Beltran
Rose rosse, davvero?
Mi scappa un sorriso divertito al tono disgustato del mio alter-ego. Brett detesta tutto ciò che è comune, anche il romanticismo della gente e infatti non era affatto d'accordo con me per l'idea delle rose rosse come regalo. Ieri sera ho osservato la reazione della mia dolce dottoressa attraverso la finestra, stranamente non aveva la tenda tirata e ho potuto vedere il suo sorriso adulato anche da lontano. Mi mordo il labbro inferiore, controllando gli specchietti laterali della mia auto per poi cambiare marcia e superare il semaforo. Ho un piano preciso da seguire, ho tutta l'intenzione di metterlo in atto pur di ottenere quello che voglio.
Jackie non ha il coraggio di scegliermi.
Ma non c'è nessun problema, glielo farò venire io.
Il corteggiamento è un'arte che deve essere curata, sviluppata e io so come giocarmi le mie carte. Appena parcheggio nel viale di casa di Jackie tiro il freno a mano, spegnendo il motore dell'auto. Scendo, dirigendomi verso il cancello per poi scavalcarlo con mosse studiate. Atterro sui piedi, perfettamente dritto e poi mi dirigo verso il portone. Svariati minuti dopo, sono in casa sua e richiudo delicatamente il portone dietro le mie spalle. La luce del soggiorno è soffusa, sento il getto dell'acqua quindi presumo sia sotto la doccia. Un'idea malsana ma decisamente in foga con i miei istinti mi porta verso il bagno.
Apro la porta delicatamente, vedendo vapore ovunque.
Sento il profumo del suo bagnoschiuma alle mandorle, è delizioso. Sarei tentato ad aprire il box doccia, ma poiché sono un gentiluomo decido di compiere un passo indietro e di aspettarla altrove. So dove nasconde la sua bottiglia di Bourbon, perciò mi dirigo in cucina. Dopo aver aperto l'ultima anta in alto a sinistra, tiro fuori la bottiglia e mi riempio il primo bicchiere. Bevo il primo sorso, non ho neanche bisogno di alzare il capo per sapere che adesso mi ha raggiunto. «Cosa ci fai a casa mia?» esordisce.
Sorrido, voltandomi e alzando gli occhi nei suoi.
Indossa un accappatoio bianco, ha i capelli bagnati che le ricadono sulle spalle e la pelle è lucida, fresca e profumata. «Passavo per caso» arriccio le labbra mentre lei scuote il capo sconvolta. «Non puoi piombare qui quando ti pare e piace» dice, mentre io penso l'esatto opposto. Vedo che ha fatto la brava: non è andata a casa di quel tipo, Scott. «Ti sono piaciute le rose?» domando, riferendomi al vaso che le ho fatto recapitare ieri sera. Boccheggia, distogliendo lo sguardo dal mio – lo prenderò per un sì. «Perché me le hai regalate?» inspira.
«Ci deve essere per forza un motivo?» chiedo.
Incrocia le braccia al petto, dicendo che non mi crede. «Qualsiasi tua azione ha un movente» specifica.
Anche questo è vero.
Fletto le braccia sulla penisola, mentre lei viene distratta dal movimento dei miei muscoli e dalle vene evidenziate. Si gratta l'orecchio, schiarendosi il tono per poi distogliere gli occhi. «Mi hai regalato quelle rose solo per convincermi a partire con te, non è vero?» domanda.
«Ho solo pensato che potessero piacerti» mento.
Assottiglia gli occhi, schioccando le labbra con una smorfia. «Beltran, non prendermi in giro: stai cercando di comprarmi, di adularmi pur di farmi partire con te. La mia risposta è sempre la stessa e tu lo sai, non verrò da nessuna parte» scuote il capo, mentre io mi scolo un altro goccio. Ascolto le sue lamentele con zero voglia, perché alla fine dei conti qualsiasi cosa lei stia dicendo in questo istante la sta dicendo solo per autoconvincersi di poter avere una vita normale senza di me; peccato che non potrebbe mai e poi mai condurre una vita comune. Jackie è attratta dall'oscurità, dalla perversione e può tentare di sedare questo suo lato ma io lo noto alla grande. Mi scosto dal bancone della penisola, lasciando il bicchiere vuoto per poi fare il giro e raggiungerla. Stringe le spalle e alza il mento fiera, guardandomi con coraggio e furia.
«Permettimi di dimostrarti cosa posso offrirti» soffio.
«No, Beltran...» balbetta tentennante ma io scuoto il capo, mettendole un dito sulle labbra. Sbatte le palpebre, guardandomi con quelle sue pozze verde chiaro tanto luminose. «Esci con me, stasera» ignoro le sue riluttanze.
«Non credo sia il caso» rifiuta.
Mi scappa un sorriso sincero, mentre lei continua a guardarmi inizia ad ammorbidirsi. Si morde il labbro inferiore, indecisa per qualche secondo, ma alla fine schiocca le labbra e sbuffa un va bene. «Solo per questa volta» precisa mentre io mi mordo il labbro inferiore divertito, compiendo un passo indietro. Ed ecco che l'agente Emilton viene dimenticato, quell'uomo non potrà mai e poi mai prendere il mio posto.
Le do il tempo di andarsi a preparare, intanto mi guardo intorno per la cucina e rifletto su dove portarla. La location non è stata studiata, lo ammetto. Ma quanto può essere difficile trovare un posto dove cenare o passare del tempo con una donna? Prendo il telefono dalla tasca, uno di quelli nuovi di zecca e con un numero totalmente diverso. Dopo qualche minuto di ricerche, finalmente mi viene in mente un'idea. Quando Jackie esce fuori dalla sua camera sento il ticchettio dei suoi tacchi sul pavimento, la vedo marciare in mia direzione con i capelli perfettamente arricciati in delle onde. Mi sembra persino che ondeggino a ogni passo. Sul suo viso c'è un filo di trucco, l'eye-liner e il rossetto chiaro. Indossa un abito beige, corto ma con dei bottoncini sul petto e le maniche. La guardo da capo a piedi, la mia occhiata la imbarazza e infatti distoglie lo sguardo. «Non ricapiterà di nuovo, ti avviso» intima. «Vedremo, intanto porgimi il braccio e lascia che ti scorti» la zittisco così, passandole affianco per poi piegare il gomito. Guarda la posa con riluttanza, ma poi scuote il capo e mi stringe il braccio. «Perché ho l'impressione che questo tu lo avessi programmato?» domanda, mentre usciamo dal suo appartamento e richiude il portone.
«Perché sei paranoica» arriccio le labbra.
Mi guarda di traverso e io le regalo un sorrisetto da schiaffi, entrando con lei in ascensore. Mentre ce ne stiamo in silenzio, a un tratto noto il suo cellulare illuminarsi. Lo tiene in mano quindi riesco a leggere il nome sullo schermo con facilità.
Scott.
Mi sa che dovrò fare un salto a Downtown.
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Il Male In Te
ChickLitIl penitenziario di Jacksonville appariva come un luogo austero, privo di vita. Dietro quelle sbarre di metallo si nascondevano uomini pericolosi, viziosi e condannati. Il direttore, ormai esausto e pronto alla pensione, cercava disperatamente una n...