32 Hellen

5 1 5
                                    

Hellen si svegliò. Aveva un forte dolore alla testa e faticava a vedere con chiarezza. Cercò di mettere a fuoco per capire dove si trovasse e come vi era finita. Capì in fretta di non essere a casa, ma in un sotterraneo; sbatteva le palpebre in continuazione, mentre l'odore del cloroformio era ancora pungente sotto il suo naso. Cercando di portare una mano al viso venne bloccata dalle catene che la tenevano ferma: entrambi i polsi avevano un cinturino di metallo seguito da una catena che le impediva di scappare o muovere troppo le braccia.

Era in un luogo umido. Quel posto aveva tutta l'aria di una caverna, ma le mura non apparivano come quelle di una grotta, bensì come quelle di un edificio nel sottosuolo. Lunghi tubi intrecciati passavano intrecciandosi sulle pareti. Non c'era dubbio: era sotto la città, probabilmente nelle fogne. Davanti a lei, giaceva una pozza di acqua putrida dal colore verdastro che emanava un cattivo odore. Un flebile rimbombo cristallino le fece intuire che qualcosa di sovrannaturale si muoveva intorno a lei.

«Chi c'è?» strillò impaurita.

Passi veloci e inquietanti seguirono e poi ancora un mucchio di versi in una lingua sconosciuta. Le misero un sacco nero sulla testa negandole anche quel poco di vista offuscata. Pochi secondi dopo, si udirono altri passi, questa volta più decisi, quelli di una scarpa dal tacco femminile.

«Lasciaci soli» ordinò la donna, mentre l'altra creatura ubbidiva e si allontanava.

Hellen si domandò con chi stesse parlando ma non riusciva a capire.

«Forse ti starai chiedendo perché sei qui» chiese il suo interlocutore.

«Chi sei?»

«Non è importante chi sia io, mia cara, ma chi sei tu.»

«E chi dovrei essere?»

«La persona che era più vicina ad Alfred Highborn. Chi meglio di sua moglie potrebbe custodire i suoi più profondi segreti?»

«Quindi si tratta di questo... ma io non so niente» rispose debole.

«Tu sai molte cose, invece, e non è una supposizione.»

«Se avessi saputo i suoi più oscuri segreti non l'avrei mai lasciato solo, dando la possibilità a voi mostri di ucciderlo.»

«Hai centrato il punto. È proprio per questo che sei partita portando tua figlia con te. Le hai mentito, e questo fa di te una vigliacca, oltre che una sua complice.»

«Cosa diavolo vuoi da me?»

«Ho soltanto una domanda. Dov'è la profezia?»

«Quale profezia?»

«Sai, adesso che ci penso, è buffo. Lui sapeva a cosa saresti andata incontro, eppure ti ha messo in pericolo. Poi ti ha chiesto di partire per nascondere i suoi segreti... un uomo così onesto... non è stato molto nobile mettere il lavoro prima dei suoi affetti.»

«Questo non è vero, tu non lo conosci!»

«Ne sei così sicura?» obiettò. «La verità è che ha preferito morire mettendoti in pericolo invece di confessare, quindi... non te lo chiederò una terza volta, dov'è la profezia?»

«Ti ho detto che non lo so» rispose cercando di ribellarsi alle catene.

«In realtà avevo già utilizzato i miei mezzi per scoprire cosa conoscessi e il risultato è stato vago. Questo mi ha fatto capire che Alfred sapeva bene che questo momento sarebbe potuto arrivare, quindi ha ovattato i tuoi stessi ricordi. Una mossa astuta, devo ammetterlo.»

«Quindi non ti servo a nulla, che cosa mi tieni a fare qui legata?»

«Oh, non temere, qualunque incantesimo si può spezzare. Adesso ho bisogno del tuo aiuto e che ti concentri. Se lo farai, ti lascerò tornare a casa dal tuo Angioletto. A proposito, lo sai che verrà eletta? Sì, forse proprio in questo momento...»

Empowerment, Blank Slate SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora