36 Metaforà

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Alison era distesa tra le braccia di Nicole, peggiorava a ogni respiro.

Hope cercava di fare pressione sulla ferita, ma non stava avendo grossi risultati. «Dobbiamo tornare indietro. Subito.»

«Come facciamo a trascinarla a piedi? Non ce la faremo mai» protestò Nicole.

«Useremo il transfert. Dobbiamo solo farle fare quest'ultima rampa» le rassicurò guardando verso l'alto.

Alison scosse la testa. «Non penso di farcela» mugugnò.

«Morirai se non ti portiamo all'Orlo. Devi alzarti» la incitò Hope infilandosi il suo braccio attorno al collo.

«Ti aiutiamo, forza!» esclamò Nicole.

«Pronte? Uno, due... tre» contò Hope.

L'avevano sollevata. Ora dovevano solo fare una manciata di gradini. Alison gridò. Ci misero circa dieci minuti per arrivare in cima alla scala antincendio, ma alla fine giunsero davanti al transfert.

«Forza, ci siamo quasi, siete pronte?» chiese Hope.

Davanti a loro non c'era altro che un muro.

«Sei sicura che sia qui?» chiese Nicole scettica.

«Certo!»

«Come fai a sapere la posizione esatta? Ci hanno solo detto il luogo!» obiettò Nicole.

«Non credo che sia il momento di dare spiegazioni accurate; comunque, per tua informazione, io leggo molto!» la zittì. «Peràste méso apò to théma.»

Al pronunciare di quelle parole, nel muro si delineò un ovale traslucido.

Nicole alzò il sopracciglio per un attimo. Era proprio lo stesso varco che si era aperto nella sua libreria a Villa Highborn. Peccato che non era lì che stessero tornando.

Le tre attraversarono la luce che si richiuse subito dopo.

Hope, Alison e Nicole fecero capolino all'Orlo. Erano sbucate nell'atrio che dava accesso alle aree riservate ai Ministri. Dovettero farsi aiutare dalla guarda in servizio che presidiava le scale per trasportare Alison lungo il corridoio gremito di porte, lasciandola poi alle cure di tre esperte. Le due restarono sbigottite nell'assistere alla premura che tre signore anziane, dalle orecchie appuntite come gatti siamesi, ebbero nei confronti della malcapitata. Trattata con devozione, Alison venne distesa su una lettiga turchese dalla forma duttile, plasmabile in base al peso e alla forma del paziente. Sospesa a mezz'aria su una barella senza rotelle, Alison venne portata in un'altra stanza e le due vennero scortate fuori da una di loro.

Pochi minuti dopo le raggiunse il Ministro Artemas Crouper che percorse il corridoio in fretta, stando attendo a non far cadere una pila di libri che stringeva tra le mani. «Per Yahweh! Che diavoleria è successa?» esclamò agitato, la schiena piegata dal peso dei tomi.

«È stato l'alchimista. Ci stava seguendo, credo» spiegò Hope. «Non abbiamo fatto in tempo a separarci che ci ha attaccato alle spalle» continuò, agitando le mani.

«Che cosa?» Poggiò i libri per terra. «Separate, come sarebbe?»

Portò le mani ai fianchi battendo ritmicamente la punta del piede destro. Era in attesa di una risposta. Nicole abbassò il capo, e pensò di lasciare a Hope l'onere di rispondere.

«Sì, beh... Amy è stata avvertita che qualcuno è entrato in casa sua e ci siamo dovute dividere per andare a controllare» commentò sperando che la motivazione gli bastasse.

Il Ministro soffiò verso l'alto spostando un ciuffo di capelli. «Signorina Sharper... dovete restare unite. L'abbiamo detto poche ore fa. Sareste dovute andare tutte insieme, e se hanno teso una trappola anche lì?»

«Ha ragione. Abbiamo fatto un errore di valutazione.» Abbassò il capo.

«Se Alison dovesse morire, questo errore vi sarà costato caro» sentenziò piegandosi per afferrare i libri. Hope alzò gli occhi al cielo, non poteva dirgli che il loro capo le aveva piantate in asso ed era fuggita mandandole nel caos. Nicole la guardò con la coda dell'occhio e scosse la testa. Era furiosa, ma non disse niente.

«Ccosa vi hanno detto le lumĭnar?» chiese il Ministro.

«È così che si chiamano?» chiese Hope interessata.

Lui annuì.

«Solo di stare alla larga. l'ha pugnalata allo stomaco» spiegò Hope.

«Credo che non sia così grave, le vecchie rimettono sempre tutto a posto» commentò distratto guardando prima in basso e poi le due che stavano sorridendo. «Solitamente...» aggiunse serio. Il sorriso sparì stroncato come un fulmine che squarcia la quiete del cielo.

«Perché l'ha fatto? Alison aveva detto che forse voleva aiutarla» chiese Nicole.

«A questo punto credo che sia una messa in scena. Non so che cosa voglia da lei» lamentò Hope.

«Bisogna scoprirlo. Restate nei paraggi. Avvertirò la Congrega e vedremo il da farsi. Se avete quegli apparecchi moderni contattate le altre e accertatevi che stiano bene, o dovrete raggiungerle» ordinò poi, ripercorrendo il corridoio. Scivolò a sinistra e a destra cercando di reggersi in equilibrio.

«Anche se non ci conosciamo, so a cosa stai pensando» insinuò Hope incrociando le braccia.

«Beh, credo che sia evidente, no?» commentò Nicole imbronciando le labbra.

«Grazie per avermi coperta» ribadì sorridendo.

«Ho coperto tutte noi. Bisogna trovare la matta e farla ragionare.»

«Ho già provato a chiamarla tre volte» rispose scuotendo la testa.

«Figurarsi! Spero che Alison si riprenda o faremo una brutta fine» sospirò.

«Non essere melodrammatica. Risolveremo tutto. Andiamo. Dobbiamo chiamare le altre» le intimò trascinandola per un braccio.

Giunte davanti a casa Foster, Amy si affrettò a salire le scale del porticato seguita da Martine e Ronny. Conosceva bene Harrison ed era sicura che fosse successo qualcosa.

La porta di casa era chiusa. Questo poteva voler dire solo due cose: Harrison era andato chissà dove, oppure era ancora dentro casa sua.

«Vado a controllare e torno» affermò infilando la mano nell'angolo basso della porta ed estraendo delle chiavi nascoste da dietro la staccionata di legno.

«Vengo con te» esclamò Ronny avvicinandosi.

«Sì, vai. Io resterò qui a fare la guardia, ma fate presto» intimò Martine stringendosi nelle braccia.

Amy entro in casa. Si guardò intorno ma nulla le risultava fuori posto.

«Nonna! Harrison!» Si affacciò in cucina e poi nella lavanderia. «Nonna!» gridò ancora, entrando in bagno. Al pian terreno non c'era traccia di nessuno dei due.

Si sbrigò a salire le scale. Ronny la seguì.

Le due spuntarono sul mezzanino che collegava il corridoio alle stanze. Gli occhi di Amy si focalizzarono sulla stanza di Bridget. La porta era spalancata.

Prima di potersi avvicinare vide un cellulare lungo il corridoio. Si avvicinò e chinandosi se lo rigirò tra le mani.

"Harrison..."

Era il suo cellulare. Digitò il codice di sicurezza: 12.11.15. La data in cui si erano fidanzati.

Quando aprì il dispositivo si trovò davanti il registro delle ultime chiamate.

911.

Amy sgranò gli occhi. Scattò in piedi e corse nella stanza di Bridget.

«Nonna...» sussurrò. Lasciò cadere il cellulare sul pavimento, accasciandosi sulle ginocchia. «Nonna!» gridò disperata.

Bridget era lì, riversa sul pavimento. Senza vita. 

Empowerment, Blank Slate SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora