19 Medaglioni

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Nicole stava tornando in cucina da sua madre quando un brivido freddo le salì lungo la schiena; si voltò di scatto ma non vide nessuno. Restò qualche secondo a guardarsi intorno per poi proseguire.

«È incredibile! Mia cugina non cambierà mai!» esclamò entrando nella stanza e avvicinandosi al frigorifero.

Sua madre stava versando il caffè nelle tazze.

«Che succede? Avete già litigato?» Scosse la testa alzando gli occhi al cielo.

«Martine è convinta che sua madre la lascerà giocare al piccolo stregone; non si rende conto che è una grandissima stronzata. Seguire questa follia ci condurrà dritte al cimitero e io non voglio di certo finire ammazzata come mio padre» sbottò mentre prendeva dell'acqua dal frigo. Richiuse l'anta sbattendola.

«Ehi, non devi essere arrabbiata con lui, per favore.» La strinse forte mentre una lacrima le rigava il volto.

Nicole scoppiò a piangere. «È tutta colpa sua! Come ha potuto andarsene e lasciarci qui tutte sole?»

«Amore, sono certa che avrà lottato per restare in vita.»

«È morto senza che gli potessimo dire addio, non è giusto» gridò Nicole mentre stringeva forte sua madre.

«Lo so, tesoro, lo so. Manca tanto anche a me. Ignoro ciò che accadrà ma noi resteremo unite, ok?»

«Non ho voluto ascoltarlo e adesso non so cosa devo fare» singhiozzò, insicura e instabile.

«Tesoro mio, non è un caso che tu abbia ricevuto il suo stesso dono. Troverai la tua direzione ne sono certa.» Le accarezzò i lunghi capelli biondi. «Ti voglio bene.»

«Forse prima di quanto pensi» suppose Martine entrando nella stanza.

Nicole si svincolò dalle braccia di sua madre per guardarla: «Che vuol dire?».

«La Nomina. Vieni a vedere, presto!»

Uscì dalla stanza. Nicole cercò di asciugarsi le lacrime mentre la seguiva insieme a sua madre. Entrate nello studio Martine si avvicinò a una vecchia cassettiera sul fianco della libreria. «Guarda qui dentro...» Aprì il primo cassetto.

Nicole era ancora arrabbiata ma obbedì, abbassò lo sguardo e vide un medaglione dorato con un simbolo inciso sopra: due cerchi uno dentro l'altro e sei linee rette che l'attraversavano intersecandosi nel centro.

Lo afferrò. «Che cos'è? Assomiglia a un sole.»

«È il medaglione, Nicole. È il tuo personale invito alla Nomina generazionale.»

Hellen sgranò gli occhi. «Aspetta, quella Nomina?» chiese alzando le mani mentre sua nipote annuiva. «Alfred me ne aveva parlato tempo fa... Avevo dimenticato che fosse quest'anno.»

Nicole osservava in silenzio: «Come fai a sapere che è per me?».

«Perché io ho ricevuto il mio stanotte.» Prese il suo, verde, dalla tasca. «Voltalo dall'altra parte.»

Nicole lo guardava incantata. «Siamo Angeli?» dedusse mentre Hellen portava le mani al mento dallo stupore.

«È per questo che stamattina mi sono chiusa nello studio di tuo padre. Cercavo notizie sul suo funzionamento per capire se potesse fungere da transfert, ma ho avuto la conferma che è solo un invito, un segno di ascesa privo di altre funzioni.»

«Forse c'è un modo» sospirò Hellen. «C'è una persona che ci può aiutare.»

Martine sgranò gli occhi. «Intendi mia madre?» domandò scettica.

«Sì. Ma prima devo sapere se siete sicure di quello che volete fare.»

«Zia, non devi aver paura. Siamo grandi ormai e ci proteggeremo a vicenda» disse stringendo Nicole al suo fianco.

«Per papà» asserì Nicole ricambiando quella rara intesa. Si voltò poi verso la madre. «Ma andrò avanti solo se avrò la tua approvazione.»

Hellen si avvicinò spaventata. «Amore mio, solo voi potete saperlo. Io non appartengo a questo mondo, ma voi sì; le vostre abilità sono straordinarie e tuo padre avrebbe voluto che fossi tu il suo successore. Ho tanta paura ma... forse è giusto così» concluse tremante, allungando le braccia anche verso Martine.

Mentre Hellen piangeva tra le due, diede un bacio alla figlia sulla lunga chioma bionda. «Questa famiglia ha già sofferto troppo» singhiozzò.

«Saremo prudenti» la consolò Martine, la bocca tremante per la commozione.

Nicole si spostò verso la cugina.

«Se vengo con te, mi devi promettere che non mi lascerai mai sola» l'avvertì puntandole contro un dito.

«Te lo prometto.» Alzò le dita incrociate davanti al viso e poi le due si abbracciarono ancora.

Hellen si strinse nelle spalle. «Va bene, dobbiamo prepararci.»

«E che diremo alla zia?» domandò Nicole.

«Per adesso nulla. Lei ci aiuterà ad andare dall'altra parte e se staremo ben attente...» Si strinse nelle spalle.

«Potremmo rifarlo per andare alla Nomina» dedusse Nicole arricciando le labbra.

Hellen annuì: «Te la senti?».

«Spero solo che non ci uccida» rispose la nipote, prima di lasciarsi andare a un lungo respiro. 

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