Jackie
Il lavoro al penitenziario mi tiene parecchio occupata, raramente mi concedo una cena fuori con i miei familiari o con i miei amici. Tuttavia, stasera, Rachel ha pensato bene di uscire tutte insieme e andare in un locale in centro. Saremo in tre, domani tornerà anche Simonette e quindi sarà l'ultimo giorno che vedremo Megan perché tornerà nell'altro penitenziario. Non ricordo neanche quando è stata l'ultima volta che mi sono svagata, di solito passo il tempo a casa da sola: non sono poi così interessante come tutti credono. Frugo nella cabina armadio, tirando fuori uno dei miei vestiti da sera. L'abito è corto e rosso acceso, ha un corpetto stretto che mette in evidenza il mio seno e per completare il look aggiungo un girocollo in oro. I capelli li ho arricciati con la piastra, cadono magnificamente sulla mia schiena. In viso invece, ho applicato l'eye-liner, il mascara e un rossetto rosso.
Mi sento molto bella.
Cammino sui tacchi a spillo color carne fino alla cucina, prendendo la pochette abbinata da sopra la penisola per poi spegnere le luci. Non so che fine ha fatto Beltran, non lo vedo da quando c'è stata la cena a casa dei miei. Una piccola parte di me si sente in colpa per non averlo considerato o per averlo scacciato via in quel modo, l'altra però è sollevata perché non deve faticare parecchio per combattere contro questi strani sentimenti che provo. Nel tardi, guardo il paesaggio scorrere dal finestrino del taxi, immergendomi nelle luci e nel caos di Jacksonville.
Presto, arrivo di fronte al casinò e scendo dal taxi per pagare il tassista, dopo aver sganciato più soldi di quanto pensassi arriccio le labbra e mi dirigo verso l'entrata. Salgo i gradini, salutando i due buttafuori per poi superarli ed entrare nel grande locale dai pavimenti di marmo chiaro e le mura lucide. Schiudo le labbra colpita dalle enormi colonne e i lampadari, sentendo il mio nome risuonare nella sala. Getto un'occhiata verso la hall alla mia destra e, per fortuna, trovo subito Rachel e Megan. La prima indossa un tailleur nero con una bella scollatura e il pantalone, mentre la seconda porta un vestito bianco dalle strisce blu dritte e le maniche calate.
«Ehi, scusate il ritardo» arranco, lasciando un bacio sulla guancia prima a Rachel e poi a Megan.
«Non preoccuparti, stai benissimo» sorride proprio lei.
«Anche voi. Dunque, cosa facciamo adesso?» domando, non stando più nella pelle. Non sono mai stata in un casinò, è la prima volta e credo che giocare ad azzardo possa piacermi più del previsto. «Ora andiamo a bere e dopo a giocare» mi prende per il braccio Rachel e io la seguo, prendendo sotto braccio Megan a mia volta. Alcuni minuti dopo siamo ferme al bancone bar del locale, che a quanto pare ha anche un piccolo ristorante al suo interno. «Davvero buono questo Martini» mugugna Megan, storcendo le labbra come se in realtà le facesse schifo.
«Sei poco credibile, sappilo» le punto il dito divertita.
«Assaggiate questo» ammicca il ragazzo qualificato dietro il bancone, facendoci l'ennesimo cocktail. Rachel è quella che riesce a reggere di più, quindi la invogliamo.
Dopo di questi shottini, finalmente andiamo a giocare al casinò. Eseguo la prima manche, riesco anche a vincere qualcosina e a beccarmi un massaggio di incitamento da Megan. Getto i dadi e quando capita proprio il numero che cercavo esulto, mentre gli altri imprecano e sbuffano. «Cosa farai con questi ora?» domanda Rachel al termine. Faccio spallucce, dicendole che forse li userò per giocare ad altro: ci sono attività di tutti i tipi, anche le macchine con quella mano metallica che acchiappa i peluche e altro ancora. Rachel vince uno di quei enormi pupazzi di Pikachu e Megan si diverte a fare un gioco con gli occhiali 3d in una sala piena di televisori e console. Non avrei mai pensato di dirlo, ma questo posto è fantastico. È ormai mezzanotte quando usciamo dall'edificio e ci sediamo sui primi gradini del locale ridendo come delle pazze. «Era davvero spaventoso quel mostro del videogioco» scuote il capo Megan, inorridita mentre io mi guardo intorno.
«Questo posto è enorme, c'è di tutto» mi sorprendo.
«Sì, Nito me l'ha consigliato» annuisce Rachel.
«Tra te e Nito c'è qualcosa?» domando curiosa. La guardo, notandola perplessa e leggermente a disagio. «Siamo sempre stati solo amici, non c'è mai stato altro tra noi» scuote il capo, pensierosa.
«Eppure non mi sembri convinta» osservo.
«C'è stato un periodo in cui credevo che magari il nostro rapporto si potesse evolvere, ma poi abbiamo preso strade separate e tutto è svanito» fa spallucce. Si chiama infatuazione a breve termine, capita spesso di provare qualcosa che a lungo andare, se non curata, scompare e basta.
«Megan tu come sei messa?» le domanda Rachel.
La ragazza arrossisce, dicendo che non ha avuto un ragazzo serio in vita sua. «Davvero?» domanda sconvolta Rachel, mentre io le do uno schiaffetto sulla spalla per farla tacere. «Capita di non trovare la persona giusta» la consolo, certa che un giorno troverà l'uomo adatto a lei. Passiamo il resto della serata a chiacchierare, fin quando non si fa tardi e decido di chiamare un taxi. Le saluto con la mano da lontano, aprendo poi la portiera di lato al marciapiede. Dopo aver dato l'indirizzo al tassista, finisco per mettermi comoda sul sedile. I miei occhi si chiudono dopo neanche cinque minuti. Dopo non so quanto tempo, un tocco sulla spalla mi fa aprire gli occhi, presto vedo il volto del tassista straniero davanti al mio e io mi ritraggo. «Scusi, non si svegliava e allora ho dovuto aprire la portiera» sorride imbarazzato e io annuisco, chiedendogli scusa per poi passarmi una mano tra i ricci biondi. Metto piede sull'asfalto, sentendo un capogiro appena mi metto in piedi. Barcollo, quando a un tratto apro gli occhi sentendo la mano del tassista sul mio braccio. «Sta bene?»
«Ho bevuto un pochino, mi scusi.»
Tiro fuori i soldi dal portafoglio, porgendogli venti dollari per poi avviarmi verso il portone con occhi semi-chiusi. Sono più addormentata che sveglia, maledizione. Mi passo una mano in viso, sbattendo le palpebre per poi fermarmi dietro il cancello. Assottiglio gli occhi, vedendo un'ombra al di là delle sbarre. Due occhi ghiaccio mi fissano con lussuria e divertimento, spingo il cancelletto ma presto mi rendo conto di avere solo delle allucinazioni perché in realtà, davanti a me non c'è chi speravo.
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Il Male In Te
ChickLitIl penitenziario di Jacksonville appariva come un luogo austero, privo di vita. Dietro quelle sbarre di metallo si nascondevano uomini pericolosi, viziosi e condannati. Il direttore, ormai esausto e pronto alla pensione, cercava disperatamente una n...