53 Cicatrici

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Quando Denise riaprì gli occhi, capì subito di essere all'Orlo. La vista mozzafiato sopra la sua testa non lasciava dubbi. Se c'era una cosa che aveva amato di quel posto, fin dal primo momento, era la marea galleggiante. Vedere quell'acqua blu sostituirsi ai soffitti, accompagnata da onde e suoni echeggianti dell'abisso, le dava un'insolita pace. Abbassò lo sguardo quanto bastava per comprendere di essere in infermeria. Era distesa sulla lettiga e non indossava più gli stessi vestiti. Adesso una veste bianca la copriva da cima a fondo. Si voltò a destra verso il comodino e lo sguardo cadde su due oggetti che le appartenevano, appoggiati l'uno accanto all'altro: il suo cellulare e l'amuleto di cristallo blu. Allungò la mano afferrando il cellulare, controllò che nessuno l'avesse cercata. Solo sua madre. Esalò un sospiro malinconico.

Le aveva raccontato di essere andata fuori città per un viaggio di lavoro e per fortuna suo padre le reggeva sempre il gioco quando le occorreva. Non faceva troppe domande, anche se presto o tardi avrebbe dovuto rendergli conto di dove era stata. Posò il cellulare e afferrò il ciondolo blu. Tirò su la schiena e lo fissò per un intenso minuto prima di spostare le gambe dal lettino e metterle sul pavimento gelido. Restò curvata per un po', osservandolo ancora. Era tutto quello che le restava del suo legame con Norma e con il suo passato. Dei passi attirarono la sua attenzione.

«Ti sei svegliata.»

Denise riconobbe subito la sua voce. Si voltò incontrando lo sguardo apprensivo di Hope.

«Come ti senti? Hai dormito parecchio.»

«Cosa è successo?» le chiese subito.

«Il Primo Kimon dice che hai abusato dei tuoi poteri senza avere una guida e quindi hai un po' esaurito le energie. Nel tuo caso si intende in senso letterale.» Le fece una smorfia sedendosi sul lettino di fronte a lei.

Denise notò che non indossava più la tunica protettiva delle Lumĭnar. «Sembra che tu stia meglio» le disse allungando il collo.

Lei annuì: «Vorrei poter dire lo stesso di Martine».

Denise sospirò spostandosi i capelli mossi dietro le orecchie. «È tutta colpa mia.»

Hope si avvicinò e le prese una mano. «No che non lo è» protestò. «Non dirlo neanche per scherzo, ok?»

«Non so come mi sentirei se mi avessero sterminato la famiglia. Non mi sorprenderei se desse di matto» affermò grattandosi la fronte.

«O peggio, se ci abbandonasse» disse Hope alzandosi.

«Te l'ha detto lei?» le domandò, seguendola su due piedi.

Hope le prese dei vestiti neri piegati dal piano d'appoggio frontale alle lettighe. «No, non l'ha detto... ma sento che ci sta pensando» affermò porgendole i capi.

«E questi di chi sono?» chiese afferrandoli e poggiandoli sulla sua lettiga.

«Di Amy. Sembra che abbiate la stessa taglia e che tu non riesca a restare pulita a lungo. Comunque, il Primo Kimon mi ha chiesto di avvisarlo quando ti svegliavi. Vuole parlarti prima della cerimonia per Nicole e Hellen. Tu ci sarai, vero?» le chiese incrociando le braccia.

«Certo. Mi sbrigo...» Si affrettò mentre Hope le dava le spalle avviandosi verso l'uscio. Iniziò a spiegare i vestiti neri adatti alla cerimonia quando vide le spalle di Hope ancora ferme sotto la porta. «Che c'è?»

Lei si voltò mordendosi il labbro per un breve istante. «Nulla, solo... grazie per aver scelto noi» sorrise.

Denise voleva risponderle che non le aveva scelte. Che in realtà non si era potuta opporre di fronte all'evidenza. Ma non poteva farlo, non se lo meritava. Nessuna di loro. Soprattutto non adesso, ora che Nicole ci aveva rimesso tutto. Annuì accennando un sorriso malinconico.

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