio assordante che le rimbombava nella mente. Denise era seduta su una sedia quadrata di ferro. Si agitò senza risultati. Aveva qualcosa dietro le spalle che le teneva ben salda allo schienale. Le gambe erano legate tra loro e le braccia erano incrociate, infilate in una camicia di forza. Al di là del suo naso, una porta nera giaceva chiusa mentre oltre le pareti grigie, voci maschili e femminili si sovrapponevano ovattate. Ricordava tutto.

Il Ministro per terra che gridava e qualcosa di forte che la trascinava via. Era un vortice, l'aveva risucchiata. Aveva battuto la testa da qualche parte e da lì tutto era diventato buio.

Un tonfo, un passo. La porta si aprì.

Il Ministro Kimon l'attraversò andandole incontro. Lo riconobbe subito. La sua coda rossa lo rendeva unico.

«Denise, riesci a sentirmi?»

«Cosa... cosa mi avete fatto?»

«Non ti abbiamo fatto niente. Sei al sicuro adesso. Sei all'Orlo.»

«Al sicuro dice... Sono legata e prigioniera» ringhiò.

«È solo per evitare che tu faccia del male a uno dei nostri. Cerca di stare calma, Denise... per favore... o non potrò aiutarti. Ho bisogno che mi racconti cosa è successo. Dove sei stata?» Le afferrò un ginocchio abbassandosi verso di lei.

«Non mi tocchi. Voi mi avete rapita. Non dovevo fidarmi.»

«Non sei stata rapita... Sei qui perché hai violato una legge. Dovrai subire un processo per quello che hai fatto e sto cercando di trovare delle attenuanti. Il Ministro Gordias... perché l'hai attaccato?»

«Dovrebbe esserci lui su questa sedia.»

«È in infermeria. L'hai ferito con un campo di energia... sei il primo in carica. Accidenti, aiutami a capire» la implorò.

Denise non rispose. Era furiosa. Si sentiva sola, tradita, usata e soprattutto indifesa. Fidandosi di loro aveva già causato troppi danni. Non avrebbe commesso lo stesso errore una seconda volta.

«Se non collabori renderai le cose difficili» l'avvertì allontanandosi. Si fermò un istante sotto la porta, strinse il pomello e si voltò. «Ho visto una luce nei tuoi occhi, Denise. Il tuo posto è qui. Non permettere che te lo portino via» sussurrò prima di uscire. Il tonfo della porta sembrò riportarla alla realtà.

Avevano preso Norma.

Un'altra volta.

Tradendo la sua fiducia, aveva firmato la sua condanna a morte. Nonostante i suoi sforzi non l'aveva salvata e forse non l'avrebbe più rivista. Ogni suo passo era come cenere dispersa nel vento. L'allontanava dalla possibilità di prendere quel siero e ritornare alla sua vecchia vita. Nessuna possibilità di redenzione.

Nessuna rinascita. Il lieto fine era salpato.

Nella sala ovale, i cinque Angeli erano in preda a una discussione con il Viceministro Artemas e la Nalbat che assisteva senza pronunciarsi. Quando il Ministro Kimon entrò chiudendo la porta alle sue spalle tutti sobbalzarono.

«Allora... come sta?» domandò Hope facendo passi decisi verso di lui.

«Non collabora» decretò portando le mani ai fianchi.

«Che novità» sottolineò Nicole scuotendo il capo.

«Dovremmo vederla. Siamo un gruppo, dateci la possibilità» disse Ronny.

Empowerment, Blank Slate SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora