28 Incanto

6 1 3
                                    

Pochi minuti dopo Hope era combattuta. Era agitata ma anche emozionata per quello che stava vivendo. Il Ministro Crouper l'aveva portata con sé attraversando un lungo corridoio. Avevano incontrato moltissime porte, ma lui non si era mai fermato davanti a nessuna. Mentre camminavano si era resa conto che era l'unico dei Ministri a essere riuscito ad avere la carica in giovane età, non era poi tanto più vecchio di lei. Quando lui la sorprese a guardarlo lei alzò lo sguardo al soffitto soffermandosi sulla marea verde che ondeggiava sopra le loro teste. Poi lui si fermò accanto a una porta.

«Mmpf!» sbuffò facendo un passo indietro. Hope gli aveva pestato una scarpa, distratta dal soffitto acquoso.

«Mi scusi, sono mortificata» affermò portando una mano alla bocca.

«Tranquilla» rispose lui scuotendole una mano davanti al viso. «Eccoci.»

Sulla porta c'era una targhetta trasparente dai riflessi rossi con inciso sopra il nome Frederick D. Kimon. Artemas l'aprì e le fece segno di entrare.

Hope ubbidì.

«Resta qui, il Primo ti raggiungerà» annuì e poi chiuse la porta. La stanza era ovale e sembrava quasi ricavata da una nicchia di roccia. Il tetto non era fatto d'acqua ma di pietra e un lampadario a forma di nuvola pendeva sospeso al centro.

Hope lo fissò. «Wow!» esclamò guardando quell'ambiente così accogliente.

«Eccomi, Hope.» Frederick entrò. «Lì fuori sono tutti esaltati, dobbiamo sbrigarci» commentò mentre prendeva posto dietro la scrivania facendole segno di accomodarsi di fronte a lui. «Dobbiamo fare un incanto, non ci vorrà molto» palesò, mentre la sua coda rossa schizzava come se avesse vita propria e si allungava alla libreria di legno grezzo alla sinistra di Hope. Continuava a muoversi di soppiatto passando da uno scaffale all'altro in cerca di qualcosa, mentre Hope osservava delle ampolle colorate sulla scrivania. «È incredibile questo posto!»

«Ecco, Hope, abbiamo trovato la polvere» affermò indicandole il barattolino di vetro sotto i loro sguardi. La coda aveva afferrato un libro dalla copertina blu ma era morbida e pelosa.

Hope sorrise, lo adorava.

«Andresti davanti allo specchio lì nell'angolo, cara?»

«Sì, ma certo.» Si alzò. «Le posso chiedere come farà lo specchio a sapere chi stiamo cercando?»

«Curiosa la tua domanda. La persona che fa l'incanto deve avere bene a mente la persona ed è per questo che lo farai tu, ma credo che tu lo sapessi già. Devi sgomberare la mente.»

«Ma io... insomma, non ho mai...»

«Avanti, Sharper. Credi che sia stupido? Quale Ishim entra nell'arena e interrompe la Nomina Generazionale? Tu sei una figlia di Ananke, come diciamo noi. È probabile che tu sappia già come funziona» alzò le sopracciglia.

«Il curioso sa perché si sottrae all'incertezza?» chiese arrossendo in viso.

«Vedo che conosci il mantra del poeta. Come volevasi dimostrare...» le fece un occhiolino.

«Verrò punita?»

«Peggio, verrai uccisa» confessò serio.

Hope sgranò gli occhi e fece un passo indietro.

«Stavo scherzando. Avanti, concentrati adesso» la rassicurò. Mentre riprendeva a respirare giurò di aver visto un sorriso sotto i suoi baffi. Si voltò verso lo specchio.

«Manca il cero.»

«Quasi lo dimenticavo. Lo trovi lì...»

Le indicò una cesta verde in un angolo. Hope la aprì. Dentro ogni tipo di candela, filo e dado erano stipati uno sull'altro. Afferrò quello che la ispirava di più, poi lo poggiò davanti allo specchio e si sedette di fronte incrociando le gambe.

Empowerment, Blank Slate SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora