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Jackie

Avere qualcuno a farti compagnia è piacevole.

Mia nipote Judith, al mattino, fa una bella colazione abbondante di solito: infatti le ho dovuto preparare dei Waffle alla piastra per poi farcirli con la crema alle nocciole che le piace tanto. Posiziono il contenitore della frutta sul tavolo di legno e poi vado a prendere la caraffa con il caffè latte ancora caldo. Essendomi svegliata prima ho già avuto il tempo di lavarmi, arricciarmi i capelli e truccarmi. Devo solo vestirmi ma ho ancora tempo. Judith spunta in cucina con la maglietta che le ho prestato, le arriva fino ai polpacci ma le sta bene.

«Buongiorno zia» mugugna.

«Buongiorno tesoro, guarda cosa ti ho preparato» le indico i Waffle sul piatto e lei sorride, sedendosi a capotavola. Mentre facciamo colazione le dico che dopo deve andare a lavarsi i denti, ricordandole di prendere l'altro spazzolino nel primo cassetto. «Non puoi accompagnarmi tu a scuola?» esordisce d'improvviso e io cado nell'abisso. Non ho problemi ad accompagnarla, potrei chiamare Simonette e dirle che farò qualche minuto di ritardo. L'unica mia preoccupazione è che lei possa, in qualche modo, rimpiazzare la figura di sua madre con la mia. «Non c'è nessun problema, dovrò solo chiamare tuo padre per avvisarlo del cambio di programma» sorrido. Si rasserena, ciò mi riempie il cuore di gioia e mi fa capire anche quanto debba essere dura per lei. Dopo esserci entrambe lavate i denti, io vado a vestirmi.

Tiro fuori dalla cabina armadio una gonna bianca e un body dello stesso colore ma dalle spalline calanti. Ai piedi infilo dei tacchi senza cinturino non troppo alti e trasparenti, che ho già usato in precedenza. Prendo la tracolla, richiamando Judith che intanto esce dal bagno con indosso lo stesso vestitino azzurro di ieri sera. Si è pettinata i capelli e noto che le sue labbra sono più rosee del previsto.

Corrugo la fronte, chiedendole cosa abbia fatto.

«Niente» abbassa lo sguardo.

«Non ti sei messa uno dei miei rossetti vero?» domando. Scuote il capo, ma io alzo gli occhi al cielo. «Appena saliamo in auto te lo togli, ti avviso.» Nonostante gli sbuffi, mi accontenta appena ci sediamo sui sedili. Arrivo a casa dei miei, Glenn mi apre e mi guarda con disappunto mentre la piccola va al piano di sopra. «Non iniziare, me l'ha chiesto lei» intimo, andando in cucina alla sua destra. «Non voglio che si abitui troppo, Jackie. Attualmente è in una fase delicata, cerca disperatamente una figura materna e la sta cercando in te» mi intima.

«Cosa dovrei fare, spiegamelo» esclamo, aprendo il frigo per prendere una bottiglietta d'acqua e bere.

«Non calcare troppo la mano» mi prega.

Annuisco, aspettando la piccola in cucina.

Judith scende le scale indossando una salopette rosa e una magliettina bianca, mentre ai piedi ha delle Nike basse color cannella. «Andiamo, forza» le accarezzo il capo mentre Glenn le dice che al ritorno va a prenderla lui. La piccola annuisce, senza fare troppe storie e presto chiudo il portone alle nostre spalle.

Quando lascio Judith di fronte ai gradini della sua scuola mi sembra serena e lancia occhiate soddisfate alle sue compagne. Mi domando se loro le facciano pressioni, ma penso che sia proprio così. Le lascio un bacio sulla guancia, osservandola finché non oltrepassa le porte per poi dirigermi verso il parcheggio sotto gli sguardi lascivi di alcuni padri. Li ignoro, ho di meglio da fare. La mia mattinata al penitenziario è caotica e stancante: oltre a dover fare dei resoconti giornalieri e a organizzare delle sedute con i detenuti sento un certo caldo. Accendo il condizionatore, sentendomi già meglio. Oggi avrò la mia prima seduta con Beltran, sono pensierosa e agitata. Trovo la sua mente interessante, misteriosa e profonda più del dovuto. Più tardi, pranzo alla tavola calda con gli altri agenti e Simonette ma, al mio rientro, trovo Boone seduto sulla poltrona di fronte la mia scrivania.

Il Male In TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora