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Jackie

«Dolcetto o scherzetto?» cantilena Judith.

Sorrido, chiedendole di aspettare un attimo così che possa andare a prenderle le caramelle in cucina. Torno con il cestino, invitandola a prendersene quante ne vuole: ci sono cioccolate, caramelle alla fragola e al limone a perdere. Mia nipote è proprio adorabile con il suo costume da donnina del settecento e le scarpe di vernice bianca. «Sembri un angioletto» le accarezzo il capo mentre Glenn alza gli occhi al cielo, borbottando che ci ha messo tutto il pomeriggio per sceglierlo. Ridacchio, facendoli entrare in casa per poi chiudere il portone alle spalle. Mio fratello non è ancora nello spirito giusto, indossa una giacca di pelle una maglietta bianca, i jeans e un paio di scarpe comode ma nulla che faccia capire esattamente il suo personaggio. Io, in compenso, ho deciso di vestirmi da Marylin Monroe. Ho arricciato i capelli alla perfezione, ho usato un trucco leggero ma fino e anche l'eye-liner. Adesso indosso uno dei suoi abiti iconici, ma non originali naturalmente. Il mio costume è uguale a quello che indossava nel film "Gli uomini preferiscono le bionde" – il famoso tubino rosa con il fiocco enorme sulla schiena e i guanti lunghi sui gomiti.

«Tu cosa dovresti essere?» domando a mio fratello.

Si indica con stizza e orgoglio: «John Travolta».

Sorrido divertita, andando a posare il cestino pieno di caramelle in cucina.

Stasera andremo a fare dolcetto o scherzetto tutt'e tre, mia madre e mio padre hanno deciso di restare a casa per mangiarsi una pizza e Sierra sarà andata a qualche festa con Vanessa conoscendola. Dopo aver preso le chiavi di casa e la pochette, cammino sui tacchi a spillo pieni di brillantini e prendo la mano a Judith. «Andiamo a spaventare la gente!» esclamo, anche se in realtà non credo che noi tre potremmo incutere timore a qualcuno stasera. È passata un'altra settimana, non ho più visto Beltran e non ho neanche chiesto le chiavi della sua cella a Rachel. Ho semplicemente svolto il mio lavoro, chiacchierato con i detenuti e ascoltato alcune loro preoccupazioni. In molti temono di non riuscire ad abituarsi alla vita normale una volta fuori da quelle mura, ma io li ho rassicurati e convinti anche ad andare da uno specialista in caso di problemi.

Ci vuole tempo per riprendere in mano la propria vita.

E io lo so benissimo.

Camminiamo per le strade della cittadina, Glenn da un lato e io dall'altro. Judith bussa in diverse case, riceve parecchie caramelle e complimenti per il costume scelto. Fa persino una piroetta e un inchino regale, facendo ridere una coppia anziana che abita quattro case più in là rispetto al mio palazzo. «Non ti ingozzare troppo Judith, già ti ho portato dal dentista due volte in questi tre mesi» l'ammonisce Glenn, stringendole la mano. Alla piccola viene fame, quindi Glenn tira fuori le chiavi della sua Jeep e propone di tornare indietro per prendere la sua auto. Andiamo a mangiare in un Fast Food, ceniamo in macchina praticamente. «Smettila Jackie» borbotta mio fratello, tutto questo solo perché bevo dalla cannuccia.

Judith scoppia a ridere per via del suono che emetto e io le getto occhiatine divertite, dando i pizzicotti a mio fratello sulle braccia. «Ti lascio a piedi» si allontana furibondo, mentre io apro il finestrino. Sento il mio telefono vibrare nella pochette, perciò poso il bicchiere sul cruscotto e apro la cerniera per prenderlo. Mi sta chiamando Rachel, mi accorgo solo adesso delle altre otto chiamate perse. Rispondo subito, sentendo una strana sensazione addosso. «Rachel, è successo qualcosa?» parlo. Dall'altro lato sento dei singhiozzi disperati, doloranti che mi tolgono il fiato. «Rachel, mi stai spaventando...»

«È morto» le si spezza la voce.

Perdo un battito, sbattendo le palpebre. «Chi?»

Il brutto presentimento non fa altro che aumentare a dismisura e presto mi ritrovo a scendere dall'auto per fare due passi, sotto i richiami di mio fratello.

Il Male In TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora