Capitolo 17

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Ormai era mezzanotte, Alexander non era ancora tornato, avevo mangiato da sola ed ero sempre rimasta dentro queste quattro mura, nel pomeriggio avevo girato un pò per le stanze e avevo scoperto esserci un enorme libreria sullo stesso piano della mia camera, avevo preso qualche libro per leggere e passarmi il tempo e verso le dieci ero andata a letto. Non riuscivo a dormire sopratutto ora perché sentì la porta d'entrata sbattere con violenza, mi alzai così dal letto e aprì di poco la porta della mia camera, vidi un'ombra proiettata sul muro delle scale e poi lo vidi, le sue mani erano piene di sangue e lo stesso i suoi vestiti, entrò dentro la sua camera e io richiusi la porta, mi sdraiai a letto sperando di riuscire a prendere sonno ma ancora nulla, mi girai verso le finestre e guardai la città illuminata ad un tratto però sentì la porta di camera mia aprirsi piano, io rimasi ferma com'ero <So che non stai dormendo Ally> non dissi nulla, lo sentì avvicinarsi e toccarmi la spalla <Cosa vuoi?> domandai molto arrabbiata girandomi dalla sua parte <Che cosa è successo? Perché sei arrabbiata?> Domandò <Non si risponde ad una domanda con un altra domanda> dissi <Bhe me ne fotto! Rispondi alla mia domanda e io risponderò alla tua> decisi di stare al suo gioco perché sennò avremmo finito all' alba e non avevo tempo ne voglia da perdere, <Sono arrabbiata perché non ti ho visto per tutto il giorno ero in pensiero Alexander, mi sono preoccupata per te, so che è il tuo lavoro e so che sei molto abile in quello che fai ma non sempre tutto va secondo i piani> dissi <Non capisco Ally spiegati meglio> <Voglio dire che se per sbaglio prendi una pallottola ci rimetti e io non ho intenzione di perderti> lo guardai <Fammi posto> disse e io mi spostai un po più in là per farlo distendere vicino a me, <Ora ho capito Ally, mi dispiace di averti fatto preoccupare ma sai qundo faccio certe cose non posso chiamarti, so i rischi che corro ma questa è la mia vita, stai tranquilla bimba nessuno osa farmi male e poi con me ci sono i miei uomini loro darebbero la loro vita per salvare la mia> disse dandomi un bacio in fronte, io appoggiai la testa sul suo petto e gli circondai la vita con il mio braccio, <Ora rispondi alla mia domanda> lo sentì ridere <Volevo passare la notte con te> io sorrisi e grazie alle sue dolci carezze mi addormentai. La mattina seguente al mio risveglio scoprì con amarezza che Alexander non era più vicino a me, decisi di vestirmi e scendere in sala da pranzo per la colazione, Maya mi servì dei pancake e io la ringraziai, lei mi fece un sorriso e poi se ne tornò in cucina, mentre mangiavo la porta d'ingresso si spalancò <Dov'è Alexander?> Domandò Christian venendomi incontro, <Non lo so probabilmente nel suo ufficio> dissi continuando a mangiare, avevo scoperto quell' ufficio grazie al giro che mi ero fatta per le stanze non era molto grande ma era bellissimo aveva una scrivania nera e una sedia bianca, ai lati due librerie e nell'angolo a destra un tavolino con sopra del whisky, l'uomo corse su per le scale e dopo pochi secondi ritornò giù <Non c'è> a quel punto mi prese il panico <E dove può essere?> Chiesi, Christian ci pensò su <Oh Cristo santo!> disse mettendosi le mani tra i capelli, <Cosa?> domandai <Aveva uno scambio con il cartello Messicano al porto> disse andando verso la porta <Aspetta vengo con te> dissi correndogli dietro <No tu resti qui, ho già abbastanza casini così, non mi servi anche tu> sbattè la porta e io rimasi ferma dov'ero, avevo complicato la situazione? Ero davvero un peso o era solo Christian che lo pensava? Decisi di aiutare Maya con le faccende solo per passarmi il tempo. Verso le quattro del pomeriggio sentì la porta principale aprirsi e le urla di Alexander e Christian <Ringrazia dio che sono venuto Alexander> gli urlò il suo braccio destro mentre chiudeva la porta <Fanculo ce la facevo da solo, ormai l'affare era fatto!> io che mi trovavo in salotto mi avvicinai a loro <Stai bene?> gli chiesi interrompendo il loro bisticcio, <Si ma sarei stato meglio se avessi concluso l'affare> disse guardando Christian per poi salire le scale, <Alexander> gli urlai andandogli incontro ma una presa sul mio polso mi fece fermare <Lascialo stare Allyson, è incazzato perché gli ho salvato la vita> mi voltai verso Christian <Cos è successo al porto?> l'uomo posò gli occhi su di me <Quando sono arrivato sia i messicani che Alexander avevano le pistole puntate uno contro l'altro, non so per quale motivo ma loro erano in tanti e lui solo uno, così ho parlato con i messicani e gli abbiamo venduto metà della roba, è per questo che è incazzato> disse scuotendo la testa a destra e sinistra <Dovrei lasciarlo stare?> gli chiesi <Si almeno per oggi> disse andandosene. A cena Alexander non si presentò, avevo seguito il consiglio di Christian non mi ero avvicinata ne a lui ne al suo ufficio, erano ormai le nove di sera io ero uscita in giardino, l'unico posto in cui potevo andare per ora, stavo guardando le stelle mentre l'aria frizzantina mi faceva accapponare la pelle, ad un tratto sentì un tessuto morbido coprirmi le spalle, lo guardai meglio e scoprì essere una coperta bianca, mi girai indietro <Alexander> lui mi guardò e si sedette sul prato con me, <Dovresti coprirti di più quando esci> disse <Scusa> era l'unica cosa che riuscì a dire, lui sospirò e vidi estrarre dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette e poi l'accendino <Da quando fumi?> domandai <Solo ogni tanto, quando sono più stressato> <Posso provare?> Chiesi lui mi guardò <Certo che no> io sospirai sconfitta, <Quando potrò tornare a scuola?> domandai sperando di tornarci il prima possibile per recuperare le lezioni <Non ci andrai, ho parlato con i tuoi professori, ti manderanno tutto via mail, ti ho preso un computer è nella tua stanza> rimasi delusa da questa risposta <Alexander io voglio uscire sono stufa di stare qui, mi sento una prigioniera> <Lo so ma se ti facessi uscire saresti in pericolo> <E se uscissimo insieme?> domandai sperando in un si, <Quando avrò tempo> rispose freddo lui <E pensi di trovarlo il tempo per me? Almeno un secondo della tua vita me lo puoi concedere o sono un problema anche per te?> dissi urlando <Non sei un problema Ally! Ma che diavolo dici?> si alzò dal prato e lo stesso feci io, <Volevo venire anche io al porto con Christian ma lui me lo ha impedito dicendomi che sono un problema per lui e così-> non mi fece finire <Ti ho detto di non badare a ciò che dice quell'imbecille di Christian!> io non dissi nulla, me ne andai a letto ormai ferita, non avevo più forze di litigare né tanto meno di restare sveglia.

My personal bodyguardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora