La sera di quello stesso giorno, Ronny venne ricoverata in ospedale. Hope era accoccolata sulle sedie della sala d'attesa. Dopo un po' iniziò a stare scomoda, si alzò stiracchiandosi e si diresse verso la macchina del caffè nell'attesa che le permettessero di vedere la sua amica. Era proprio davanti al distributore di bevande calde, intenzionata a selezionare il suo doppio caffè macchiato, quando qualcuno chiamò il suo nome.
Si voltò e vide una ragazza dai capelli neri in camice bianco appoggiata a un uscio. Aveva tra le mani una cartellina verdastra.
«Mi dica, dottoressa...» Hope le si avvicinò.
«La ringrazio ma sono solo una tirocinante» precisò quella, accennando un sorriso. «Lei è una parente di Ronny Moose?»
«Ronny non ha nessuno. Sono il suo contatto d'emergenza. Come sta?»
«Meglio di quanto speravamo, la ferita si sta rimarginando più veloce del previso. Tra qualche minuto potrà vederla» le rispose accennando un sorriso.
«Grazie mille! Resto qui in attesa alla macchina del caffè» rispose tornando al distributore. L'infermiera la seguì a passo svelto.
«Ma io l'ho già vista da qualche parte, lei ha un viso conosciuto...» disse strofinandosi il mento.
«Beh, non saprei» le rispose mentre attendeva la preparazione della bevanda.
«Ecco!» esclamò indicandola mentre sorrideva. «Frequentavi il corso della Leblanc, a Berkeley.»
«Sì, lo scorso anno. Scienze matematiche, ma non mi ricordo di te...» scosse la testa.
«Non ci siamo mai conosciute, sedevo sempre in fondo e tu invece eri sempre in prima fila e me lo ricordo perché una volta hai fatto una scenata con la Leblanc!» spiegò l'altra, ridendo.
«Oh, mio dio, che figura! Quale delle tante?» ridacchiò coprendosi la bocca.
«Quella volta che litigaste per un esercizio sulle probabilità.»
«Ahah! Pensavo che le prendesse un colpo» commentò mentre afferrava il caffè.
«Comunque io sono Hope, piacere» le strinse la mano.
«Amy! Piacere mio. Entra pure, vi lascio sole» le indicò la porta della stanza.
«Grazie!» rispose Hope con un sorriso «Ehi, buongiorno» esclamò aprendo la porta e andando a sedersi accanto alla paziente.
Ronny era stesa a letto ancora convalescente. «Buongiorno... quanto ho dormito?» chiese strascicando le parole.
«Un po'. Come ti senti?»
«Sto benissimo, ma dobbiamo trovare quei figli di puttana» protestò, cercando di alzare la testa dal cuscino.
«Devi stare calma adesso.» Alzò le mani per incitarla a stendersi. «Ho temuto di perderti.»
«Lo sai che so cavarmela, ma grazie per essere venuta a recuperarmi.»
«Saresti morta senza di me» le rispose facendole l'occhiolino.
L'altra si strofinò gli occhi verdi «Allora? come mi hai scovata?»
«In realtà credo di aver avuto fortuna. Ho trovato una specie di incanto da fare sugli oggetti e l'ho usato sui capelli che lasci nelle spazzole; sapevo che eri viva, ma ignoravo ancora come trovarti fin quando non ho saputo al telegiornale della ragazza che hanno riesumato davanti alla centrale. Ho pensato che magari era una coincidenza, oppure che l'incanto mi aveva messo in condizione di ascoltare la notizia alla tv proprio in quel momento, così ho deciso di tentare» raccontò tutto d'un fiato mentre si toccava le ciocche bionde. «A ogni modo... per caso, sai chi fosse? La ragazza morta, intendo. Non è stata ancora scoperta l'identità.»
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Empowerment, Blank Slate Saga
FantasyIl mondo così come lo conosciamo, è frutto dello sviluppo della razza umana. L'universo della Saga, racconta di un mondo apparentemente identico, ma allo stesso tempo, dodici dimensioni alternative, frutto di una grande opera realizzata a protezione...