CAPITOLO 35

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POV AMBER:

Davanti a me e alla zia ci sono centinaia di chilometri per un viaggio lungo più o meno un intero giorno.

Lei ha deciso di usare come mezzo la macchina per essere più nell'ombra agli occhi delle possibili creature soprannaturali.

Ci siamo quindi suddivise il tragitto da percorrere alternandoci più volte, per non perdere tempo e così quando una guida l'altra dorme.

Sono già due ore che siamo partite e dentro la macchina c'è solo silenzio. Guardo fuori dal finestrino...

Sono arrivata a Beacon Hills con bassissime aspettative su ciò che quella città avrebbe potuto offrirmi eppure avevo passato tutta l'estate a sperare di non affezionarmi a nessuno dei miei futuri compagni di scuola cosicché non mi sarei sentita triste nel doverli lasciare per il consueto trasferimento annuo.

Se ripenso invece a come sono andate le cose mi si forma un groppo in gola.

Ho conosciuto persone fantastiche, assai diverse dal 'normale', con cui ho stretto un forte legame: dalla mia amica Lydia a Allison, da mio 'fratello' Scott a Stiles. So che, in un modo o nell'altro, un giorno le rincontrerò.

Ho scoperto una nuova me: più forte, sicura di sé, alle volte irascibile e testarda, ma anche innamorata.

Innamorata di un ragazzo. Ci siamo separati guardandoci negli occhi sorridendo perché consapevoli entrambi di quanto l'uno sia stato importante per l'altro, di quanto l'uno abbia insegnato e imparato dall'altro.

Innamorata anche del suo lato da licantropo di cui è sempre più affascinata, anche se sta ancora imparando a conviverci.

Tutto con il tempo era diventato più chiaro a partire dall'iniziale sogno di Lydia:

'È un ambiente aperto, vuoto, freddo, buio. Delle candele accese con una luce fioca, flebile come se stessero morendo sono disposte a formare un cerchio intorno a me.

Mi guardo meglio intorno: sembra un cimitero. Sulla tomba all'interno del perimetro di candele ci sono scritti due nomi che però non riesco a leggere.

Guardo ai piedi della lapide e noto un luccichio tra le foglie secche. Con cautela distendo la mano per toccarlo: è un oggetto di metallo. È un pugnale con la lama lucida ma con la punta insanguinata.

Mi spavento e lo lancio lontano da me oltre le deboli candele. Questo appena tocca terra produce un suono forte, rauco, gutturale, che mi mette i brividi. Sembra il ringhio di un animale.

Mi perdo a guardare la luce di una delle candele che tra tutte è quella che sembra prossima a spengersi. Non so perché ma il mio istinto mi dice di ricercare quel pugnale che tanto mi mette terrore e di far bruciare il sangue di cui la lama è bagnata sulla fiamma.

Tremando come le poche foglie quasi morte rimaste attaccate ad un albero del cimitero, cammino con passi lenti e incerti. Rientro nel cerchio di candele con l'arma ritrovata e seguo ciò che il mio subconscio mi indica.

Non appena il pugnale entra in contatto con la fiamma questa riprende vita, si accende di più, sembra un fuoco senza controllo, come di un incendio. Mi scotto ma non rimane il segno sulla mia pelle.'

Il cimitero e la lapide erano stati semplici da spiegare: la morte dei miei genitori era stato l'evento che aveva dato una scossa alla mia vita e che aveva dato inizio al susseguirsi degli avvenimenti soprannaturali.

Le candele, come già ipotizzato, sono io che prima della trasformazione erano deboli, il mio lato da licantropo era quiescente. Il suono rauco e gutturale, come detto da Lydia alla fatidica partita di lacrosse, era il verso di un lupo mannaro.

L'ALTRO LATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora