17 Eredità

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Nicole aprì gli occhi e per un attimo le sembrò di svegliarsi da un brutto sogno, ma quando inarcò la schiena il suo sguardo finì sulla tenda incenerita. L'odore inconfondibile di bruciato ancora beccheggiava debole nell'aria come il retrogusto di un sapore amaro, e le cianfrusaglie sparse per il pavimento erano una chiara dimostrazione che la realtà era peggiore dei suoi stessi incubi. Si strofinò le braccia. Non voleva passare altro tempo in quella stanza, così afferrò l'elastico nero che aveva al polso, si legò la lunga chioma bionda e si alzò di scatto. Attraversò il corridoio e si intrufolò in camera di suo padre. Tutto era perfetto e in ordine; sua madre aveva tirato fuori un completo nero e l'aveva steso sul letto, sapeva sempre come vestirsi anche in una situazione del genere. Vide una felpa blu poggiata sullo schienale della sedia davanti alla toilette dei trucchi, si avvicinò e l'afferrò. Per un attimo la tenne stretta osservandola, e una lacrima prepotente sfuggì al suo autocontrollo. Non voleva piangere, quindi cercò subito di trattenere le altre. La indossò e percepì subito odore di bergamotto, alzò il cappuccio e accostò il naso al bordo per averne ancora.

«Nicky?»

Nicole si voltò sentendosi chiamare. Era sul terrazzino davanti alla sua stanza, stesa su una sdraio a prendere il sole.

«L'hai portata?» domandò sollevandosi.

«Sì, eccola» le rispose il padre allungandole una granita.

«Allora, dovevi dirmi qualcosa?» corrugò la fronte.

«Sono arrivati gli zii.»

«Pensavo che ci raggiungessero domani per il tuo compleanno.»

«Martine ha insistito per anticipare.»

«Non avevo dubbi» borbottò sottovoce con una smorfia.

«Avevamo pensato con tua cugina di fare una passeggiata, vuoi venire?»

«No, papà, adesso sono occupata, non vedi? E poi lo sai che certi discorsi mi annoiano.» Fece un altro sorso abbassando lo sguardo.

«Lo so bene, ma... pensavo... ormai sei grande e dovresti iniziare a prendere sul serio la nostra storia, tutto quello che abbiamo è il risultato del prestigioso ruolo che tuo nonno e suo padre prima di lui hanno ricoperto nella comunità Alfa» disse Alfred.

«Papà, non ricominciare... fammi godere la granita.»

«Nicky, come posso Nominarti Custode un giorno se ti comporti così? Da generazioni sono gli Highborn a custodire, a costo della vita, il testo sacro più importante della comunità. Speravo di poter tramandare questo compito a te.»

Lei non rispose.

«Non le hai nemmeno mai lette. Quelle pagine non solo potrebbero aiutarti a capire le dinamiche del nostro mondo, ma sono anche il simbolo della nostra famiglia. La nostra ricchezza non è di certo il denaro» spiegò amareggiato.

«Papà, adesso non mi va proprio, mi dispiace. Però se vai in camera tua, troverai un bellissimo pacco bianco, quello grande non quello piccolo! È il mio regalo di compleanno!»

«Grazie, tesoro.» Si alzò dalla seduta e si allontanò.

Nessun oggetto, foto o indumento avrebbero mai potuto colmare la sua assenza. Era andato tutto in frantumi, suo padre era sparito e con lui anche le Sacre Scritture che avrebbe voluto lasciare a lei. Solo adesso riusciva a capire che suo padre aveva ragione, che gli eventi l'avrebbero costretta ad affrontare le conseguenze del suo disinteresse.

"Troverò quelle pagine, papà!"

Voleva onorarlo. Magari era tardi per avere il suo perdono, ma era ancora in tempo per ritrovare ciò che a lui era più caro e che le avrebbe dato modo di riscattarsi.

Empowerment, Blank Slate SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora