Capitolo 18

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Eravamo arrivati ormai alla vigilia di Natale, le settimane prima Alexander non era uscito dal suo ufficio ed era diventato ormai freddo e distaccato, non mi guardava più, non mi dava più le attenzioni di una volta ed io mi sentivo persa, mentre io e Maya finivamo di appendere gli ultimi decori per l'albero di Natale vidi Christian entrare dentro casa <Come sta Alexander?> Domandò, io e Maya ci guardammo <È ancora nel suo ufficio> lui sbuffò <Ci vado a parlare se vuoi> dissi <No tranquilla> <Sicuro? Magari riesco a calmarlo e poi dopotutto domani è Natale, non può passarlo in ufficio> Christian mi guardò <Già magari ce la fai...va bene parlagli> io gli sorrisi e corsi su per le scale, arrivata davanti al suo ufficio bussai ma nessuno rispose, aprì piano la porta, che fortunatamente non era chiusa a chiave, entrai e lo vidi seduto sulla sua poltrona con un bicchiere di whisky in mano mentre guardava dei fogli, <Alexander> lo chiamai nel modo più dolce possibile, <Che vuoi?> mi rispose freddo, mi avvicinai fino ad arrivare davanti alla scrivania <È la vigilia oggi, lo sai vero?> lui sospirò <E quindi?> disse senza interessamento, <Non vuoi uscire da qui?> Chiesi delicatamente, <No> rispose secco, così andai dietro la scrivania gli spostai il braccio che teneva i fogli e mi sedetti sulle sue gambe, lui si lasciò fare ed era quindi un buon segno, <Pensavo che almeno la vigilia la passassimo insieme..sai mi manchi e non solo a me, rivoglio lo stesso Alexander che ho conosciuto la prima volta, voglio l'uomo che mi ha salvato da quella casa malata, voglio le tue attenzioni, voglio sentire le tue mani vagare sul mio corpo, voglio poter sentire la tua voce sul mio collo mentre mi baci, ti voglio Alexander> dissi sbottonandogli i primi bottoni della camicia bianca, lo sentì portare una mano sulla mia coscia destra e con l'altra mano si portò il bicchiere davanti alla bocca per bere e poi lo posò sulla scrivania, mi spostò i capelli sul lato destro e iniziò a darmi piccoli baci sul collo, il mio respiro si faceva sempre più pesante <Sono stato molto assente ma speravo venissi tu a risvegliarmi, perché solo tu sai riportarmi in superficie quando mi trovo in un abisso> disse guardandomi negli occhi. Io gli sorrisi <Cosa è successo che ti ha tenuto così tanto impegnato?> gli domandai <Un po è stato l'affare al porto con i messicani e un pò è stata la mia rabbia che è prevalsa su di me> spostò le sue mani sui miei fianchi <Uscirai da qui?> gli domandai nuovamente <Si certo> lui mi sorrise. <Ah! Capo è bello rivederti> disse Christian aspettandoci infondo alle scale, <Si si, ma ce l'ho ancora con te> parlò Alexander una volta sceso dalle scale, Christian sorrise sapeva che Alexander per quanto burbero fosse, aveva compreso il rischio ma non lo avrebbe mai ammesso, ci spostammo tutti in salotto dove Alexander ammirò l'albero e le varie decorazioni congratulandosi con me e Maya, mentre Alexander parlava con Christian di affari, io aiutai Maya a preparare il pranzo, una volta pronto Alexander ed io ci sedemmo a tavola mentre Christian tolse il disturbo anche perché avrebbe passato la vigilia e il Natale con i suoi. <Cosa vuoi fare oggi?> mi domandò l'uomo seduto difianco a me, <Voglio uscire e giocare con la neve> lui mi sorrise e dopo aver indossato le giacche potei finalmente uscire nel giardino, iniziai a costruire un pupazzo di neve e poco dopo mi aiutò anche Alexander, mentre stavo mettendo un bastoncino come naso del pupazzo, Alexander mi tirò una palla di neve e da lì partì una vera e propria lotta, era bello vederlo ridere, era così spensierato anzi eravamo in due ad esserlo, le lezioni che mi mandavano via mail non erano così complicate come credevo ma mi mancava essere libera, non che qui non lo fossi ma tutta questa storia mi aveva tolto una cosa alla quale io non avevo dato peso fino ad ora, sospirai stendendomi sul manto di neve <Sei già stanca?> mi chiese Alexander guardandomi <Solo un pò> lo sentì ridere per poi sedersi vicino a me, mi misi seduta per potergli parlare <Posso farti una domanda?> lui mi guardò e annui <Chi è veramente mio padre? A questo punto ho capito pure io che non è solo un semplice stilista e che non è famoso solo per i suoi capi vero?> lui sospirò e iniziò a parlare <È un boss della mafia pure lui ha commesso molti crimini e non solo, è conosciuto perché non molto tempo fa è riuscito a vendere più di tre container pieni di droga agli italiani, da quel momento la sua fama si è alzata, aveva un grande potere sull'intera città di New York ma c'era una cosa che bramava più di tutto-> <La collana> dissi interrompendolo, <Esatto> <Perchè?> domandai <Quella collana apparteneva a mia madre e prima di morire l'aveva data a me perché me ne prendessi cura, ma per un stupido errore l'avevo venduta a tuo padre> <Di che errore si trattava?> Chiesi <Non ha molta importanza, sta di fatto che ora è al sicuro> <Perchè tutti la vogliono?> <Perchè se venduta quella collana può valere più di quanto pensi e la seconda cosa con la quale la mafia si arricchisce dopo la droga e le armi sono i soldi> <Ora che mi hai raccontato tutto ho solo voglia di cambiare cognome e faccia> lui rise <Lo so è orribile portare il cognome di uno così, ma anche se cambiassi aspetto fisico e tutti i tuoi dati rimarrebbe il DNA, quello bimba non si può cambiare nemmeno volendo> io sospirai perché aveva ragione e sapere di essere figlia di un uomo così non era cosa di cui andare fieri <Rientriamo ora> disse alzandosi e pulendosi il cappotto dalla neve, io lo seguì e una volta dentro casa mi fiondai subito davanti al camino in salotto, mi sedetti sul divano e Alexander portò due cioccolate calde, <Ti ricordi?> mi domandò una volta seduto difianco a me, <Certo, la notte che avevamo passato nella casa in campagna...come dimenticarlo> dissi guardando la tazza bianca, <So che non è la tua tazza preferita ma-> <Non importa Alexander, ora l'unica cosa di cui ho bisogno sei tu> dissi interrompendolo, lui sorrise e mi fece appoggiare la testa sul suo petto e iniziò a coccolarmi. Maya la sera stessa andò via per festeggiare il Natale con i suoi nipoti venuti a New York per farle visita, negli ultimi tempi avevo legato molto con questa signora e fin da subito aveva iniziato a trattarmi come una sua piccola nipotina, era molto dolce e spesso le davo una mano in cucina.

My personal bodyguardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora