Capitolo 3

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Quando le prime indagini finirono, il capo della polizia se ne andò e sentì la porta sbattere. Non avevo dormito e ormai erano le cinque di mattina, i miei non erano nemmeno saliti in camera per vedere come stessi. Sentì alcune voci al pino di sotto e poi un rumore di chiavi segno che i miei stavano ripartendo per lavoro come se nulla fosse successo. Mi stesi sul letto e tentai di chiudere occhio ma un bussare alla porta mi spaventò, <Avanti> dissi <Le ho portato la colazione> disse il maggiordomo, <Grazie ma non ho fame> rifiutai di mangiare, ero troppo stanca, lui uscì e io mi rimisi a letto. Dopo pochi minuti sentì bussare di nuovo <Non ho fame grazie comunque> urlai, la porta si aprì e io mi girai di scatto <Allyson devi mangiare qualcosa> disse Alexander con il vassoio della colazione in mano <Non ho fame> lui si avvicinò e mise il vassoio sulle mie gambe <Non lo voglio> prese una fetta biscottata ci mise sopra la marmellata e me la porse <Non mi va> dissi spostandogli la mano <Mangia> <Non prendo ordini soprattutto da te> misi la testa sul cuscino e gli diedi le spalle <Senti Allyson so ciò che provi in questo momento, sei spaventata e probabilmente hai sonno ma non riesci a dormire perché ciò che è successo ieri sera non te lo permette, ma capisci che non puoi rifutarti di mangiare> <Sono solo stanca Alexander e quando sono stanca non mi va di mangiare> dissi con tono più calmo e gentile, <Va bene come vuoi, lo lascio qui sopra la tua scrivania, se magari cambi idea..> lo vidi appoggiare il vassoio sulla mia scrivania per poi dirigersi verso la porta <Alexander> lo chiamai <Dimmi> < Se non hai altri impegni..ti andrebbe di restare qui vicino a me?> domandai sentendomi una bambina di cinque anni che ha paura del mostro sotto il letto, <Certo> si distese vicino a me, io mi girai e appoggiai la mia testa sul suo petto, lui iniziò ad accarezzarmi <I miei sono usciti subito questa mattina...che cosa hanno detto di ciò che è successo?> gli domandai <Hanno detto che ho fatto un ottimo lavoro e si sono congratulati con me> <Basta tutto qui?> domandai sollevando di poco la testa in modo da vedere i suoi occhi scuri che mi fissavano <Tutto qui> <Hai detto a mio padre che quei uomini lo stavano cercando?> <Certo ma ha cambiato discorso molto infretta> ci furono attimi di pausa <Alexander> dissi con la testa appoggiata al suo petto <Dimmi> <Secondo te qualcuno vuole mio padre morto?> nessuna risposta da parte sua, decisi ad alzare la testa per guardarlo, il suo sguardo era rivolto alla parete dietro di me, <Alexander> lo chiamai per riscuoterlo dai suoi pensieri <Non lo so Allyson, ci sono cose che tuo padre mi ha fatto promette di non dirti> <Perchè?> domandai con gli occhi pronti ad inondare il mio viso <Vuole solo proteggerti> mi guardò toccandomi la guancia con la sua grande mano <Non sono più una bambina, voglio sapere anche io ciò che succede qui> quasi urlai <Allyson lo so che sei grande e so che vuoi sapere cosa sta succedendo ma non sei grande abbastanza per capire> mi guardò con un sguardo di compassione <Ma si io capisco> più che convincere lui stavo convincendo me, lui mimò un "no"con la testa <Ma io-> venni interrotta da lui <Dormi Allyson ne hai bisogno> disse alzandosi e ricoprendo il mio corpo con le lenzuola per poi andarsene. Chiusi gli occhi, feci dei respiri profondi e tentai di addormentarmi, <Allyson> una voce poi delle mani che si appoggiavano sulla mia pelle <Allyson> di nuovo quella voce, aprì gli occhi, ero nel mio letto, fuori era buio <Allyson> la voce di Alexander mi fece voltare verso di lui <Alexander> dissi in un sussurro <È ora di cena, ho pensato di portarti una minestra calda> disse guardando il piatto sopra la mia scrivania <Vuoi mangiare?> Domandò <Va bene dai> mi sedetti sul letto e lui mi portò il piatto, <Alexander dove sono i miei?> <Sono ancora fuori per lavoro, ritorneranno tardi> ero triste e forse lui lo sapeva. Quando finii decisi di uscire sulla terrazza per prendere un po' d'aria <Ally entra, fa freddo qui fuori> <Non ho freddo sto bene Alexander> dissi molto calma <Mentre scendevo le scale mi ha chiamato tuo padre voleva assicurarsi che tu stessi bene e domani ti parlerà> io non dissi nulla, guardavo la luna. Alla sera andai a letto ma sinceramente dormi poco e verso le sette mi svegliai pronta per andare a fare colazione <Buongiorno> salutai tutti entrando in sala da pranzo per poi addentare qualche biscotto, <Giorno Ally, senti penso che Alexander ti abbia avvisato che questa mattina ti avrei parlato> disse mio padre guardandomi <Certo> risposi <Bene, volevo informarti che ho fermato per un momento i tuoi studi in accademia, visto ciò che è successo, ho quindi deciso di farti alloggiare nella nostra casa in campagna, ovviamente con te verrà Alexander mentre io e tua madre resteremo qui a concludere tutte le pratiche con la polizia> <Va bene papà, quando partiamo?> domandai con lo sguardo basso, <Tra cinque minuti, ti conviene preparare la valigia> a quella frase sgranai gli occhi e salì di corsa in camera a preparare la valigia. Quando ebbi finito Alexander mi aiutò a portare la valigia e caricarla nella macchina, salutai i miei e poi partimmo. Ci allontanammo dalla città e quando iniziai a intravedere campi e prati verdi capii di essere quasi arrivata, la casa in cui stavamo andando l'avevano comprata i miei quando si erano sposati e la usavano come "casa vacanze" ultimamente ci andavamo ben poco, ma a me piaceva, era situata in mezzo ad un prato incontaminato, non distava molto dal paese vicino e accanto alla nostra casa si trovava un maneggio, il proprietario, John, è un uomo di mezza età, ha la passione per i cavalli e quando ero molto piccola la maggior parte del mio tempo la passavo lì, mi aveva insegnato a cavalcare e sinceramente non mi dispiaceva, amavo gli animali. Quando Alexander parcheggiò potei finalmente scendere,  entrammo e mostrai la casa ad Alexander <E questa è la tua camera> dissi finendo il tour della casa, <La mia stanza sarà quella lì difronte> gli indicai la porta, <Bene andrò a disfare la valigia> mi disse lui entrando dentro la camera. Una volta disfatta anche la mia di valigia scesi e andai nel maneggio di Jhon <Dove vai Allyson?> sentì la sua voce ferma dietro di me <Da John, ha il maneggio qui vicino> lui si avvicinò <Andiamo> disse solo. <Allyson non ci credo! Da quanto tempo> mi urlò John venendomi incontro, fece per abbracciarmi ma Alexander si mise davanti a me <Lei deve essere John, molto piacere Alexander la guardia del corpo di Allyson> John lo guardò e gli strinse poi la mano <Ero venuta a vedere Ares> dissi spostandomi da Alexander <Oh certo è nel recinto lì in fondo vai pure è bello che tu sia tornata> mi disse sorridendomi, corsi vicino al recinto e un cavallo bianco camminò verso di me, gli diedi una carota e poi lo accarezzai <Ciao Ares, felice che io sia tornata eh?!> <Ares è un cavallo?> mi chiese Alexander dietro di me <Si è il mio cavallo, cioè non proprio mio è di John ma io e Ares siamo cresciuti insieme quindi è come se fosse anche un po mio> <È ora di cena torniamo a casa> disse Alexander <No grazie rimango ancora un po qui> <Allyson non era una domanda ma un ordine> quasi urlò <Smettila di urlare spaventi Ares e poi ti ho già detto che non prendo ordini da te> lui mi guardò, mi prese e mi portò come se fossi un sacco di patate, <Lasciami>  dissi dandogli dei colpi sulla schiena, <Non mi fai niente bimba> a quel nomignolo il mio cuore perse un battito. Arrivati a casa mangiammo le lasagne che il maggiordomo ci aveva preparato prima di partire, verso le nove andai a letto sfinita senza rivolgere nessun saluto ad Alexander.

My personal bodyguardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora