Denise arrivo al Fairmont Hotel. Aveva provato a mandare messaggi a Norma, senza avere risposta. Era evidente che fosse arrabbiata. Ma non voleva arrendersi. Doveva parlarci e, in un modo o nell'altro, sarebbe salita nella suite a costo di forzare la porta. Entrò con il cappuccio della tuta alzato e le mani ancora in tasca. Puntò lo sguardo alla reception ed eccola lì, la signora di mezza età indaffarata al computer dietro al desk, con il solito occhialone squadrato e lo chignon alla testa. Questa volta non se la sarebbe cavata con una semplice domanda per avere campo libero, quindi decise che avrebbe usato i suoi poteri. Meglio approfittarne. Si accostò dietro una pianta all'ingresso. Scrutò l'addetta per qualche minuto per studiarla prima di agire. Vide che stava sistemando le chiavi delle camere nella bacheca alle sue spalle. Ne afferrava una da un cesto accanto al computer, e dopo aver messo le mani esili e rugose sulla tastiera, si voltava per agganciarla alla bacheca.
Doveva tentare. Tirò fuori una mano dalla tasca e la puntò al cesto di chiavi.
Si voltò verso l'ascensore. Guardò con attenzione il bottone per la chiamata e qualche secondo dopo vide lampeggiare il display poco sopra. Sorrise.
Si voltò verso il desk, il palmo della mano tratteneva un bagliore bianco.
Si concentrò. Non appena l'operatrice si mise di spalle per sistemare le chiavi, il cesto volò giù dal bancone.
Fu più facile di quanto pensasse. Stava imparando in fretta.
Il tonfo fece trasalire la donna.
Si chinò a raccoglierle. Era il momento. Si avvicinò di corsa all'ascensore.
Le porte si aprirono e lei sgattaiolò dentro.
Un uomo nell'atrio, che camminava a passo svelto, le fece cenno di aspettare ed entrò. Denise sospirò. Guardò verso il desk e vide che l'operatrice stava per rialzarsi. Doveva agire adesso.
Usò ancora i suoi poteri per concentrarsi sulla bacheca.
Le chiavi vibrarono per qualche istante e pochi secondi dopo caddero tutte.
La signora strillò ancora, intenta a fermare quella cascata di ferro.
Le porte si chiusero.
Era salva.
Arrivata al piano, si addentrò fiduciosa fino alla suite. L'istinto le fece fare un passo indietro quando si accorse che la porta era socchiusa.
Si dondolò incerta davanti la porta mordendosi il labbro.
Forse Norma la stava aspettando, sapeva tutto, e quel discorso che si era preparata non sarebbe stato necessario.
"Coraggio. posso farcela."
Si diede una spinta sui talloni ed entrò.
«Norma... ma che diavolo...» sbottò.
Fece una piroetta al centro della suite per dare un'occhiata generale. Il tavolino di cristallo davanti al divano era crepato in mille pezzi. Le tende erano state stappate e la stoffa bianca era aggrovigliata su se stessa ancora in parte affissa al soffitto. La scrivania di Norma era ribaltata. Fogli di carta sembravano caduti dal cielo come fiocchi di neve, sparsi ovunque.
Il tappeto aveva assistito a un'aggressione. Spostato e impresso di impronte di fango, riconducibili con molta probabilità a un uomo.
Norma era stata attaccata. Forse rapita. Magari addirittura uccisa.
Denise crollò sulle ginocchia, scioccata da quello scempio.
"È tutta colpa mia. Norma... che ti hanno fatto?"
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Empowerment, Blank Slate Saga
FantasyIl mondo così come lo conosciamo, è frutto dello sviluppo della razza umana. L'universo della Saga, racconta di un mondo apparentemente identico, ma allo stesso tempo, dodici dimensioni alternative, frutto di una grande opera realizzata a protezione...