45 Flashback

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Fairmont Hotel, quindici giorni prima

Nella suite dell'albergo, Viraha era seduta alla sua scrivania a calcolare alcune coordinate su una mappa in pergamena antica, quando sentì suonare alla porta.

«Entra pure» disse, alzando gli occhi per un secondo.

Le scarpe antinfortunistiche marroni attraversarono la soglia e pestarono la moquette bianca lasciando grosse chiazze scure.

«Mia Signora» mormorò l'alchimista, inchinandosi, per poi guardarsi intorno disorientato. «Come mai mi hai fatto venire qui?»

Viraha diede un'occhiata all'orologio da polso. «Sei in ritardo.» Posò la mappa in un cassetto. «Ho bisogno di un posto credibile per incontrare Denise. Tra poco sarà qui e potrò finalmente mettere le mani sul ciondolo e tenerla lontana dalla Nomina. Che cosa hai fatto al viso?» chiese poi, mentre alzava lo sguardo verso di lui.

«È stata Alison. La tua visione era fondata.»

Lei sgranò gli occhi. «Stai dicendo... che Alison ha l'energia che cerco?»

«Sì. Il mio viso lo dimostra» rispose voltando il capo quanto bastava per mostrarle il volto sfigurato.

«Parlamene... è davvero ciò che desidero?»

«Ho provato a iniettarle un liquido vischioso, ha cominciato a muoversi per tutto il corpo, come una melma sotto pelle, è arrivato al petto, poi alla gola, fino a spruzzarlo come un veleno contro di me.»

«Stupefacente... di che esperimento si trattava? Sii più preciso. Cosa avrebbe dovuto fare la pozione?» domandò curvando la schiena in avanti.

«Le avrebbe dovuto provocare una reazione allergica ma lei lo ha rigettato, plasmandolo in un acido; quindi, sì, credo proprio sia ciò che stavamo cercando» rispose tenendo gli occhi bassi.

«Una reazione allergica? Pura perfidia!»

«Era soltanto una prova. Pensi che sia una di loro?» Un rivolo di sudore gli colava sulla fronte deformata.

«Sì. Sto ultimando gli ultimi dettagli...» spiegò avvicinandosi e toccandogli la pelle ustionata. Inghert soffrì in silenzio e la lasciò fare; lei chiuse gli occhi e restò ferma qualche secondo. «Avresti dovuto difenderti, te l'avevo detto che poteva essere pericolosa... o sei stato con lei troppo a lungo?» aggrottò le sopracciglia.

«No, mia signora» rispose imbarazzato.

«Hai perso la testa per lei, sei patetico» rispose alzandosi dalla sedia e passandogli accanto.

«Posso ancora sottrarle i poteri» si offrì tremante l'alchimista. «Sono perfettamente in grado di portare a termine la missione.»

«Non credo. Dove si trova adesso?» chiese avvicinandosi alla finestra, poggiando entrambe le braccia sul ventre.

«Mi ha rubato i documenti che avevo preparato, l'ho seguita, ha preso il volo diretto qui, così come abbiamo pianificato» la rassicurò stringendosi nelle spalle.

«Bene. Adesso ascoltami con estrema attenzione. Lasciamo che Alison creda di essere al sicuro per un po'. A breve assolderò un cacciatore, sarà lui a occuparsi del lavoro sporco. Non credo che tu sia adatto per questo ruolo. Ti chiamerò quando avrò bisogno di te per portare a termine l'incarico, se vuoi ancora la tua ricompensa» l'avvertì voltando lo sguardo verso la porta come se qualcosa aleggiasse nell'aria.

«Voglio essere io a prendere i poteri di Alison» protestò stringendo le nocche.

«Ti ho già detto di no. Rischia di ucciderti e mi occorri per completare il siero.»

Empowerment, Blank Slate SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora