3 Bisbiglio

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Tutto era sommerso dalle fiamme. Con una sottoveste bianca arrancava a fatica in un sentiero pieno di ostacoli, legna bruciata, alberi infuocati. Il calore del fuoco era così forte che sentiva il viso bruciare. Non riusciva a riconoscere il luogo in cui si trovava ma era circondata dalla vegetazione ardente, tutto bruciava e il vento e la polvere avvolgevano ogni cosa. Non sapeva bene dove stesse andando o cosa facesse in quel luogo, riusciva solo a intravedere in lontananza una luce bianca. Sentiva di dover proseguire ad ogni costo, anche se il terrore le rendeva quasi impossibile procedere e il calore del fuoco sembrava afferrarla alle spalle per trascinarla in un inferno senza uscita. A un tratto sentì un mormorio: "Salvami". Provò a rispondere ma non le uscì un filo di voce, provò a toccarsi la gola, ma era in fiamme. Il fuoco le impediva di parlare, ma non di udire un secondo mormorio: "Salvami".

Quel bisbiglio la fece balzare dal cuscino: il buio nella sua stanza era fitto, aveva i lunghi capelli sudati.

«Aiutatemi!» esclamò toccandosi con foga la gola. Spinse via con le gambe le coperte bianche e si apprestò a scendere dal letto. Respirò a lungo per riprendersi. «Non di nuovo, per favore» supplicò la giovane donna. Accese l'abat-jour sul comodino, un grande cono biancastro pieno di piccoli forellini. Posò lo sguardo sulla sua stanza: la finestra era chiusa, i libri sulla scrivania poggiati in ordine di grandezza, i vestiti piegati per colore sulla grande poltrona grigia nell'angolo della stanza sembravano nella loro esatta posizione, nessuno era entrato in camera sua. Era sola.

Si stropicciò gli occhi.

«Va tutto bene, stai calma, è tutto ok» mormorò voltandosi di scatto verso la sveglia luminosa. Le tre di notte.

Prima di rinfilarsi sotto le coperte, si affrettò a recuperare un elastico con cui legò i capelli castani. Tirò un profondo sospiro, poi si mise sotto le coperte e si girò sul fianco, chiuse gli occhi e girandosi e rigirandosi tra le lenzuola, con fatica riuscì a addormentarsi.

Il mattino seguente all'ultimo piano della White Car Rental, Denise entrò nel suo ufficio. Aveva tra le mani una rosa rossa incartata nel cellofan, e nell'altra reggeva una cornice bianca quadrata. L'avevano fermata al piano terra per darle i primi regali di compleanno. Si affrettò a infilare la rosa in un vaso di vetro ovale poggiato sulla sua scrivania di massiccio legno scuro. Poi si avvicinò alla parete frontale alla sua postazione di lavoro, tappezzata qua e là da svariate cornici moderne bianche e nere che rendevano il muro un unico grande manto maculato. Su una mensola stretta e lunga, fece un po' di spazio alla nuova arrivata, che conteneva una foto in scala di grigi: una lunga limousine nera tagliava quasi a metà l'immagine mentre suo padre, zio George e lei nel mezzo erano poggiati sulla fiancata dell'auto, abbracciati.

Denise si sedette al suo posto passandosi le dita sulla fronte per sistemarsi la frangia. Non amava compiere gli anni e quel giorno si sentiva più strana del solito. Le mancava lo zio, morto di infarto qualche mese prima. Lui le aveva insegnato tutto quello che sapeva sul suo lavoro, tanto da aver preso il suo posto quando era andato in pensione. Era stato come un secondo padre per lei ed era scomparso troppo presto.

In più, quell'incubo che fin da bambina tornava a farle visita nella notte del suo compleanno l'angosciava, e questa volta era stato senz'altro peggio. Aveva iniziato da un mese a sentire delle voci, che adesso si erano infiltrate anche nel suo incubo peggiore, rischiando di farla impazzire. Concentrarsi sul lavoro stava diventando sempre più complicato.

Tuttavia, come ogni giorno, era pronta per iniziare una nuova giornata. L'azienda si occupava di noleggio per autovetture in leasing, lei aveva il compito di smaltire le pratiche, le fatture emesse e tutte quelle conseguenti noiosissime faccende burocratiche di cui soltanto una donna paziente si sarebbe potuta occupare. Teneva molto al suo lavoro, ma quel giorno proprio non riusciva a concentrarsi, continuava a sfregare l'amuleto portafortuna che aveva al collo: una pietra blu di forma irregolare attorniata da un filo di rame scuro e sottile che la teneva intrecciata. E ripensava alla lista delle cose da fare a cui si era aggiunta da un paio di giorni una vecchia amica di famiglia. Era tornata in città e le aveva mandato un paio di messaggi per vederla. Denise ne era felice, e si riprometteva di richiamarla, ma i vari impegni continuavano a non darle tregua.

Empowerment, Blank Slate SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora