25 Uccidere

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16 ore alla Nomina

Norma entrò nell'ufficio senza bussare.

«Ehi, ma che fai?» sbraitò Denise sobbalzando dalla sedia intenta a lavorare una pratica.

«Ti avevo chiesto di non farmi più infiltrare senza preavviso!» esclamò Norma sedendosi di fronte.

«Visto che vedi tutto, ho pensato che non occorresse fare rapporto» rispose, distratta dal computer.

«Non è questo il punto» le girò lo schermo per attirare la sua attenzione.

«Senti, non mi va di parlarne. Ho salvato il tuo medico giusto?» Posò lo sguardo su un quaderno sotto i suoi occhi.

«Sei riuscita a salvare Inghert. Siamo un passo più vicine all'obiettivo. Potrai avere il siero.»

"Se devo guadagnarmelo, forse non lo voglio affatto."

«Ci ho provato, ok? Ho fallito. Il medico è salvo, che bisogno c'è di ucciderla per forza?»

«L'intento era salvare Inghert e dimostrare che siamo forti, che non ci facciamo piegare e che tu non sei interessata a trattare con loro. Per adesso se l'è cavata, ma non abbiamo ancora finito.»

«Sapevi che Ronny e Hope sarebbero arrivate a salvarla, vero? Ammettilo» l'accusò.

«No, invece, o te l'avrei detto. Anche loro sono un Clan, è normale che si proteggano a vicenda, saranno andate a cercarla» ipotizzò avvicinandosi e stringendole forte una mano.

Denise la ritrasse e se la passò tra i capelli. «Io non mi sento parte di un clan. Conosco a malapena il tuo medico e non sono così convinta che voglia darmi la cura.»

«Non dire stupidaggini. Devi guadagnartela.»

«E come? Con un massacro? Loro non mi vogliono dalla loro parte, come sostieni. Ti sbagli.»

«Tu sei la salvatrice! Certo che ti vogliono dalla loro parte» asserì imbronciata e voltandosi dall'altra parte. «Anche noi stiamo rischiando la vita per proteggerti, non lo capisci?» sbottò.

«Noi chi? Dimmi di più della tua gente» protestò incrociando le braccia.

«La mia gente è la tua gente. Siamo nascosti per proteggerti. Lo vuoi capire che c'è una guerra in atto? Tu forse hai voglia di morire, ma io no; non lo permetterò. Devi convincerti della verità per farcela o loro avranno la meglio su di te» l'avvertì aggrottando le sopracciglia.

Denise si alzò poggiando i polsi sulla scrivania. «E io preferirei restare qui a lavorare, invece.»

«Adesso è proprio quello che serve che tu faccia» affermò alzandosi.

«Cosa diavolo vorrebbe dire adesso?» alzò il tono della voce sprofondando di nuovo sulla poltrona.

«Manca poco alla cerimonia, Denise. Ora devi stare al sicuro» le spiegò spostandosi verso la porta.

«Se solo potessi parlare con loro e farle ragionare, spingerle a fermarsi...» Le lacrime uscirono indisturbate sul viso pallido, era inutile tentare di trattenerle.

Udendo quelle parole, Norma scattò verso di lei. «Sei una sciocca se pensi questo; loro non si arrenderanno. Vogliono attirarti in una trappola e poi usare la tua energia per i loro scopi.»

"Forse ha ragione lei. Uccidere o restare uccisi, è davvero questa l'unica strada?"

«Aspetta...» sibilò alzandosi in piedi. «E se le assecondassi?»

«Spiegati meglio.» Norma incrociò le braccia.

«Hai detto che loro vogliono che mi unisca a loro, giusto?»

«È quello che vogliono farti credere, sì» le rispose assottigliando gli occhi.

«Potrei cercarle dimostrandomi intenzionata ad ascoltarle. Così sapremo cosa vogliono da me.»

«Ti ha dato di volta il cervello, per caso? È fuori discussione: ti uccideranno» replicò.

«No, se gli servo. Non mi faranno del male e forse Alison e Ronny non mi ascolteranno, ma Hope sì.»

«Quello che dici è fatalmente sbagliato. Non puoi unirti a loro perché tu non fai parte del loro Ordine. Non hai ricevuto il Medaglione e dunque hai la prova del fatto che vogliono solo usarti...» Si diresse veloce verso l'uscita. «Resta in luoghi affollati, in ufficio, a casa con i tuoi, ma per l'amor del cielo non ti azzardare ad andare lì o sarà di me che dovrai preoccuparti» l'avvertì prima di mettere piede fuori dalla stanza e sbattere la porta alle sue spalle.

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